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Verona ancora leader italiana nell’export agroalimentare

di Matteo Scolari
La provincia veneta continua a dominare il settore dell’export agroalimentare con un valore di 2,2 miliardi nel primo semestre del 2024. Tuttavia, gli agricoltori affrontano margini ridotti a causa dei costi elevati di energia e materie prime.

Verona si conferma, anche per il 2024, come la provincia leader in Italia nell’export agroalimentare, mantenendo la prima posizione con un valore di 2,2 miliardi di euro nel primo semestre dell’anno, davanti a competitor come Cuneo e Milano. Nonostante le difficoltà climatiche e l’aumento dei costi di produzione, la crescita del comparto si attesta a +4,9%, leggermente sotto la media nazionale del +7,1%.

Secondo il report “Economia, agricoltura e agroalimentare” presentato oggi da Confagricoltura Verona in collaborazione con l’Ufficio Studi CGIA di Mestre, Verona si distingue per una produzione diversificata e resiliente. Non sono solo i prodotti alimentari a trainare l’export, ma anche le bevande, in particolare il vino, che da sempre rappresenta un fiore all’occhiello del Veneto. La regione contribuisce a oltre 36% dell’export di vino italiano e il 53% se consideriamo solo il Nordest.

Vino negli scaffali della gdo.
Vino negli scaffali della gdo.

Il 2023 è stato un anno segnato da sfide complesse per il settore agroalimentare. Il clima avverso, caratterizzato da eventi estremi, ha inciso negativamente su alcune produzioni, in particolare quelle frutticole e cerealicole, come frumento e orzo. Tuttavia, Verona è riuscita a mantenere il primato, con una produzione agricola di oltre 1 miliardo di euro in termini di valore aggiunto, pari al 30% del totale regionale.

Anche altre province venete si confermano in posizioni di rilievo: Treviso è seconda con un valore aggiunto di 829 milioni di euro, seguita da Padova (464 milioni), Vicenza (388 milioni) e Venezia (383 milioni). Nonostante ciò, l’annata 2023 ha visto una flessione del valore della produzione agricola del Veneto a causa di fattori climatici, scendendo sotto i 7,3 miliardi di euro, con un calo del 3% rispetto al 2022.

Un altro aspetto critico sottolineato dal report è il peso dei costi di produzione, che continuano a influenzare pesantemente i bilanci delle aziende agricole. Sebbene ci sia stata una lieve riduzione rispetto al picco raggiunto durante la pandemia, i prezzi di energia e fertilizzanti rimangono del 35% superiori ai livelli pre-Covid. In particolare, i fertilizzanti sono attualmente più costosi del 50% rispetto al 2019. Questa pressione sui costi ha portato a una riduzione dei margini per gli agricoltori, con un’incidenza sulla produzione che è salita dal 53,2% al 58,2% nel periodo tra il 2019 e il 2022, per scendere leggermente nel 2023 al 57%.

Anche i tassi di interesse applicati ai prestiti agricoli hanno subito un’impennata. Nel 2024, i tassi d’interesse sui nuovi prestiti agricoli fino a un milione di euro si sono stabilizzati al 5,98%, un livello che rimane elevato nonostante una lieve riduzione a fine 2023. Questo aumento del costo del denaro ha avuto un impatto negativo sugli investimenti, che, secondo l’Istat, sono scesi del 6% nel 2022 e non sono ancora ripartiti nel 2023.

Alberto De Togni e Renato Mason
Alberto De Togni e Renato Mason.

Secondo il presidente di Confagricoltura Verona, Alberto De Togni, il risultato ottenuto da Verona è la prova della forza del sistema agricolo locale, che si distingue per la sua capacità di diversificazione produttiva e resilienza. «Siamo riusciti a mantenere il primato nonostante le difficoltà» afferma De Togni. “Tuttavia, i costi di produzione rimangono un problema significativo. I fertilizzanti, l’energia e i tassi di interesse sono tutti fattori che hanno portato a una minore marginalità per gli agricoltori”.

Anche Renato Mason, segretario della CGIA di Mestre, ha sottolineato la necessità di investimenti e innovazioni per migliorare la redditività del settore agroalimentare. «Condizioni climatiche sempre più difficili e pandemie zootecniche impongono una riflessione sul futuro. Un piano di investimenti sarà essenziale per ridurre i costi di produzione e garantire la qualità delle nostre eccellenze alimentari», ha dichiarato Mason.

Nonostante le sfide, le previsioni per il 2024 rimangono positive. Gli esperti confidano in una crescita sostenuta del settore agricolo veronese, sempre che le condizioni climatiche non peggiorino ulteriormente.

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