Nuova call-to-action

Vinitaly.USA a Chicago: il vino italiano punta su Gen Z e Millennials

di Matteo Scolari
Con 345 milioni di litri esportati nel 2024 e un controvalore all’import di 2,25 miliardi di dollari, l’Italia è market leader dei vini d’importazione negli Stati Uniti. E, dazi o meno, non intende abdicare a questo ruolo.

Cresce la mappa dei consumi Oltreoceano: dall’analisi Uiv–Vinitaly emergono i profili dei prossimi wine lover – più giovani, maschi, latinoamericani o afro-discendenti – con Stati chiave che vanno dal Texas alle Caroline, da Illinois e Georgia fino a Colorado e Arkansas. Veronafiere rilancia con Vinitaly.USA il 5–6 ottobre al Navy Pier di Chicago, mentre l’Italia conferma la leadership: 345 milioni di litri esportati nel 2024 e 2,25 miliardi di dollari all’import. Obiettivo: ampliare la base di consumo oltre i 15 Stati “core”.

Il baricentro del vino italiano negli USA si sta spostando e Verona prova a guidarne la rotta. Con Vinitaly.USA – piattaforma b2b firmata Veronafiere–Vinitaly – l’industria del vino guarda a nuovi target e nuove geografie in un mercato tutt’altro che maturo. A dirlo è l’analisi dell’Osservatorio Uiv–Vinitaly su base Iwsr, che individua nel consumatore del futuro un profilo maschile, Gen Z e Millennial, con forte componente ispanica e afro-discendente localizzata in Texas, Illinois, California, South Carolina e Georgia, ma anche in altri Stati dove il gradimento del vino supera la media nazionale. In parallelo cresce una platea “alternativa” di 113 milioni di potenziali nuovi consumatori in aree ancora poco esplorate per i vini italiani.

«Il 75% dei consumatori statunitensi di vino italiano – ha detto il direttore generale di Veronafiere, Adolfo Rebughini – si concentra in una quindicina di Stati, con in testa California, New York, Florida, Texas e Illinois. Gli Italian wine lover, oggi, provengono soprattutto da qui, sono in prevalenza consumatori di origine caucasica (75%), Boomers o Gen X (62%), con una significativa presenza del pubblico femminile. I dati ci confermano una notorietà media del 72% e un tasso di conversione all’acquisto del 55%: un patrimonio che – attraverso Vinitaly – vogliamo consolidare aprendoci al tempo stesso a nuovi target e mercati emergenti. In quest’ottica la scelta di Chicago non è casuale ma risponde alla volontà di essere al fianco delle imprese italiane nei luoghi più strategici per il loro sviluppo negli Stati Uniti».

Vinitaly.USA 2024 Chicago
Adolfo Rebughini a Chicago nel 2024.

Il matching tra territori e stili di vino orienta già le strategie. In Texas cresce una domanda giovane di area latina: bene Lambrusco (anche amabile o dolce) e Chianti; in California e Florida spazio ai rossi strutturati e morbidi come Primitivo e Amarone; tra New York e Washington la leva sono i Millennials con bianchi che guardano oltre il solo Pinot grigio, aprendo a Vermentino e Ribolla. Nel South-EastGeorgia e Caroline – il target è giovanissimo e afroamericano, con portafoglio che spazia dai rossi siciliani base (Nero d’Avola, Shiraz) ai bianchi Moscato d’Asti e agli spumanti base Moscato. In Ohio riflettori sulla Gen Z, mentre in Virginia è l’audience afroamericana a offrire il potenziale maggiore per i vini tricolori.

Il capitolo “nuove geografie” comprende Stati dove il tasso di penetrazione del vino è interessante ma la conoscenza dei marchi italiani resta sotto media: dall’Arizona al Colorado, passando per Louisiana, New Mexico, Arkansas e Indiana. In Arizona il profilo più ricorrente è femminile over 40 con componente asiatica, orientata ai rossi strutturati come Montepulciano d’Abruzzo; in Colorado prevalgono maschi caucasici Gen X che possono essere intercettati con bianchi longevi come Soave e Verdicchio nelle versioni più impegnative. In Arkansas il mix ideale per i Millennials – tra popolazione caucasica e comunità afroamericana – combina spumantistica territoriale e rossi base Sangiovese (fino al Brunello) e Merlot (Igt toscani). In Louisiana e Indiana gli afroamericani sono sopra media: nel primo caso il target è maschile con doppia fascia d’età (molto giovane e più adulta), nel secondo prevalgono donne Gen X. New Mexico chiama invece Millennials ispanici, soprattutto uomini.

Per le imprese venete e veronesi la tappa di Chicago (5–6 ottobre) è il momento per capitalizzare la leadership italiana negli USA – 345 milioni di litri esportati nel 2024 e 2,25 miliardi di dollari in valore – e al tempo stesso espandere il raggio d’azione oltre i 15 Stati core, consolidando il patrimonio di notorietà e conversione all’acquisto presso nuove comunità di consumo. In fiera sono attesi 250 espositori tra cantine e consorzi per un fatturato aggregato di oltre 7,2 miliardi di euro; in contemporanea il wine2wine Vinitaly Business Forum, i corsi VIA – Vinitaly International Academy, le sessioni dedicate a Vinitaly Tourism e l’Oil Bar di SOLExpo. Verona gioca in trasferta per rafforzare in casa il proprio primato: presidiare Chicago oggi significa aprire nuove rotte di business domani.

Condividi ora!