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Fondazione Arena e il Festival Lirico: il cuore culturale ed economico pulsante di Verona

di Matteo Scolari
La lirica non è solo arte: è identità, attrattore internazionale, volano economico. Verona ha il privilegio di possedere un patrimonio che, come pochi altri, incarna la perfetta sintesi tra storia, bellezza e futuro. Difendere e rilanciare Fondazione Arena è oggi una responsabilità collettiva.

Ogni anno, quando le prime note di Nabucco, Aida o Turandot risuonano tra le arcate dell’anfiteatro romano, Verona non inaugura soltanto una stagione lirica: riaccende un’identità millenaria, profondamente radicata nella sua anima. Il Festival lirico areniano non è un evento tra i tanti: è il simbolo di una città che sa parlare al mondo con la lingua eterna della musica.

E non è un caso se, da più di un secolo, decine di migliaia di persone — italiani, europei, americani, giapponesi — accorrono ogni estate per vivere quell’emozione irripetibile che è assistere all’opera in Arena. Perché l’Arena di Verona, con la sua acustica naturale e la sua scenografia monumentale, non è solo un monumento archeologico: è uno dei più straordinari teatri a cielo aperto del pianeta. E il Festival Lirico ne è l’espressione più potente.

Fondazione Arena di Verona, guidata dalla Sovrintendente Cecilia Gasdia, è l’istituzione che da oltre un secolo custodisce e rinnova questo patrimonio. Una fondazione lirica pubblica, sì, ma anche una macchina complessa di produzione culturale, capace di coniugare la tradizione con l’innovazione scenografica, e di sostenere il lavoro di centinaia di artisti, tecnici, sarte, scenografi, musicisti. È, per Verona, un grande presidio di occupazione, formazione, eccellenza artigianale.

Cecilia Gasdia.

Ma Fondazione Arena è anche — e sempre di più — un asset economico strategico. I numeri delle prenotazioni turistiche lo dimostrano: il Festival porta in città un turismo di alta qualità, con una spesa media elevata, che arricchisce non solo il centro storico, ma tutto l’indotto provinciale. Alberghi pieni, ristoranti al completo, taxi operativi fino a tarda notte. Ogni rappresentazione è un moltiplicatore di valore, ogni nota un’opportunità per il territorio.

Ed è per questo che oggi serve una riflessione profonda. Difendere la Fondazione Arena non può essere una battaglia di retroguardia o appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori. È una questione strategica per Verona e per il Veneto. Occorre garantire stabilità finanziaria, progettualità internazionale, visione culturale. Serve uno sforzo collettivo — da parte delle istituzioni, delle imprese, della cittadinanza — per assicurare al Festival una crescita sostenibile, una governance solida, una sempre maggiore attrattività verso le nuove generazioni.

La lirica non è un lusso: è una risorsa unica, un pezzo di futuro che abbiamo la fortuna di poter coltivare in casa. Chi ama Verona, chi crede nella sua vocazione culturale e turistica, ha oggi il dovere di investire, economicamente e simbolicamente, nella Fondazione Arena. Perché non c’è nulla di più moderno di un patrimonio capace di parlare ancora, e sempre, al mondo.

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