Evasione fiscale, solo il 4% dei sindaci italiani segnala: Verona tra i pochi virtuosi
di Matteo ScolariL’evasione fiscale continua a essere una delle piaghe più rilevanti dell’economia italiana, con una stima di 93 miliardi di euro sottratti ogni anno al fisco. Tuttavia, soltanto il 3,7% dei Comuni italiani ha partecipato attivamente alla lotta contro questo fenomeno attraverso le “segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle Entrate. Un dato che, secondo l’Ufficio Studi CGIA di Mestre, risulta “insignificante” e pone seri interrogativi sul reale impegno delle amministrazioni locali.
Tra i pochi esempi virtuosi spicca Verona, che nel 2023 ha recuperato 32.905 euro da segnalazioni fiscali. Accanto a Verona, si collocano anche Bussolengo (24.966 €), Peschiera del Garda (18.008 €), Fumane (11.144 €), Negrar di Valpolicella (7.582 €), Cerea (1.605 €), Legnago (427 €), Boschi Sant’Anna (327 €), Castelnuovo del Garda (309 €), Bovolone (283 €) e Malcesine (515 €).
In totale, i Comuni della provincia scaligera hanno contribuito a recuperare circa 100.000 euro. Una cifra contenuta ma significativa, soprattutto se confrontata con le oltre 7.600 amministrazioni italiane che non hanno trasmesso nemmeno una segnalazione.
Il meccanismo è semplice: i Comuni possono segnalare casi sospetti legati a evasione Irpef, Ires, Iva, imposte di registro e catastali. In cambio, ricevono il 50% dei fondi recuperati. Dal 2026, la quota tornerà al 100%, incentivando, almeno sulla carta, una partecipazione più attiva.
Ma perché i sindaci non si attivano? Le motivazioni, secondo CGIA, sono molteplici: mancanza di personale formato, strutture inadeguate, timori politici o voluta inerzia. In alcune realtà, segnalare evasori o abusi edilizi potrebbe risultare “politicamente scomodo”, in quanto parte del consenso locale si basa proprio sul tacito accordo di ignorare certe irregolarità.
La situazione è paradossale. In molte aree, le stesse amministrazioni che faticano a far quadrare i bilanci rinunciano a risorse certe. Un esempio evidente è il Mezzogiorno, dove l’economia sommersa è più alta ma i Comuni che segnalano sono solo 40 su 1.800.
Il caso Verona, seppur non ai livelli dei capoluoghi di regione come Milano (397.992 €) o Genova (381.871 €), dimostra che anche Comuni di medie dimensioni possono svolgere un ruolo attivo e incisivo. Occorre però investire in formazione e incentivare la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, affinché si crei una cultura amministrativa basata sulla legalità e sulla trasparenza.
Secondo CGIA, il contributo dei Comuni è determinante, specie in settori come:
- urbanistica (abusi edilizi),
- commercio (evasori senza partita IVA),
- proprietà immobiliari non dichiarate,
- falsi residenti all’estero,
- beni di lusso in possesso di soggetti senza reddito dichiarato.
Solo nel 2023, le segnalazioni qualificate hanno permesso di trasferire 3 milioni di euro ai Comuni partecipanti. Pochi, se rapportati ai quasi 93 miliardi evasi, ma una base da cui partire.
Il messaggio è chiaro: l’evasione si combatte anche con la buona volontà amministrativa. E Verona, insieme ad altre realtà venete come Vicenza, Padova, Noventa Padovana, Schio e Salzano, dimostra che quando c’è impegno, i risultati arrivano.
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