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Stop dell’OPS di UniCredit, Banco BPM: «Inadeguatezza dell’offerta»

di Redazione
L’Offerta pubblica di scambio di UniCredit, accolta da appena lo 0,52 % degli azionisti, è ufficialmente tramontata. Banco BPM punta a utili per 2,15 miliardi nel 2027.

La ritirata di UniCredit dall’OPS lanciata il 25 novembre 2024 sancisce l’esito di una partita durata otto mesi che, secondo Banco BPM, non poteva che concludersi così. Il colosso guidato da Andrea Orcel ha abbandonato il campo dopo avere raccolto «appena lo 0,52 % delle azioni oggetto dell’offerta», una percentuale che certifica l’inadeguatezza del concambio proposto: «premio allo 0,5 %» contro il 45 % riconosciuto in operazioni su UBI Banca e Creval, e una valorizzazione inferiore di circa 4,6 miliardi rispetto al fair value stimato dagli advisor di Piazza Meda. Non solo. L’equity swap (0,166 azioni UniCredit per ogni Banco BPM dopo il dividendo) è rimasto «costantemente a sconto fra il 5 e il 7 %» nelle ultime settimane di mercato.

Il CdA di Banco BPM aveva messo in guardia gli azionisti già il 24 aprile: a fronte di un peso del 18 % sugli utili 2027 della realtà combinata, i soci veronesi avrebbero incassato solo il 14 % dei profitti, traducendosi in un danno stimato in – 2,43 miliardi, mentre i soci UniCredit avrebbero beneficiato di un extra valore da 7,52 miliardi. A gravare ulteriormente sulla proposta c’erano i «significativi rischi» legati all’assenza di un piano industriale dettagliato e agli impegni internazionali in Russia, Alpha Bank e Commerzbank (impatto potenziale di 130 bps sul CET1).

Mentre UniCredit tergiversava, Banco BPM – che mantiene uno dei suoi due quartieri generali proprio a Verona – continuava a macinare numeri record: guidance 2025 rivista a 1,95 miliardi (da 1,7 mld), total shareholder return salito al 1.303 % da maggio 2020 e obiettivi 2027 che prevedono 2,15 miliardi di utile netto, payout all’80 %, CET1 ratio oltre il 13 %. Un segnale forte anche per le PMI venete, storicamente servite dalla rete Banco BPM per oltre un terzo del portafoglio credito della macro-area Nord-Est.

La caduta della “passivity rule” rimette quindi nelle mani del presidente Massimo Tononi e dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna la cabina di regia per eventuali mosse di crescita o consolidamento, purché «nell’interesse di azionisti e stakeholder». Ed è proprio il duo di vertice a firmare il ringraziamento pubblico: «Un ringraziamento va ai nostri clienti e ai nostri colleghi: in questi otto mesi di pesante incertezza hanno assicurato il loro costante supporto e il loro impegno concreto a favore delle ragioni e dell’attività di Banco BPM. A fronte di questa dedizione, che non è mai venuta meno, il nostro compito è quello di proseguire con rinnovati impegno e incisività a sostenere le famiglie e le imprese lavorando, come sempre, per rafforzare l’economia reale del Paese».

Giuseppe Castagna e Massimo Tononi
Giuseppe Castagna e Massimo Tononi.

Se l’OPS puntava a creare un campione nazionale guidato da Milano, la sua fine restituisce centralità al polo veronese, pronto – secondo fonti di mercato – a valutare nuove partnership nelle gestioni patrimoniali e nei pagamenti, dopo l’aumento di prezzo nell’OPA su Anima approvato quasi all’unanimità dagli azionisti. Per il Nord-Est, dove il credito alle imprese rappresenta la spina dorsale dell’economia, significa poter contare su un interlocutore che ha appena dimostrato di sapere difendere il valore costruito e di volerlo far crescere da protagonista. In altre parole, la partita ricomincia adesso – ma stavolta con Banco BPM alla regia.

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