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L’agroalimentare, la forza gentile dell’economia veronese

di Matteo Scolari
Dal vino al formaggio, dall’olio ai prodotti DOP, il quinto appuntamento della Settimana Veronese della Finanza ha raccontato un settore che unisce tradizione, innovazione e territorio.

C’è un’Italia che non delocalizza, che continua a produrre valore nelle campagne, nei caseifici e nelle cantine. È l’Italia dell’agroalimentare, un comparto che vale più del 15% del PIL nazionale e che, anche nei momenti di crisi, resta una certezza.

A Verona, questa Italia ha un volto concreto. È quello dei viticoltori, allevatori, olivicoltori, trasformatori e cooperative che ogni giorno fanno della qualità la loro bandiera, portando il nome del territorio nel mondo. Il quinto appuntamento della Settimana Veronese della Finanza ha dato voce proprio a loro — protagonisti di un sistema produttivo che coniuga identità e innovazione, storia e visione.

Il vino resta la spina dorsale di questo racconto. Albino Armani, già presidente del Consorzio delle Venezie DOC, ha ricordato come il futuro passi da una nuova sostenibilità commerciale, fatta di posizionamento, comunicazione e difesa del valore sul mercato internazionale.

Albino Armani - titolare cantina Albino Armani (9)
Albino Armani.

Con lui, Giovanni Tessari e Flavio Innocenzi hanno sottolineato l’importanza di una filiera (vino e formaggi) che sa rinnovarsi, difendendo le denominazioni e promuovendo un modello di competitività fondato sulla qualità.

Accanto al vino, c’è la forza delle filiere cooperative, raccontata da Luigi Turco, presidente di Cantine di Verona, esempio concreto di come l’unione possa generare sviluppo e innovazione. Dalla fusione di tre storiche realtà è nata un’azienda moderna, capace di produrre 15 milioni di bottiglie l’anno e di scommettere su sostenibilità e packaging intelligente. Un segnale che la cooperazione, quando è visione e non solo struttura, può diventare motore di cambiamento.

Luigi Turco.

Nel mondo lattiero-caseario, Nisio Paganin, presidente di Caseifici Gran Terre, ha ricordato che l’agroalimentare italiano non è solo qualità, ma anche industria organizzata. Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Asiago non sono icone statiche: sono sistemi produttivi che muovono miliardi di euro di valore e presidiano i mercati mondiali. Ma la sfida, ha detto Paganin, resta quella di difendere l’autenticità contro l’Italian sounding, investendo in comunicazione e storytelling: «Ogni formaggio deve raccontare da dove viene, chi lo produce, perché è unico».

Nisio Paganin.

La filiera agricola veronese è anche innovazione e capacità di adattamento. Cristiana Furiani e Giovanni Roncolato hanno portato l’esperienza del Radicchio di Verona IGP, che oggi guarda alla sostenibilità e alla tracciabilità come strumenti per un mercato sempre più esigente.

Riccardo Zanini, insieme a Paola Giagulli e Emma Bentley, con il progetto Moonlight Lessinia, ha mostrato come l’agroalimentare possa diventare turismo esperienziale, unendo cibo, territorio e cultura sotto la luce della luna.

alta lessinia
Zanini, Giagulli e Bentley.

Poi c’è il fronte delle politiche e delle istituzioni agricole. Alex Vantini (Coldiretti Verona), Alberto De Togni (Confagricoltura Verona) e Mirko Sella (Cia Verona) hanno offerto tre sguardi diversi ma complementari. Tutti concordano su un punto: servono strategie di sistema per affrontare i cambiamenti climatici, la burocrazia e la volatilità dei mercati.

Vantini ha evidenziato come Verona resti la prima provincia italiana per export vinicolo, ma con la necessità di prepararsi a nuove sfide climatiche e generazionali. De Togni ha posto l’accento sull’urgenza di politiche più pragmatiche e meno ideologiche, mentre Sella ha ricordato che «la resilienza da sola non basta più» e che l’unica strada è fare rete tra consorzi, associazioni e istituzioni.

Infine, Davide Ronca e Michele Marani di Codive Verona hanno raccontato un altro pilastro nascosto ma fondamentale: la gestione del rischio. In un contesto segnato da grandinate, gelate e siccità, il loro lavoro dimostra quanto la sicurezza assicurativa sia ormai parte integrante della competitività agricola.
Senza strumenti di tutela efficaci, il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale: è una minaccia diretta alla sopravvivenza delle imprese.

Davide Ronca e Michele Marani - presidente e direttore generale CODIVE (1)
Davide Ronca e Michele Marani.

Ecco, allora, il messaggio più forte che emerge da questo incontro: l’agroalimentare non è un settore come gli altri. È la spina dorsale dell’economia reale, quella che tiene in vita i territori, che esporta valore e che rappresenta l’Italia nel mondo. Verona ne è una delle capitali, non solo per quantità prodotta, ma per la cultura d’impresa che ha saputo costruire. Un modello che dimostra come la sostenibilità non sia uno slogan, ma una strategia di lungo periodo, fatta di persone, relazioni e responsabilità.

Nel tempo delle crisi globali e dell’incertezza dei mercati, l’agroalimentare veronese è un messaggio chiaro: innovare non significa cambiare identità, ma valorizzarla.
Ed è da qui — da queste colline, da queste cooperative, da questi consorzi — che continua a nascere l’Italia che sa ancora nutrire il mondo.

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