Evasione fiscale: le grandi imprese devono allo Stato oltre 822 miliardi di euro
di Matteo ScolariAltro che artigiani e commercianti: a evadere le tasse in Italia sono soprattutto le grandi imprese. È quanto emerge da una nuova indagine dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre, che ha analizzato i dati dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Un quadro netto e inequivocabile: oltre 822,7 miliardi di euro di debiti fiscali, pari al 64,3% del totale non riscosso, sono attribuibili a società di capitali come Spa, Srl, consorzi e cooperative.
L’analisi prende in esame un arco temporale di 25 anni, dal 2000 al 31 gennaio 2025. Il totale del mancato gettito fiscale ammonta a 1.279,8 miliardi di euro, di cui solo 101,2 miliardi risultano ancora realmente esigibili. Di questa cifra, i lavoratori autonomi – spesso tacciati di essere i principali evasori – risultano responsabili solo per il 12,2% (156,7 miliardi). Le persone fisiche, come lavoratori dipendenti e pensionati, concentrano il 23,5% del debito (300,4 miliardi), mentre le imprese risultano le principali responsabili.

«Questi numeri sfatano un luogo comune duro a morire – spiega il report –: l’infedeltà fiscale non risiede nei piccoli, ma nelle strutture societarie complesse». A confermarlo, anche i dati presentati recentemente in Senato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, Vincenzo Carbone, e dal collega dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Il documento evidenzia che solo il 15,6% dei contribuenti con carichi residui è costituito da persone giuridiche, ma queste ultime generano quasi due terzi del debito totale. In confronto, i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, liberi professionisti) rappresentano il 12,8% del totale e i loro debiti fiscali sono, in proporzione, molto più contenuti.
Altro dato allarmante: solo 13 evasori su 100 sono lavoratori autonomi. Ciò mette in discussione anni di narrazione pubblica e di politiche fiscali che hanno spesso colpito i più piccoli, lasciando impunite o poco controllate le realtà più strutturate.
La CGIA evidenzia inoltre la necessità di un fisco più efficiente e tecnologico, che sfrutti meglio i dati già in possesso della pubblica amministrazione per intervenire in modo mirato contro le frodi IVA, l’uso improprio di crediti fiscali, le false residenze all’estero e l’occultamento di patrimoni. Fenomeni questi ultimi tipici dei grandi gruppi e delle multinazionali.
A livello territoriale, la Lombardia detiene il primato del debito assoluto con 259,3 miliardi di euro, seguita dal Lazio (226,7 miliardi) e dalla Campania (152,5 miliardi). Ma se si considera il debito pro capite, il primo posto va al Lazio, con quasi 40mila euro per residente.

Tra le regioni più virtuose, invece, spiccano quelle del Nord a statuto speciale: in Trentino Alto Adige, ad esempio, il debito pro capite è di appena 6.964 euro, seguito dal Friuli Venezia Giulia (11.125 euro) e dalla Valle d’Aosta (12.533 euro).
La denuncia della CGIA è chiara: “Occorre ribaltare la narrazione e iniziare ad agire concretamente contro chi evade di più, senza criminalizzare chi già fatica a sostenere il peso della pressione fiscale”.
Un’analisi che non solo mette in discussione il sistema attuale, ma chiede con forza una giustizia fiscale vera, che non pesi sui soliti noti e che sappia guardare alle evidenze con razionalità e coraggio.
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