Violenza contro le infermiere. Nursing Up: «130mila aggressioni all’anno»
di Matteo ScolariNel giorno dedicato alla Giornata Internazionale della Donna, il sindacato Nursing Up lancia un allarme drammatico: le infermiere italiane, che rappresentano la colonna portante del nostro sistema sanitario, sono sempre più esposte a una spirale di violenza che sembra non avere fine.
I numeri sono spaventosi: 130mila aggressioni ogni anno contro gli infermieri in Italia, di cui il 75% ha come vittime le donne, quindi 97.500 infermiere colpite da violenze fisiche e psicologiche. E il fenomeno è in peggioramento: nel 2024 si stima che gli episodi siano già superiori a quelli dell’anno precedente.
Il 30% di questi episodi è caratterizzato da violenza fisica diretta: calci, pugni, morsi e persino fratture e commozioni cerebrali. Infermiere che vengono colpite al volto, riportando denti saltati ed ecchimosi, o addirittura minacciate con coltelli e manganelli da pazienti che entrano indisturbati nei reparti. L’escalation della brutalità ha raggiunto livelli allarmanti: Nursing Up denuncia casi di infermiere minacciate di essere bruciate vive con accendini da pazienti in stato di alterazione.
Antonio De Palma, presidente di Nursing Up, denuncia l’inaccettabilità di questa situazione: «Le infermiere italiane sono madri e mogli prima che professioniste. Sottraggono tempo alla loro famiglia per prendersi cura dei pazienti, eppure sono costrette a subire violenze quotidiane. La loro sicurezza è ignorata e molte aggressioni rimangono impunite. Chi le difende?»

Le cause di questa emergenza sono molteplici. Il sovraccarico della sanità pubblica, la disorganizzazione dei pronto soccorso, la mancanza di protocolli di sicurezza adeguati e la presenza sempre più frequente di pazienti con disturbi psichici non adeguatamente assistiti, rendono gli ospedali luoghi pericolosi per chi vi lavora. Una su cinque delle aggressioni avviene per mano di pazienti con patologie psichiatriche, mentre l’ingresso incontrollato nei reparti di persone armate, soggetti in stato di ebbrezza o con dipendenze espone il personale sanitario a continui rischi.
L’indagine condotta da otto università italiane ha rivelato che il 69% dei professionisti sanitari è donna e che nel Servizio Sanitario Nazionale operano 450.066 professioniste sanitarie, di cui la stragrande maggioranza sono infermiere. Il 76% degli iscritti agli Ordini è infermiera e, a livello europeo, il 43% delle professioniste sanitarie ha subito almeno un’aggressione nella propria carriera.
Questi numeri indicano un sistema sanitario al femminile, che però è drammaticamente esposto alla violenza e privo di adeguati strumenti di protezione. Nonostante la gravità della situazione, oltre la metà delle aggressioni non viene denunciata, rendendo il fenomeno ancora più pericoloso e invisibile.
«Non è più accettabile che le infermiere siano lasciate sole a fronteggiare pazienti violenti, ubriachi o in stato di alterazione psichica. Gli ospedali devono diventare luoghi sicuri anche per chi ci lavora. Le istituzioni devono agire subito, rafforzando la presenza delle forze dell’ordine nei reparti, soprattutto nelle ore notturne».
Il sindacato chiede interventi immediati: potenziamento della sicurezza nei presidi sanitari, installazione di sistemi di allarme efficaci, formazione del personale per la gestione delle aggressioni e inasprimento delle pene per chi aggredisce gli operatori sanitari. «Le infermiere italiane combattono ogni giorno per la salute della collettività. Ma chi combatte per loro? Non possiamo più permettere che siano vittime sacrificali di un sistema che non le protegge» conclude De Palma.
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