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Sanità a rischio collasso: entro il 2027 serviranno 125mila medici e 60mila infermieri

di Matteo Scolari
Secondo l’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia il Sistema Sanitario Nazionale è entrato in una fase di profonda crisi strutturale, a cui bisogna porre urgente rimedio.

L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), l’Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini (AISC) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire lanciano un nuovo allarme sulla grave carenza di professionisti sanitari in Italia. Secondo i dati aggiornati, il Sistema Sanitario Nazionale è vicino al collasso, con una crescente difficoltà nel reperire personale medico e infermieristico.

Secondo il Professor Foad Aodi, presidente di AMSI e Uniti per Unire, «Stiamo assistendo a una crisi strutturale senza precedenti. Tra il 2026 e il 2030, andranno in pensione 35.600 medici e 66.670 infermieri, lasciando un vuoto impossibile da colmare con le attuali politiche sanitarie».

Professor Foad Aodi, presidente di AMSI e Uniti per Unire

Oltre al problema dei pensionamenti, il sistema deve affrontare una fuga di medici italiani verso l’estero. Il 70% degli specializzandi italiani ha dichiarato di voler cercare opportunità di lavoro fuori dal Paese, attratti da stipendi più alti e condizioni migliori.

In Italia, inoltre, ci sono migliaia di medici di origine straniera, formati e altamente qualificati, che non riescono ad accedere al sistema pubblico. Il 60% di loro è escluso dai concorsi, mentre il 63% lavora nel settore privato o come libero professionista. Secondo Aodi, «Le barriere burocratiche impediscono a questi professionisti di colmare le lacune del sistema. La situazione è ormai insostenibile e richiede misure immediate».

Il fabbisogno di 125.000 medici e 60.000 infermieri entro il 2027 riguarda tutto il territorio nazionale, ma alcune regioni risultano particolarmente colpite. Nel Lazio mancano 15.000 medici, in Veneto e Piemonte 10.000 ciascuno, mentre Lombardia, Emilia Romagna e Puglia registrano carenze sempre più gravi. Anche Campania, Toscana e Sicilia si trovano in forte difficoltà, con carenze superiori alle 4.000 unità.

Secondo un’indagine di AMSI e Uniti per Unire, la situazione non riguarda solo medici e infermieri. Anche i fisioterapisti sono sempre più richiesti, con un fabbisogno stimato di 30.000 unità. Negli ultimi cinque anni, oltre 13.300 richieste di professionisti sanitari sono state inoltrate a AMSI, ma la risposta da parte delle strutture sanitarie è stata insufficiente.

Aodi evidenzia un ulteriore problema strutturale: «Il sistema di reclutamento è inefficiente e inadeguato. Gli stipendi sono troppo bassi rispetto agli standard europei, le condizioni di lavoro non migliorano e la burocrazia continua a ostacolare sia i medici italiani sia quelli stranieri».

Per affrontare questa emergenza, AMSI, UMEM, AISC e Uniti per Unire propongono un pacchetto di riforme per migliorare il sistema sanitario nazionale. Eliminare le barriere burocratiche per permettere ai medici stranieri di partecipare ai concorsi pubblici è una delle priorità, così come aumentare il numero di borse di specializzazione, con un focus sulle aree più carenti come pronto soccorso, anestesia, radiologia, pediatria e ortopedia.

Un altro punto fondamentale riguarda il miglioramento delle condizioni salariali e lavorative, con un aumento degli stipendi e politiche di incentivo per l’ingresso di nuovi professionisti nelle strutture pubbliche. La riforma del sistema di assunzioni è necessaria per ridurre il precariato e garantire maggiore stabilità ai giovani medici e infermieri.

L’indagine condotta da AMSI e Uniti per Unire mostra che negli ultimi mesi oltre 1.000 reparti ospedalieri hanno ridotto l’attività o chiuso temporaneamente, specialmente in chirurgia, pediatria e ortopedia. Il taglio dei posti letto ha raggiunto il 10-15% su scala nazionale, con liste d’attesa sempre più lunghe per visite e interventi.

Le previsioni indicano che entro il 2029 potrebbero mancare circa 13.000 farmacisti nelle farmacie italiane, un dato allarmante considerando che tre anni fa i posti vacanti erano già 10.000. Il numero di laureati in farmacia è diminuito del 20% negli ultimi cinque anni, con sempre più professionisti che scelgono carriere nell’industria farmaceutica piuttosto che nelle farmacie territoriali.

«Senza un intervento immediato, il Servizio Sanitario Nazionale sarà destinato al collasso. O si agisce ora, o tra pochi anni non avremo più medici né infermieri a sufficienza per garantire cure adeguate», conclude Aodi.

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