Orsini: «In Europa servono coraggio e un piano industriale di lungo respiro»
di Matteo ScolariPresente all’Università di Verona per l’evento “Univr oggi. Riflessioni a più voci”, Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha commentato la giornata che ha visto il conferimento della Laurea honoris causa in Supply Chain Management a Piero Ferrari.
«Io vengo anche dallo stesso paese, dallo stesso comune dell’ingegnere Piero Ferrari, quindi io credo che sia una bellissima testimonianza di un grande imprenditore e soprattutto di cosa ha saputo fare per un territorio e per questo paese, perché non dimentichiamoci che il marchio Ferrari è un marchio importante, riconosciuto da tutti, e portarlo in giro per il mondo vuol dire portare il lifestyle italiano. Quindi sono contento di essere qua, ma soprattutto contento del fatto che l’ingegnere abbia oggi ricevuto questa importanza».
Sul quadro internazionale e i riflessi per l’industria italiana, Orsini ha dichiarato: «Tutto quello che è parlare di guerra nel 2025, purtroppo di quello che sta accadendo alle porte dell’Europa sia in Occidente che in Oriente, per noi è un problema, soprattutto per le persone. Venendo ai temi industriali è ovvio che l’energia è uno dei primi capitoli di costo che oggi ci penalizza sulla competitività. Non dimentichiamoci che il primo costo per costruire un’automobile è l’energia. È ovvio che se noi non riusciamo a essere competitivi sull’energia, alcuni altri continenti sono più competitivi di noi. L’Europa deve essere molto veloce e darsi una sveglia, perché abbiamo passato troppo tempo a deindustrializzare il nostro continente».

Interpellato sul calo della produttività, il presidente di Confindustria ha aggiunto: «Per noi uno dei problemi più importanti è proprio la produttività. Stiamo arrivando alla legge di bilancio del 2026: quello che noi stiamo dicendo è che si deve avere coraggio per puntare a un piano industriale del Paese. La legge di bilancio non può essere il veicolo per creare il futuro: abbiamo bisogno di un piano che abbia una visione a tre anni, dove al centro si emettono gli investimenti. Industria 4.0 scade, industria 5.0 scade, la ZES per il Sud ha trainato molto gli investimenti, ma la ricerca e sviluppo così com’è non sta aiutando. Noi chiediamo al governo un piano industriale a lungo respiro, dove al centro vengano messe l’industria e le imprese. È il tema della produttività ma anche quello di riuscire a mettere insieme i piccoli per farli diventare grandi».

Non è mancata una riflessione sui dazi, particolarmente rilevante per un territorio come quello veronese, fortemente vitivinicolo: «Sui dazi dobbiamo fare un ragionamento serio: abbiamo esaminato 144 paesi, la media dei dazi è il 12%. Noi come Europa abbiamo subito il 15%, ma avevamo già un 4,8 precedente, quindi è 10,2. Ogni punto che aggiungiamo è un problema, ma il vero problema è il cambio euro-dollaro, oggi al 13%. Le proiezioni dicono che potrà arrivare addirittura al 20%. Quello diventerà un problema perché 20 più 10 fa 30, e a quel punto non siamo più competitivi. Per questo stiamo dicendo all’Europa: faccia presto a fare degli eurobond. Quando la moneta è forte la gente investe e questo serve a livellare il cambio. Quei soldi vanno usati per aiutare le nostre imprese a diventare più grandi».
Orsini ha poi lanciato un appello politico: «Non possiamo pensare che una Commissione europea, in un momento come questo, sia ancora lì a discutere se Mercosur sì o no. Mentre abbiamo Trump che con un tweet cambia le economie mondiali e la Cina che decide con un uomo solo, noi in Europa siamo statici. Abbiamo bisogno di un’Europa che abbia coraggio e la volontà di mettere al centro veramente il bene di tutti i paesi dell’Unione».
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