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Sanità pubblica e lavoro dignitoso: la CGIL Verona chiama la città a reagire

di Matteo Scolari
Il 7 maggio confronto pubblico a Borgo Roma con le categorie Filcams, FP e SPI: la battaglia parte dai contact center ma punta a tutta la sanità.

Sanità pubblica e lavoro dignitoso sono i due diritti fondamentali che oggi a Verona sembrano essere sempre più minacciati. A lanciare l’allarme è la CGIL Verona, che mercoledì 7 maggio 2025 alle ore 16.00, presso la sala San Giacomo in piazzale Scuro a Borgo Roma, organizza un incontro pubblico per denunciare una situazione ormai insostenibile.

Al centro del dibattito ci sarà la vertenza che coinvolge il personale della cooperativa Morelli, incaricata della gestione dei contact center degli ospedali dell’Ulss 9, tra i primi bersagli dei tagli decisi dalla direzione aziendale per far quadrare i conti imposti dalla Regione. Un taglio che, nei numeri, segna una ferita profonda nella qualità e accessibilità del servizio sanitario.

Con la partecipazione delle categorie sindacali Filcams, Fp e Spi, rappresentate rispettivamente da Graziella Belligoli, Antonio De Pasquale e Adriano Filice, insieme alla segretaria generale Francesca Tornieri, il confronto partirà da questo caso emblematico per allargarsi a un’analisi più ampia del sistema.

Il cuore del problema è strutturale. In Ulss 9, il costo del personale sanitario – 300 milioni su 1,9 miliardi di produzione – rappresenta appena il 16%, una delle percentuali più basse dell’intero sistema sanitario veneto. Questo perché si spende una montagna di denaro per acquistare prestazioni da terzi: 492 milioni nel solo 2023 per l’ospedaliero, e altri 196 per l’assistenza specialistica. Il risultato? Servizi pubblici svuotati e una privatizzazione di fatto del sistema sanitario.

Adriano Filice - Segretario generale dello Spi Cgil Verona
Adriano Filice – Segretario generale dello Spi Cgil Verona

L’anomalia veronese è evidente: solo il 40% delle prestazioni è prodotto direttamente, mentre il 60% è acquistato da privati o da altre strutture pubbliche. Un modello opposto a quello vigente nella gran parte delle Ulss venete, dove la produzione interna supera il 60%. Eppure, questa situazione viene portata a modello dalla Regione Veneto, come dimostra l’ultimo decreto regionale sulle liste d’attesa che destina 40 milioni di euro alle prestazioni miste tra pubblico e privato.

Una distorsione aggravata da anni di tetti alle assunzioni nel pubblico, mentre il privato accreditato continua a crescere senza alcun vincolo di investimento o assunzione. È qui che il legame tra lavoro dignitoso e qualità della sanità si manifesta con forza: le lavoratrici e i lavoratori pubblici vengono marginalizzati, i servizi appaltati, e il precariato cresce.

Emblematici sono anche i 9,3 milioni di euro tagliati ai servizi “non sanitari” nel bilancio di previsione 2025 dell’Ulss 9, tra cui rientrano proprio Cup e Contact center. Ma le esternalizzazioni avanzano anche nel settore sanitario, con conseguenze evidenti: precarietà per i lavoratori, disservizi per gli utenti.

Nel frattempo, i medici e gli infermieri abbandonano il pubblico: chi può va altrove, chi resta lavora in condizioni sempre più difficili. E intanto le liste d’attesa si allungano, i reparti si svuotano, e le persone più fragili restano indietro.

Questo sistema, denuncia la CGIL, è insostenibile. E non si tratta più solo di numeri, ma di dignità, diritti, e di democrazia. La sanità pubblica non può essere considerata una voce di spesa da tagliare o un’opportunità di profitto per i privati. Deve essere una priorità collettiva.

Per questo, l’incontro del 7 maggio sarà anche un momento di mobilitazione per i referendum su lavoro e cittadinanza. Perché votare, oggi, significa prendere posizione: per la difesa del lavoro, per il diritto alla cura, per la giustizia sociale.

«Il nostro grido è un’urgenza, ma anche una speranza», si legge nell’appello della CGIL. È tempo di alzare la testa, di lottare per un sistema che rispetti e valorizzi chi lavora e chi ha bisogno di cure. È tempo di ricostruire il senso pubblico della sanità e del lavoro.

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