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Dazi USA al 30%, Coldiretti: «Colpo mortale da oltre 2,3 miliardi per il Made in Italy»

di Matteo Scolari
L’associazione agricola lancia l’allarme sui nuovi dazi americani: l’agroalimentare italiano rischia un impatto devastante, con il pericolo di falsi prodotti e un danno enorme per export e occupazione. Serve un accordo immediato per fermare l’escalation.

«Imporre dazi al 30% sui prodotti agroalimentari europei – e quindi italiani – sarebbe un colpo durissimo all’economia reale e ai consumatori americani», avverte Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. L’associazione agricola ha stimato in oltre 2,3 miliardi di euro il danno potenziale per il cibo Made in Italy derivante dalla decisione del presidente americano Donald Trump, che prevede l’entrata in vigore delle nuove tariffe dal 1° agosto.

L’analisi di Coldiretti evidenzia come, già durante il primo mandato di Trump, i dazi aggiuntivi avevano portato a calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti. Oggi, l’impatto in termini di prezzi maggiorati per i consumatori statunitensi si tradurrebbe in un effetto boomerang anche per le aziende italiane, costrette ad affrontare richieste di “sconti” da parte degli importatori e una probabile diminuzione dei consumi.

Le nuove tariffe andrebbero inoltre a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolare alcune delle filiere simbolo del Made in Italy: i formaggi arriverebbero a un dazio complessivo del 45%, i vini al 35%, il pomodoro trasformato al 42%, la pasta farcita al 36% e le marmellate al 42%, secondo le proiezioni Coldiretti.

«Il rischio è che molti prodotti italiani scompaiano dagli scaffali USA, favorendo la già fiorente industria del falso Made in Italy, che oggi vale ben 40 miliardi di euro», denuncia Prandini. «La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen deve trovare subito una soluzione vera. Non possiamo tollerare che, mentre le grandi potenze rafforzano la propria sovranità alimentare, Bruxelles pensi a tagliare risorse ai settori produttivi più strategici come l’agricoltura».

Anche il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, richiama la necessità di una risposta diplomatica forte: «Serve uno scatto di lucidità da parte di tutti. Non si può chiedere all’Europa maggiore responsabilità strategica e poi penalizzarla economicamente sul commercio».

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