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Processo Miteni: verso la sentenza per uno dei peggiori disastri ambientali in Italia

di Matteo Scolari
Venerdì 6 febbraio a Vicenza, con la requisitoria del Pubblico Ministero, riprenderà l’udienza decisiva sul caso PFAS. Greenpeace e le associazioni chiedono giustizia e si molbiliterano con un sit-in fuori dal tribunale.

Sta entrando nella sua fase conclusiva il processo Miteni, il caso di inquinamento da PFAS che ha contaminato l’acqua di circa 350.000 persone tra le province di Verona, Vicenza e Padova. Venerdì 6 febbraio a Vicenza, con la requisitoria del Pubblico Ministero, riprenderà l’udienza decisiva per uno dei più gravi disastri ambientali della storia italiana.

Scoperta nel 2013 grazie a un’indagine del CNR-IRSA, la contaminazione ha riportato all’attenzione pubblica la pericolosità dei PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), composti artificiali noti anche come “inquinanti eterni” poiché non degradano nell’ambiente e si accumulano nel corpo umano, con gravi rischi per la salute, tra cui alcune forme tumorali.

Greenpeace Italia, che si è costituita parte civile nel processo, sarà presente a Vicenza insieme ai comitati locali e alle associazioni nazionali che da anni lottano contro questa contaminazione. Nella giornata di venerdì si terranno una conferenza stampa alle 10:30 e un sit-in fuori dal Tribunale di Vicenza, per ribadire il principio “chi inquina paga” e chiedere la bonifica immediata del sito Miteni, chiuso da anni ma che continua a inquinare la seconda falda acquifera più grande d’Europa.

Giuseppe Ungherese

Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, sottolinea che questo processo rappresenta “un’occasione storica per fare giustizia sui crimini ambientali”. Greenpeace denuncia inoltre il mancato intervento delle istituzioni nella bonifica del territorio contaminato e il persistere della contaminazione di alcuni prodotti alimentari.

Il problema dei PFAS è una crisi ambientale ancora irrisolta. Nel 2024, Greenpeace ha analizzato campioni d’acqua in 235 città italiane, rilevando che il 79% dei campioni di acqua potabile contiene PFAS, con il PFOA (classificato come cancerogeno) presente nel 47% dei casi.

Nonostante queste evidenze, Greenpeace accusa il governo guidato da Giorgia Meloni di inazione totale: il rischio per la salute pubblica viene ignorato e la produzione di PFAS in Italia non è stata ancora vietata. Greenpeace chiede quindi un intervento immediato per fermare l’uso e la produzione di queste sostanze tossiche e garantire alla popolazione acqua pulita e sicura.

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