Parità di genere, una sfida economica: il Nord Italia perde 177 miliardi di PIL ogni anno
di Matteo ScolariSecondo la Nota 5/2025 della Fondazione Nord Est (FNE), la persistente disparità di genere nel mercato del lavoro continua a rappresentare un freno significativo per l’economia del Nord Italia. Le stime elaborate evidenziano come le regioni settentrionali italiane – Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e altre – perdano complessivamente circa 177 miliardi di euro di PIL ogni anno a causa della disuguaglianza di genere in termini di occupazione, orario di lavoro e retribuzione.
Il divario è ancora più evidente se si guarda agli effetti che la piena parità avrebbe sul reddito disponibile delle famiglie: 8.991 euro in più in Lombardia, 8.863 in Veneto, e 7.367 in Emilia-Romagna, con punte superiori anche in Alto Adige. Sono numeri che testimoniano non solo un’opportunità mancata di sviluppo economico, ma anche una minore qualità della vita per milioni di famiglie.
L’analisi della FNE prende in esame il PIL regionale potenziale nel caso si colmasse il divario tra uomini e donne. La Lombardia, con i suoi 73,7 miliardi, è la regione che vedrebbe l’incremento più rilevante, seguita da Veneto (31,5 miliardi), Emilia-Romagna (24,8), e Piemonte (22,9). Ma anche regioni meno estese come Liguria, Trentino e Alto Adige mostrano effetti percentuali molto elevati, segno di una problematica estesa e sistemica.
In termini relativi, è la Liguria a subire il maggiore danno economico (16,14%), seguita dal Veneto (15,99%) e dalla Lombardia (15,03%). Le cause principali risiedono nel basso tasso di occupazione femminile, nella maggiore incidenza del lavoro part-time tra le donne, e in una disparità salariale che, seppur minore, rimane significativa. Un esempio emblematico è quello dell’Alto Adige, dove oltre il 5% della perdita economica è imputabile alla prevalenza del part-time femminile.
Un ulteriore aspetto interessante emerso dall’analisi riguarda l’impatto diretto sulle famiglie: l’aumento di reddito annuale netto per nucleo familiare rappresenterebbe un cambiamento concreto nella capacità di spesa, nel risparmio e nella qualità della vita. La Lombardia, ancora una volta in testa, beneficerebbe di quasi 9.000 euro in più per famiglia, cifra che scende ma resta comunque significativa in tutte le altre regioni del Nord Italia.
L’approccio seguito dalla Fondazione si basa su elaborazioni statistiche dei dati Istat ed Eurostat relativi al 2023, senza l’uso di modelli comportamentali. Questo implica che le stime sono volutamente conservative e non tengono conto dell’effetto di aumento della produttività associato alla maggiore partecipazione delle donne in ruoli dirigenziali. Secondo il rapporto, infatti, numerosi studi internazionali – tra cui quelli della Banca Mondiale, Eurofound e FMI – mostrano come la piena partecipazione femminile possa portare a una crescita del PIL globale fino al 20%.
Nel contesto attuale di calo demografico e crescente mobilità internazionale, la disparità di genere costituisce un ostacolo anche all’attrattività del Nord Italia per i giovani e i talenti. Politiche mirate all’equilibrio di genere non sono solo una questione di giustizia sociale, ma uno strumento strategico per rilanciare la crescita economica e la competitività dei territori.
A ribadire questo messaggio sono Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, e Slavica Zec, ricercatrice senior, autori dello studio. Il documento si chiude con un invito chiaro: investire nella parità di genere è un investimento sul futuro economico del Paese.
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