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Termomeccanica e transizione energetica: le imprese veronesi fanno sistema per restare competitive

di Redazione
Dalla filiera industriale locale arriva una spinta concreta verso le energie pulite: investimenti già avviati, una forte attenzione ai processi produttivi e un percorso condiviso per incidere sulle politiche europee e regionali.

La transizione energetica non è più un orizzonte astratto, ma una leva strategica sempre più centrale per la competitività delle imprese veronesi. Secondo i dati del Centro Studi di Confindustria Verona, l’80% delle aziende del territorio riconosce il ruolo chiave delle energie pulite per la sostenibilità e lo sviluppo futuro, con effetti che si concentreranno soprattutto sui processi produttivi, seguiti da prodotti, servizi e logistica interna. Un orientamento che trova un punto di sintesi nella filiera termomeccanica, chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nel nuovo scenario energetico europeo.

«Il nuovo paradigma energetico europeo ridisegnerà completamente lo scenario competitivo. La termomeccanica può e deve giocare un ruolo di primo piano in questa trasformazione. Ma è evidente che da soli non bastiamo», ha dichiarato la Presidente della Rete Innovativa Veneto Clima ed Energia, Emanuela Lucchini. «Per incidere davvero sulle politiche europee, per portare a Bruxelles scenari realistici e una narrazione tecnica credibile, abbiamo bisogno di un fronte comune delle imprese della filiera. Solo unendo le competenze e le visioni possiamo influenzare le scelte strategiche che guideranno la transizione nei prossimi decenni».

La consapevolezza strategica si traduce anche in scelte di investimento già concrete. Il 45% delle imprese veronesi ha infatti adottato almeno una fonte energetica alternativa, mentre un ulteriore 28% prevede di investire nel medio-lungo periodo. Il fotovoltaico emerge come tecnologia di riferimento: un terzo delle aziende lo indica come principale fonte energetica del futuro, il 72% lo utilizza già e, tra chi non ha ancora intrapreso il percorso, il 64% lo considera il prossimo investimento. Accanto alle opportunità, resta però la percezione di una sfida complessa e inevitabile, legata soprattutto agli adempimenti normativi e ai requisiti ambientali.

In questo contesto, le Reti Innovative Regionali si confermano uno strumento decisivo per accelerare l’innovazione. Il networking tra imprese, il dialogo con le università e la condivisione di competenze rappresentano una piattaforma strutturata da cui partire per rafforzare la competitività della filiera, valorizzarne gli asset tecnologici e portarne la voce nei tavoli decisionali europei. Con questo obiettivo la Rete Innovativa Veneto Clima ed Energia, in collaborazione con Confindustria Verona, ha promosso un primo tavolo di confronto tra le imprese termomeccaniche del territorio, focalizzato su contesto produttivo locale, sostenibilità, politiche europee e riposizionamento strategico.

«Questo vuole essere l’inizio di un percorso condiviso, un momento in cui la filiera si riconosce come sistema e si prepara a lavorare in modo coordinato per affrontare sfide che nessuna impresa può sostenere da sola», ha concluso Lucchini. Uno slancio che guarda già al 2026, quando è atteso un bando regionale a sostegno dei progetti di ricerca e innovazione promossi dalle Reti Innovative Regionali. L’obiettivo è arrivare a presentare alla Regione Veneto un progetto concreto capace di accompagnare la transizione energetica, mettendo a terra soluzioni di innovazione sostenibile nei campi dell’energia e dell’efficientamento, grazie al contributo congiunto di imprese, organismi di ricerca e soggetti pubblici e privati della filiera.

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