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A Trento il Congresso DOC Delle Venezie traccia il futuro del Pinot Grigio

di Matteo Scolari
La filiera del Triveneto si è riunita per definire strategie e priorità della denominazione. Cambiamento climatico, ricerca varietale, nuovi scenari normativi e cooperazione interregionale al centro della giornata.

Si è svolto ieri a Trento il Congresso annuale del Consorzio DOC Delle Venezie, una giornata di confronto che ha riunito istituzioni, mondo della ricerca, esperti del settore e produttori per delineare le traiettorie future del Pinot Grigio del Triveneto, oggi una delle realtà produttive più estese d’Europa con 27.000 ettari vitati e 1,7 milioni di ettolitri imbottigliati nel 2024. L’appuntamento, realizzato con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e della Federazione Trentina della Cooperazione con il supporto di Trentino Marketing, ha offerto uno sguardo aggiornato su clima, territorio, innovazione e quadro normativo europeo.

Ad aprire i lavori sono stati Luca Rigotti, presidente del Consorzio DOC Delle Venezie, e i rappresentanti delle istituzioni territoriali: Giulia Zanotelli per la Provincia autonoma di Trento, Stefano Zannier per la Regione Friuli Venezia Giulia e Alberto Zannol per la Regione Veneto. Gli interventi introduttivi hanno ribadito la necessità di una governance interregionale coesa, capace di affrontare criticità come i mutamenti climatici, la gestione sostenibile delle risorse e il rafforzamento dell’identità della denominazione.

La prima sessione, dedicata a cambiamento climatico e paesaggio viticolo, ha evidenziato come la viticoltura del Triveneto sia ormai chiamata a ripensare modelli e tecniche in un contesto ambientale in rapida trasformazione. Dino Zardi, Università di Trento e C3A, ha illustrato l’evoluzione delle temperature dagli anni ’50, lo scioglimento dei ghiacciai e la maggiore intensità degli eventi meteorologici estremi, richiamando le proiezioni di Arpa Veneto e Arpa FVG su scenari climatici destinati a peggiorare senza interventi globali incisivi.

Giuseppe Blasi, MASAF, ha richiamato l’importanza di strumenti innovativi come le NGT–TEA e il ruolo strategico della PAC, mentre Maria Chiara Zaganelli, direttore generale CREA, ha descritto gli avanzamenti della ricerca su varietà resistenti, sperimentazioni enologiche e vini di basso grado naturale, grazie all’esteso patrimonio sperimentale messo a disposizione dal CREA.

Alessandro Armani (FAI) ha sottolineato l’impatto del cambiamento climatico anche sulla gestione del paesaggio e dei beni culturali, richiamando l’esempio del vigneto storico di Villa dei Vescovi nei Colli Euganei come modello di integrazione tra agricoltura, ambiente e cultura. Dal Parlamento europeo, Paolo De Castro ha ricordato il valore del Reg. (UE) 2024/1143, che rafforza il ruolo dei Consorzi nella gestione del territorio e nella promozione dell’enoturismo, indicando come prossimo passo l’inserimento dei piani di sostenibilità nei disciplinari.

Il presidente Rigotti ha chiuso la sessione sottolineando la necessità di un cambio di paradigma produttivo, che coniughi sostenibilità ambientale ed economica e investa in varietà resistenti, vini a basso grado naturale e nuovi stili capaci di intercettare la domanda internazionale: un percorso che, ha ricordato, “richiede di valorizzare non solo il prodotto finale, ma la connessione tra persone, territori e radici culturali”.

La seconda parte del Congresso, dedicata a innovazione, ricerca varietale e scenari normativi, ha approfondito l’effetto del cambiamento climatico sulla fisiologia della vite e sull’evoluzione del Pinot Grigio. Luigi Bavaresco (Università Cattolica) ha evidenziato la vulnerabilità della varietà in un contesto di temperature in aumento, mentre Paolo Sivilotti (Università di Udine) ha illustrato le tecniche agronomiche del progetto di ricerca avviato dal Consorzio con CREA-VE, Università di Padova, Veneto Agricoltura, Fondazione Mach e VCR Research Center.

Sul fronte enologico, Simone Vincenzi (Università di Padova) ha spiegato come l’obiettivo del “basso grado naturale” passi da vigneto e cantina attraverso pratiche mirate, senza ricorrere alla dealcolazione destinata ad altri segmenti di mercato. Riccardo Velasco (CREA-VE) ha aggiornato sulle prospettive delle TEA, già sperimentate in campo, destinate a generare nuove varietà resistenti e adattate ai nuovi scenari climatici. Marco Stefanini (Fondazione Mach) ha presentato lo stato dell’arte sulle varietà PIWI, sempre più centrali per una viticoltura a basso impatto, ricordando che oggi quelle iscritte in Italia sono 36 ma destinate a crescere rapidamente.

A chiudere i lavori è stato Michele Zanardo, presidente del Comitato Nazionale Vini DOP e IGP, che ha illustrato le novità introdotte dal Regolamento europeo sulle Indicazioni Geografiche, sottolineando la necessità di una gestione dei piani di sostenibilità coordinata tra Consorzi e Regioni per garantire efficacia e flessibilità operativa.

Il Congresso 2025 ha confermato il ruolo del Consorzio DOC Delle Venezie come luogo di confronto strategico e laboratorio di innovazione, evidenziando la volontà condivisa di affrontare le sfide del futuro con un approccio scientifico, interregionale e orientato alla sostenibilità. Un impegno che guarda all’evoluzione del Pinot Grigio come risorsa economica, culturale e identitaria per Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino.

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