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Sanità pubblica sotto pressione. CGIL: «A Verona carenze gravi di personale e servizi»

di Matteo Scolari
Stamattina nella sede di di CGIL Verona la conferenza stampa del convegno che si terrà domani, 7 maggio, in Borgo Roma, dal titolo: "Sanità pubblica e lavoro dignitoso".

La sanità pubblica veronese vive una fase di forte affanno. A denunciarlo è la CGIL di Verona, che ha organizzato per il 7 maggio un incontro pubblico presso la sala San Giacomo di Borgo Roma dal titolo “Sanità pubblica e lavoro dignitoso”. L’obiettivo è riportare al centro del dibattito il legame sempre più stretto tra servizi sanitari in crisi, carenza di personale e condizioni di lavoro precarie. In questo contesto, la Cgil sottolinea come i prossimi referendum dell’8 e 9 giugno rappresentino una via concreta per tentare di cambiare rotta.

Simone Mazza.

Il quadro esposto dalle sigle Fp, Filcams e Spi Cgil è quello di un sistema messo in ginocchio da tagli strutturali e da un modello organizzativo che privilegia il ricorso ai privati accreditati, a scapito delle strutture pubbliche. I dati parlano chiaro: nella sola Ulss 9 Scaligera mancano almeno 200 operatori sanitari tra infermieri, OSS e tecnici; all’interno dell’Aoui Verona, le carenze ammontano ad almeno 70 unità. Lo ha ricordato con forza Simone Mazza, segretario di Fp Cgil Verona, durante il confronto: «Nel settore medico mancano specialisti fondamentali come anestesisti, pediatri, ginecologi e medici del pronto soccorso. Questi vuoti vengono colmati ricorrendo ai cosiddetti ‘gettonisti’, che arrivano a guadagnare fino a 1.200 euro a turno. È un sistema squilibrato che crea disuguaglianze profonde all’interno dello stesso personale sanitario».

Mentre si risparmia sulle assunzioni, cresce la spesa per le prestazioni in appalto. La Regione Veneto, secondo Mazza, avrebbe chiesto di utilizzare 153 milioni di euro derivanti proprio dai mancati investimenti in personale: «Perché non sono state fatte quelle assunzioni?» è la domanda che resta senza risposta.

Non solo personale sanitario. Le ripercussioni dei tagli si fanno sentire anche nei servizi esternalizzati, come ha spiegato Graziella Belligoli, segretaria generale di Filcams Cgil Verona. È il caso della cooperativa Morelli, che gestisce Cup e contact center per l’Ulss 9. Le riduzioni imposte hanno reso ancora più fragile il lavoro degli addetti, spesso precari e senza tutele. «Stiamo creando – ha denunciato Belligoli – una nuova classe di lavoratori sfruttati e senza garanzie. E questo sistema non garantisce nemmeno il buon funzionamento dei servizi per i cittadini».

Adriano Filice - Segretario generale dello Spi Cgil Verona
Adriano Filice – Segretario generale dello Spi Cgil Verona

A lanciare un ulteriore allarme è stato anche Adriano Filice, segretario generale di Spi Cgil Verona, che ha evidenziato le conseguenze dirette di questa crisi sull’utenza, in particolare su anziani e persone fragili. «L’enorme aumento della spesa sanitaria privata, che supera ormai i 40 miliardi di euro annui, non è stato accompagnato da un adeguato rafforzamento del sistema pubblico. Il risultato è che chi non può permettersi visite e cure private è costretto a rinunciare a curarsi». La situazione è drammatica soprattutto per le persone sole, con redditi bassi o affette da patologie croniche.

Francesca Tornieri
Francesca Tornieri

A chiudere l’incontro è stata Francesca Tornieri, segretaria generale della Cgil di Verona, che ha rimarcato il senso politico dell’appello ai referendum promossi dal sindacato: «Valorizzare il lavoro, renderlo più stabile, rafforzarne la contrattazione: questo è il cuore delle proposte referendarie. Ma significa anche garantire a tutti servizi pubblici di qualità, come la sanità, che oggi sono sotto attacco. Proviamo a cambiare le regole per migliorare la qualità della vita delle persone, non solo come lavoratrici e lavoratori, ma anche come utenti dei servizi essenziali».

L’incontro del 7 maggio rappresenta, nelle intenzioni della Cgil, l’inizio di una mobilitazione territoriale più ampia, che lega la battaglia per il diritto alla salute a quella per il lavoro dignitoso. Perché, come ha ricordato Tornieri, «non si può parlare di diritti se non si garantisce a ogni cittadino la possibilità di curarsi e di vivere in condizioni di dignità, dentro e fuori i luoghi di lavoro».

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