Caro energia, per Figisc Confcommercio a rischio il 30% dei distributori veronesi
di adminL'associazione scaligera presieduta da Stefano De Beni afferma che, a causa del rincaro delle bollette, dei carburanti e di una sorta di lockdown non dichiarato, novanta impianti sarebbero a rischio chiusura.
Caro energia, calo dei consumi e lockdown "strisciante" stanno mettendo a repentaglio molti impianti di distributori di carburante. «Il 30% dei circa 300 distributori di Verona e provincia, una novantina dei quali ubicati in città, sono a rischio sopravvivenza», dice senza mezzi termini Stefano De Beni, presidente della Figisc-Confcommercio scaligera.
Facendo sue le parole del leader nazionale Figisc Luca Squeri, De Beni ricorda che «nelle stazioni di servizio le luci sono accese per 24 ore e di notte viene illuminata tutta l’area self service anche per motivi di sicurezza; ecco allora che se una stazione di medie dimensioni nel dicembre 2020 sborsava 2.500 euro per la bolletta della luce, lo scorso mese sono arrivate "stangate" di oltre 5mila euro».
E poi c’è la questione del caro-benzina abbinato al calo generalizzato dei consumi: «L’aumento del prezzo dei carburanti si traduce per i gestori in maggiori oneri complessivi, mentre i margini non crescono e al tempo stesso produce un calo di erogato», aggiunge De Beni. «Un fenomeno alimentato da questa sorta di lockdown non dichiarato che sta provocando una generale flessione della mobilità cittadina».
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Stando alle elaborazioni di Quotidiano Energia – sulla base dei dati dell’Osservaprezzi carburanti del Mise – il prezzo medio della benzina in modalità self service è cresciuto a 1,750 euro/litro, quello del diesel, sempre self, è salito a 1,618 euro/litro; il Gpl va da 0,820 a 0,839 euro/litro, il metano è schizzato tra 1,807 e 2,034 euro al chilo.
Secondo il Codacons solo per i maggiori costi di rifornimento, una famiglia spende in media 340 euro annui in più in caso di auto a benzina, +328 euro per il gasolio. Senza considerare gli effetti indiretti sull’inflazione legati all’aumento dei prezzi al dettaglio dei prodotti trasportati.
Figisc-Confcommercio non ci sta e chiede alle compagnie petrolifere un contributo per i gestori. E scriverà ai ministeri dello Sviluppo economico e della Transizione ecologica affinché i ristori riguardino anche la categoria.
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