“ROSSO ISTRIA”.
di adminIl 16 febbraio 2017, il Consiglio Comunale di Verona, approvava, su proposta del consigliere Ciro Maschio, una mozione, che impegnava il Sindaco di Verona e l’Amministrazione comunale ad intitolare una via o una piazza della città scaligera alla martire del comunismo titino, Norma Corsetto, residente nell’allora istriano ed italiano comune di Antignana, nelle vicinanze di Parenzo e di Pisino. La terribile morte di Norma avvenne ai primi d’ottobre 1943, poco dopo, quindi, l’armistizio senza condizioni, firmato dall’Italia, a Cassibile, Siracusa, con le truppe alleate, americane ed inglesi, da rappresentanti dell’allora italiano Governo Badoglio. Un ottobre e anni successivi pesantissimi, per la popolazione istriana, dalmata, e triestina, perché il Regio Esercito e le Forze dell’Ordine rimasero privi di ogni orientamento ufficiale, e, quindi, abbandonati a se stessi, mentre Istria e Dalmazia caddero sotto la più brutale azione di gruppi partigiani comunisti titini, in altro termine, jugoslavi, che considerando ogni italiano o italiana del luogo, “fascista” o “italiano” – sia in uniforme che privato – lo sottoponevano a ogni sorta di sevizie e, quindi, alla morte, gettando, infine, le vittime, talvolta, ancora vive, in profonde “foibe” o voragini carsiche. Nel triste quadro di tali atti inumani e assassinii, nonché della costrizione a lasciare, da un momento all’altro, Istria e Dalmazia – fatti continuati sino al 1947 e dei quali, per oltre quarant’anni, in Italia, per politico riguardo, verso il comunismo ufficiale, non si parlò – fu vittima, assieme a migliaia di altri, senza colpa, la giovane istriana Norma Cossetto, cui, tuttavia, furono più ferocemente riservate tortura e morte orrende. Del lungo, triste periodo 1943-1954 – anno, quest’ultimo, in cui, una Trieste mutilata, purtroppo, ma, sempre Trieste, tornò ad essere definitivamente italiana –, delle relative vicende politico-belliche e dei citati massacri, avvenuti nell’allora Venezia Giulia – circa 7000 furono le vittime degli specialisti delle foibe – narra dettagliatamente, senza essere di parte, la pellicola, dal titolo “Red Land” o “Rosso Istria”, del regista italo-argentino Maximiliano Hernando Bruno, che è stata proiettata a Verona, nel Cinema Rivoli, la sera del 19 dicembre 2018, a cura del presidente del Consiglio Comunale di Verona, Ciro Maschio – nella foto – con il patrocinio del Comune di Verona. Riportiamo, di seguito, la biografia di Norma Cossetto – ma, vogliamo ricordare, al tempo, attraverso la stessa, anche tutti gli italiani di Venezia Giulia, che furono barbaramente privati della vita, come fu della giovane Norma. Maschio: “Questo film, può quindi rappresentare, per molti, un’importante occasione, per conoscere, non solo la storia di Norma, ma, con essa, le molte atrocità subite da tanti italiani”. La Cossetto, nata a Visinada, il 17 maggio 1920 e gettata nella foiba di Villa Surani, Antignana, il 4 o il 5 ottobre 1943, era una studentessa universitaria istriana di nazionalità italiana, che fu uccisa da partigiani comunisti jugoslavi. Nel 1943, infatti, dopo essere stata seviziata e violentata, fu gettata in una foiba, nei pressi di Villa Surani, Antignana. Norma si diplomò, presso il Regio Liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia, per, poi, iscriversi al corso di Lettere e Filosofia all’Università di Padova. Figlia del podestà di Visinada, nel 1943, stava preparando la tesi di laurea, intitolata Istria Rossa. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che – come dianzi citato – decretò la resa dell’Italia, senza condizioni, e la calata dei partigiani comunisti jugoslavi nell’Istria centro orientale, la famiglia Cossetto iniziò a ricevere minacce di vario genere, finché, il 25 settembre 1943, un gruppo di partigiani jugoslavi ed italiani razziò l’abitazione dei Cossetto. Il giorno successivo, Norma fu convocata presso il comando partigiano e, dopo avere rifiutato di fare parte del reparto partigiano, fu arrestata e condotta all’ex caserma della Guardia di Finanza di Parenzo, assieme ad altri parenti, conoscenti ed anici. In tale luogo, Norma fu tenuta separata dagli altri prigionieri e sottoposta a sevizie e stupri, dai suoi carcerieri, che abusarono di lei, mentre veniva tenuta legata su un tavolo. La giovane istriana fu torturata ed uccisa, per la sua italianità. Il cadavere di norma fu recuperato tremendamente straziato e fu composto nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Santa Domenica.. Un storia terribile, che va fatta perennemente conoscere, in quanto la figura di Norma Cossetto – sottolinea Ciro Maschio – rappresenta, oggi un simbolo, per tutte le donne, rimaste vittima delle violenze jugoslave, durante e dopo la seconda Guerra Mondiale. Tornando alla pellicola ROSSO ISTRIA – certo suolo d’Istria è di colore rosso, dovuto alla presenza di bauxite – se essa è, per molti, importante occasione, ripetiamo, per conoscere, non solo la storia di Norma, ma, con essa, le molte atrocità subite, da tanti italiani, per coloro, che, in merito, già qualcosa sanno, il film è motivo di massimo approfondimento, ponendo in luce esso numerosi particolari, da altre fonti non rilevabili. Agli uni e agli altri, comunque, ROSSO ISTRIA è di forte invito a soffermarsi sulle catastrofi, che crea la guerra, e su come l’uomo debba riflettere a fondo, prima di trasformarsi in vile lupo dell’uomo.
Pierantonio Braggio
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