Nuova call-to-action

Alex Vantini: «Senza investimenti sulla difesa del suolo, il Veneto resta esposto agli eventi estremi»

di Matteo Scolari
Il presidente del Consorzio di Bonifica Veronese spiega il ruolo dei consorzi tra irrigazione e sicurezza idrogeologica, i cantieri finanziati con il PNRR e l’appello alla Regione: più risorse per modernizzare reti concepite decenni fa.

Nel corso della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, dedicata a enti, infrastrutture e innovazione, Alex Vantini, presidente del Consorzio di Bonifica Veronese, ha ricostruito lo stato degli investimenti e le priorità: efficienza idrica, produzione di energia rinnovabile a servizio dei sollevamenti e coordinamento con i Comuni per opere che impattano su sicurezza e competitività dell’agricoltura. «Siamo enti di diritto pubblico che raggruppano i proprietari terrieri: gestiamo irrigazione, bonifica e, di fatto, una parte dei servizi ecosistemici del territorio», ha ricordato.

Presidente Vantini, qual è oggi la missione del Consorzio di Bonifica Veronese?

I consorzi di bonifica raggruppano i proprietari dei terreni: siamo enti privati di diritto pubblico che si occupano di irrigazione per le imprese agricole, di bonifica e gestione delle acque superficiali e, più in generale, di sicurezza idrogeologica. Senza questa rete capillare di corsi d’acqua e fossati, paesaggio e agricoltura non sarebbero gli stessi: garantiamo anche servizi ecosistemici che tengono in equilibrio il territorio.

PNRR: quanti fondi avete intercettato e come li avete trasformati in opere?

Abbiamo ottenuto circa 40 milioni di euro sugli 800 milioni destinati ai consorzi di bonifica: la progettazione è interna e questo ci ha permesso tempi rapidi. In Veneto i consorzi sono strutture performanti, con grande capacità di progettazione e spesa: quando si è presentata l’occasione, abbiamo fatto valere i progetti.

Ci descrive i cantieri principali in corso o appena conclusi?

Il primo intervento riguarda Sommacampagna: 15 milioni per il rifacimento del canale, con sezione ridefinita e tratti intubati per produrre energia idroelettrica destinata ai sistemi di pompaggio. In parallelo stiamo ampliando le reti in pressione per l’irrigazione. Il secondo cantiere interessa l’area Chievo–Basson–San Vito: conversione dalla distribuzione a scorrimento a sistema in pressione che risparmia acqua e sfrutta un salto di circa 9 metri per generare energia, coprendo fino al 60% del fabbisogno dei pompaggi. L’obiettivo è arrivare pronti alla stagione irrigua 2026, facendo tesoro dell’esperienza siccitosa del 2022: dobbiamo prepararci al peggio e rendere la rete più resiliente.

Parlava di collaborazione con i Comuni: un esempio concreto?

Abbiamo inaugurato in circa un anno un nuovo ponte a Nogarole Rocca su un tratto dove insiste anche un nostro manufatto idraulico: Consorzio e amministrazioni hanno unito le forze per migliorare viabilità e sicurezza delle abitazioni, sistemando l’alveo (in questo caso del Tione) e realizzando il nuovo manufatto per la regolazione delle acque. È un modello win-win che vogliamo replicare.

Che rapporto avete con le amministrazioni locali e come funziona la governance?

Operiamo su 65 Comuni veronesi: c’è l’Assemblea dei Sindaci, che elegge un rappresentante in Consiglio di amministrazione. La collaborazione è continua e deve produrre risultati, perché gestione e manutenzione della rete si riflettono direttamente sulla sicurezza dei cittadini rispetto al rischio idraulico.

Capitolo risorse: cosa chiedete alla politica regionale per la difesa del suolo?

Negli ultimi anni non abbiamo visto grandi stanziamenti regionali per la sicurezza idrogeologica, mentre la rete storica è stata progettata decenni fa e oggi è sotto stress per le piogge intense e le cosiddette “bombe d’acqua”. Con la contribuenza finanziamo la manutenzione ordinaria, ma per gli investimenti servono fondi pubblici. Ricordo un dato: in Veneto circa 120.000 ettari sono sotto il livello del mare; sono aree abitate e coltivate grazie al lavoro dei consorzi. Chiediamo quindi più risorse per modernizzare infrastrutture che proteggono persone e produzioni.

Sostenibilità: come conciliare quella ambientale con quella economica e sociale?

La transizione irrigua verso sistemi a pressione riduce gli sprechi e migliora l’efficienza, ma richiede investimenti anche alle imprese agricole. Esistono strumenti come i PSR regionali, ma va ricordato che l’agricoltura deve restare competitiva. La nostra sfida è garantire acqua anche nelle emergenze, perché senza acqua la produzione crolla. La rete irrigua, come quella di bonifica, è nata quasi un secolo fa: oggi va adattata per sostenere produttività e sostenibilità.

Una precisazione che spesso sfugge nel dibattito pubblico sull’uso dell’acqua in agricoltura.

L’acqua in agricoltura non è “sprecata”: viene utilizzata nei processi produttivi e restituita a valle, ricaricando le falde. Dobbiamo parlare di uso efficiente, non di consumo in senso assoluto: è un punto chiave per capire perché investire in reti moderne conviene a tutti, anche ai cittadini.

Condividi ora!