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Bonamini: «Il nostro obiettivo è far sì che l’olio di qualità diventi un bene diffuso»

di Matteo Scolari
Giancarlo Bonamini, Presidente Consorzio di Tutela dell'Olio EVO Veneto DOP, ci parla delle caratteristiche dell'olio del nostro territorio, spiegando le tante potenzialità ancora inespresse.

Nel corso della puntata dedicata all’olio e al vino andata in onda su Radio Adige TV, abbiamo ospitato Giancarlo Bonamini, da dicembre 2024 presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Veneto DOP, nonché titolare dello storico frantoio di famiglia a Illasi, che quest’anno compie sessant’anni. Con lui abbiamo parlato delle prospettive di valorizzazione del prodotto, dell’importanza del frantoiano, dei progetti futuri del consorzio e di come riconoscere un olio davvero di qualità.

Presidente Bonamini, è recente la sua nomina alla guida del Consorzio di Tutela dell’Olio EVO Veneto DOP. Quali sono le sfide principali?

Sicuramente la grande sfida è quella della riconoscibilità, sia in termini di qualità che di origine. L’olio extravergine di oliva è sempre stato considerato un prodotto scontato, quasi anonimo, mentre invece andrebbe valorizzato. Il nostro obiettivo è far sì che diventi un bene diffuso, non solo per chi lo produce e lo commercializza, ma per tutta la comunità.

A differenza del vino, l’olio soffre ancora una scarsa narrazione. Una figura centrale in questo mondo è il frantoiano: chi è e cosa fa?

Il frantoiano è una figura fondamentale, spesso trascurata. Non esiste un percorso di studi formale per diventarlo: si impara sul campo. È il mio caso: ho ereditato questo lavoro da mio padre, e ho cercato di migliorarlo col tempo, anche sbagliando. Il frantoiano ha competenze tecniche per preservare tutte le qualità dell’oliva e trasferirle integre nella bottiglia. Sembra facile, ma non lo è.

Quest’anno il vostro frantoio compie 60 anni. Come celebrerete questo traguardo?

Festeggeremo in due modi: il primo è la mia nomina a presidente del Consorzio, che considero un riconoscimento importante anche per la nostra storia familiare. La seconda celebrazione sarà proprio per i sessant’anni del frantoio, che simbolicamente datiamo al 1° maggio, giorno del matrimonio dei miei genitori. Da quell’unione è nata l’attività: da una parte l’agricoltura, dall’altra la trasformazione. Un connubio che ha fatto molta strada.

Non solo celebrazioni, ma anche divulgazione: avete in programma eventi per diffondere cultura sull’olio?

Sì, a partire dal 13 aprile e per un evento al mese fino a novembre. L’obiettivo è coinvolgere le persone e far capire loro cosa c’è dietro un buon olio: non solo la spremitura a novembre, ma tutto il lavoro che inizia mesi prima. Coltivazione, potatura, cura dell’olivo: tutte fasi importanti da raccontare.

Può anticiparci qualcosa di questi eventi?

Senza rovinare le sorprese, posso dire che guarderemo all’olio non solo dal punto di vista alimentare, ma anche per il suo potenziale ancora inespresso. Le olive sono una risorsa che può offrire molto più di quanto pensiamo, se impariamo ad avvicinarci alla loro cultura.

Come si riconosce un olio di qualità?

È un percorso non immediato, anche perché la normativa di riferimento è ancora quella del 1991, quindi un po’ datata. Serve formazione e assaggio: l’olio di qualità ha sentori freschi, erbacei, fruttati. Deve ricordarci un frutto fresco, l’origine da cui proviene. Le etichette oggi non raccontano abbastanza: bisogna aprire le aziende, mostrare i volti, raccontare le storie dietro ogni bottiglia.

E andrebbe consumato fresco?

Assolutamente sì. L’olio non è un prodotto da invecchiamento. Va consumato, se possibile, entro l’anno. Fresco è più intenso, magari piccante o amaro, ma al massimo delle sue qualità. In più, essendo così ricco di gusto, se ne può usare meno, con vantaggi anche dal punto di vista calorico.

Il Veneto non è tra le regioni più produttive, ma ha delle eccellenze?

Sì, rappresentiamo solo l’1% della produzione nazionale, ma con grandissime peculiarità. Una su tutte è la cultivar Grignano, presente solo nella parte est della provincia di Verona. Un olio unico, che racconta un territorio preciso, con tutto il suo valore paesaggistico e culturale. Dobbiamo riconoscerlo e raccontarlo, per valorizzare le nostre vallate e la nostra storia.

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