Le clausole di salvaguardia: bufale e realtà!
di adminAlcuni anni fa, per pararsi la faccia con la Commissione Europea, furono create le clausole di salvaguardia. Gli allora premier e tutti i seguenti, hanno creato impegni finanziari oltre il dichiarato. Non solo hanno fatto deficit, ma avendo proposto manovre poco credibili, ci hanno ulteriormente indebitati virtualmente, impegnandosi con la Commissione Europea ad applicare le cosiddette clausole di salvaguardia nel caso che la manovra proposta non avesse prodotto il deficit sperato. Ci siamo impegnati a rimanere entro le regole europee o scatta, per legge, l’aumento IVA. E questo è un debito potenziale. Ricordo che gli europei spillano soldi dall’Italia più di quanti in teoria ne ritornino ( noi ne impieghiamo solo parte per incompetenze nostre), eppure temono che gli italiani furbetti, azzardino sui dati come fece la Grecia di qualche anno fa. L’Iva in più graverebbe sui consumi con "scontrino". Da mesi i politici nostrani danno seguito, in questi giorni ad appelli, notizie, proclami su questo aumento IVA che tra l’opinione pubblica viene visto venduto come un guaio. A ben guardare questa è un notizia parziale. Non è vero che l’aumento creerebbe un disastro, forse è la soluzione migliore se venissero rispettate regole normali.Ivece, non aumentare l’Iva, come molti dicono, significa trovare 30mld di euro tra la spesa pubblica e questo provoca senz’altro disastri. Oppure si parla di recuperarli dall’evasione, dal taglio delle spese improduttive, dalla vendita di cespiti dello Stato….., tutti refrain oramai stancanti e poco credibili! La realtà è che la manovra si fa o con entrate (da debito e tasse) o con tagli. Scuola? Sanità? Pensioni? Questo di solito il bacino di intervento degli ultimi anni. Secondo noi che scriviamo, invece, serietà vorrebbe che si applicassero questi aumenti IVA, senza toccare altre entrate, per non andare a comprimere ancora i servizi sociali. La manovra di bilancio con i soldi liberati, assieme ad uno sfondamento straordinario significativo del tetto del 3%, dovrebbe servire ad impiegare le risorse così ottenute in investimenti infrastrutturali e culturali. Questo farebbe la differenza. Ma ci vorrebbe un De Gasperi a gestire questi soldi. Persone serie potrebbero dire: cara Europa, ti interessa che l’economia italiana riparta o volete spolparla lentamente e creare situazioni sociali insostenibili? I cari Paesi europei vogliono che l’Italia sia un contributore netto, ed allora non pensino al pur elevato debito pubblico ( circa 2500mld, contro 9000mld di ricchezza venale del Paese, a parte il resto). L’Europa dovrebbe autorizzare e legittimare una spesa straordinaria, ed invece che imporre clausole di salvaguardia (criteri economico-giuridici anacronistici non validi per il merito creditizio), dovrebbe imporre il controllo della spesa sugli investimenti e su chi prende i soldi.
La regola da imporre è : “Se non investite nei tempi e nei modi che avete promesso e che con voi riteniamo seri, l’Europa vi commissaria e vi manda ad elezioni". Così successe in Grecia, ma nel nostro caso non per deficit eccessivo, ma per manifesta incapacità. A questo dovrebbe seguire l’eliminazione della clausola del fiscal compact o “patto di bilancio” in Costituzione, abominio politico per uno Stato sovrano. Ovviamente, poi , dovrebbero seguire le altre riforme molte delle quali a costo zero. Tutto ciò avrebbe ripercussioni immediate sul PIL. La ripresa aumenterebbe significativamente e porterebbe un ristorno del debito, alla diminuzione delle tasse che in Italia sono insopportabili e alla ripartenza economica finchè siamo ancora un Paese industriale e innovativo su molti fronti. Un conto è il controllo su come si spendono i soldi delle partite in conto capitale, un conto è impedire lo sviluppo del Paese. Al di là delle politiche di parte corrente, tutti sono concordi sul fare gli investimenti, ma senza adottare modelli di efficienza e di controllo, ritorneremo ai tempi della Cassa del Mezzogiorno. Ed i modelli da prendere inconsiderazione quali sono? Qui va introdotto il concetto di autonomia differenziata costituzionale. Chi è bravo con 100 fa, chi non è bravo, con 1000 riesce ad essere inconcludente. Quindi i soldi non bastano, servono efficacia ed efficienza di spesa, altrimenti si scialacqua. Avanti dunque con i modelli di efficienza e di controllo da adottare. In Italia, ci sono e sono quelli delle Regioni che rivendicano l’autonomia differenziata; non per dividere il Paese, ma per smascherare gli inefficienti, i corrotti ed il malaffare. Con la sola maggior autonomia avremmo attenuato i nostri guai in passato, perchè questo asset avrebbe creato delle paratie regionali stagne contro la crisi del 2008, di cui siamo stati inondati dalla cara Europa, e dal resto del mondo, senza saperla contenere.
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