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Consumi estivi nel Veronese: leggera flessione e vacanze più prudenti

di Matteo Scolari
La ricerca Confcommercio–Unioncamere Veneto rivela abitudini più caute nella spesa e nei viaggi. Il 58% dei veronesi andrà in ferie, ma cresce la preferenza per esperienze accessibili e rilassanti.

L’estate 2025 si preannuncia all’insegna della prudenza, anche per la provincia di Verona. Secondo la ricerca Confcommercio–Unioncamere Veneto, realizzata su un campione di 600 residenti nella regione, la spesa complessiva per i consumi estivi registra un lieve ribasso rispetto al 2024, confermando la persistente preoccupazione per l’inflazione e l’erosione del potere d’acquisto.

Nel dettaglio, l’82% dei veronesi intervistati segnala come il caro-vita influenzi le proprie decisioni di spesa, mentre a livello regionale il dato è all’84%, con un aumento di un punto rispetto allo scorso anno. La spesa media pro capite stimata in Veneto è di 762 euro per ristorazione ed eventi enogastronomici, 434 euro per abbigliamento e accessori, e 203 euro per viaggi. In lieve crescita le voci legate alla socialità e alla cultura, come ristorazione (+3%) e libri (+3%), mentre cala l’interesse per elettronica e smartphone.

Con l’avvio dei saldi estivi il 5 luglio, si prevede una dinamica simile a quella del 2024: il 70% dei veronesi dichiara di spendere come un anno fa, il 10% di più e il 20% di meno. La spesa media stimata si aggira sui 228 euro per l’abbigliamento, 182 per le calzature e 168 per borse e accessori.

Paolo Arena.

Interessanti i dati sulla geografia degli acquisti: i centri storici registrano una crescita della propensione all’acquisto (+6%), pur restando sotto la soglia della periferia. I negozi fisici si confermano preferiti (69%) rispetto all’online (31%), anche tra i giovani 18-29enni, che mostrano un’inaspettata preferenza per lo shopping dal vivo (+12%).

Sul fronte vacanze, il 58% dei veronesi farà ferie (contro il 64% regionale), ma solo il 26% resterà in Veneto, mentre il 62% viaggerà fuori regione e il 31% andrà all’estero. Il mare resta la meta più gettonata (46%), seguito da montagna (32%), laghi (11%) e città d’arte (9%, in calo). Crescono gli alloggi in affitto turistico (+7%) e la scelta degli hotel (+4%), mentre calano bed&breakfast e case di amici o parenti.

Prenotare online resta la via principale (69%), ma perde terreno rispetto al 2024 (-4%), mentre le agenzie di viaggio recuperano leggermente terreno (14%, +2%). A guidare le scelte resta il desiderio di tranquillità, benessere e qualità della vita.

«I dati dello studio condotto a livello regionale e provinciale da Confcommercio e Unioncamere confermano la notevole cautela che caratterizza in questo periodo il comportamento dei consumatori, sempre più attenti e selettivi nelle scelte, in cerca di promozioni e sconti», commenta Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona. «Una politica largamente adottata soprattutto dal ceto medio».

Paolo Arena e Nicola Dal Dosso (Foto Archivio)

«L’attuale scenario contraddistinto da incertezze e timori per i conflitti internazionali e il ritorno dei dazi rende sempre più decisiva la componente del turismo quale elemento di sostegno dell’economia e in special modo del terziario di mercato», aggiunge Nicola Dal Dosso, direttore generale di Confcommercio Verona. «Un turismo che va incentivato puntando su una promozione capace di intercettare flussi utili a generare valore aggiunto al nostro territorio, a partire da quel segmento MICE, collegato al business, per il quale vi sono ampi margini di crescita».

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