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Borromini di Colognola ai Colli: tutti a casa

di Alessandro Bonfante
Nonostante le richieste dei sindacati e l’incontro all’Unità di crisi della Regione Veneto, questa mattina è arrivata la comunicazione ufficiale del licenziamento collettivo per 45 lavoratori.

Questa mattina, mercoledì 26 febbraio, è stata inviata alle organizzazioni sindacali la comunicazione via PEC di avvio della procedura per il licenziamento collettivo dei 45 lavoratori della Borromini di Colognola ai Colli. Nelle scorse settimane le tensioni erano emerse con le richieste della Fiom e anche dell’assessora del Veneto al Lavoro Mantovan durante l’incontro all’Unità di Crisi della scorsa settimana.

I lavoratori e le lavoratrici della Borromini, appena ricevuta la notizia, hanno incrociato le braccia e hanno dato il via ad uno sciopero spontaneo per protestare contro la decisione della proprietà.

«Dopo l’incontro in Regione speravamo che uno spiraglio si fosse aperto, che il referente dei fondi portoghesi proprietari della Borromini (e delle Vetrerie Riunite) presente avesse capito quali fossero le richieste delle Istituzioni presenti al tavolo» ha commentato Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom di Verona, dopo l’arrivo della comunicazione di licenziamento collettivo.

Martino Braccioforte
Martino Braccioforte.

«Questa decisione rende esplicito il totale spregio di questi fondi per il governo che in questi anni ha elargito loro oltre 47 milioni di fondi pubblici. A questo punto non possiamo che pensare che questi soldi non siano stati usati per risanare e spingere la Borromini o le Vetrerie Riunite, visto che anche lì un forno è stato chiuso e la Filctem non ha ancora visto alcun piano industriale che spieghi il perché di queste scelte, ma che possano essere stati presi e usati per comprare una vetreria in Cina insieme al gruppo SISMET investendo ben 7 milioni di euro. È incredibile quello che questi fondi speculativi sono in grado di fare usando i nostri soldi senza nessun tipo di controllo o verifiche sugli investimenti. Chiediamo alle Istituzioni, alla Regione e al Governo di vigilare sull’uso indiscriminato di fondi pubblici e sulla mancata salvaguardia del tessuto produttivo e occupazionale italiano e locale. Guardando nel complesso la situazione di Vetrerie Riunite e di Borromini l’ipotesi più realistica è che questi portoghesi abbiano realmente comprato per dismettere e per speculare anche grazie ai soldi pubblici a loro elargiti».

Per protestare contro questa decisione e contro la chiusura di un forno delle Vetrerie Riunite anche la Filctem ha indetto uno sciopero di 8 ore e i lavoratori e le lavoratrici di entrambe le realtà si ritroveranno in presidio venerdì 28 febbraio 2025 davanti alla Borromini dalle ore 9 alle 12 in concomitanza con lo sciopero unitario dell’industria metalmeccanica per il rinnovo del CCNL, davanti ai cancelli della Borromini convoglieranno anche i metalmeccanici e le metalmeccaniche del territorio dell’est veronese portare solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici in vertenza.

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