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Lavoro in Veneto, frenata nel terzo trimestre 2025: tiene Verona con +4.600 occupati

di Matteo Scolari
Il report “Il Sestante” di Veneto Lavoro fotografa un saldo negativo regionale dopo l’estate. Agricoltura in crescita, servizi in calo. Nel Veronese il risultato è peggiore del 2024 ma resta tra i migliori del Veneto.

Dopo i segnali di ripresa registrati tra aprile e giugno, nel terzo trimestre 2025 il mercato del lavoro veneto rallenta e torna in territorio negativo. È quanto emerge da Il Sestante, il report di riferimento di Veneto Lavoro per l’analisi congiunturale dell’occupazione regionale, che restituisce un quadro articolato per settori, territori e tipologie contrattuali, integrando i dati del Sistema informativo del lavoro veneto (SILV) con gli indicatori Istat.

Nel periodo luglio–settembre il saldo del lavoro dipendente in Veneto è pari a -8.500 posizioni, un risultato in parte fisiologico dopo la stagione estiva, ma più sfavorevole rispetto al 2024. A incidere è soprattutto la riduzione delle assunzioni (-2%), a fronte di cessazioni rimaste sostanzialmente stabili. Il rallentamento coinvolge anche i contratti a tempo indeterminato, che mostrano una crescita meno sostenuta rispetto ai trimestri precedenti.

La perdita occupazionale interessa trasversalmente il mercato del lavoro: il saldo è negativo sia per uomini che per donne e colpisce in particolare i lavoratori di cittadinanza italiana. Le nuove attivazioni crescono solo tra gli over 55 (+8%), mentre calano soprattutto tra donne (-5%) e lavoratori stranieri (-3%), segnalando un indebolimento della domanda di lavoro nelle fasce tradizionalmente più coinvolte nei settori stagionali.

Dal punto di vista settoriale emergono dinamiche fortemente differenziate. L’agricoltura chiude il trimestre con un saldo positivo di +11.200 posizioni, poco al di sotto del risultato dello scorso anno. All’opposto, il bilancio è negativo e in peggioramento nell’industria (-1.400) e soprattutto nei servizi (-18.400). Nel manifatturiero l’arretramento è legato in larga parte al made in Italy, dove si osserva una contrazione marcata della domanda di lavoro. Le costruzioni risultano in lieve flessione su base annua, mentre il metalmeccanico, pur mantenendo un saldo tipicamente negativo (-640), mostra segnali di miglioramento grazie all’aumento delle assunzioni. Nel terziario la flessione è trainata in modo netto dai servizi turistici (-16.400), mentre la logistica, pur con dinamiche complesse, presenta un saldo positivo (+710).

artigiano muratore
Un artigiano muratore.

Queste tendenze si riflettono in modo diverso sui territori. Il bilancio del terzo trimestre è negativo nelle province di Belluno (-1.900), Rovigo (-960), Venezia (-14.900) e Vicenza (-270). In questi territori, così come a Padova (+740) e Verona (+4.600), il saldo risulta più sfavorevole rispetto allo stesso periodo del 2024, segno che il rallentamento ha colpito anche le aree tradizionalmente più resilienti. Treviso rappresenta l’unica eccezione, con un saldo di +3.750 posizioni in miglioramento, sostenuto in larga parte dalle dinamiche positive dell’agricoltura.

Per Verona, il dato resta comunque positivo, con +4.600 posizioni di lavoro dipendente, ma il confronto con lo scorso anno evidenzia una perdita di slancio, coerente con le difficoltà del comparto turistico e di parte dei servizi. Un segnale che conferma la necessità di monitorare con attenzione l’evoluzione dell’occupazione nei settori più esposti alla stagionalità e alla domanda estera.

Guardando alle altre tipologie di lavoro, i contratti intermittenti e il lavoro domestico risultano stabili su base annua, mentre lavoro parasubordinato e tirocini sono in calo, confermando una fase di maggiore cautela nell’ingresso e nella stabilizzazione dei lavoratori.

Secondo gli indicatori Istat, nel terzo trimestre 2025 in Veneto si contano 2,2 milioni di occupati, di cui 1,8 milioni dipendenti. Le persone in cerca di lavoro sono circa 68 mila, mentre gli inattivi tra i 15 e i 74 anni ammontano a circa 1,4 milioni. Il tasso di occupazione si attesta al 60,4%, quello di disoccupazione al 3% e il tasso di attività al 62,3%, confermando un quadro complessivamente solido ma in fase di rallentamento.

Il contesto economico regionale resta infatti segnato dalla debolezza della domanda manifatturiera, nonostante una sostanziale tenuta della produzione. Nel terzo trimestre 2025 la produzione industriale destagionalizzata è cresciuta dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% su base annua, con andamenti però molto differenziati tra comparti. Crescono tessile-abbigliamento (+4,9%), metalli (+3,2%), marmo-vetro-ceramica (+2,4%) e alimentare-bevande (+2,4%), mentre restano in difficoltà carta e stampa (-3,8%), legno e mobile (-3%) e mezzi di trasporto (-2%). In questo scenario, per il 2025 la crescita del Pil veneto è attesa in rallentamento al +0,7%.

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