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MPS lancia un’offerta pubblica di scambio totalitaria su Mediobanca

di Redazione
Con un’operazione dal valore di 13,3 miliardi di euro, Monte dei Paschi di Siena punta a sinergie industriali e un ritorno del 14% sul capitale tangibile.

Monte dei Paschi di Siena (Mps) ha annunciato ufficialmente il lancio di un’offerta pubblica di scambio (OPS) totalitaria su Mediobanca, valutando la storica banca d’investimento italiana ben 13,3 miliardi di euro. L’offerta prevede un premio del 5,03% rispetto al prezzo di chiusura di Borsa del giorno precedente e un rapporto di scambio di 23 azioni Mps per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione.

Secondo quanto dichiarato dall’istituto senese, l’obiettivo è completare l’operazione entro il terzo trimestre del 2025. Per la sua efficacia, l’offerta è subordinata al raggiungimento di una quota pari al 66,67% del capitale di Mediobanca, condizione rinunciabile solo previa espressa volontà di Mps.

L’unione tra Mps e Mediobanca rappresenta una pietra miliare per il sistema finanziario italiano, dando vita a un nuovo campione nazionale bancario. Secondo quanto riportato dalla nota ufficiale, il nuovo gruppo si posizionerà al terzo posto nel panorama bancario nazionale, con una proposta caratterizzata da una forte complementarità di prodotti e servizi e un business mix altamente diversificato.

L’operazione punta inoltre a proteggere e valorizzare i due storici brand italiani, Mps e Mediobanca, consentendo a famiglie e imprese di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata.

“Con questa operazione di natura industriale vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario, creando valore immediato per gli azionisti di Mps e Mediobanca, e per l’intero sistema Paese. Puntiamo a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza che vogliamo proteggere e valorizzare ulteriormente”. È quanto dichiarato da Luigi Lovaglio, CEO di Mps, nella nota ufficiale diffusa dall’istituto senese.

L’acquisizione di Mediobanca permetterà a Mps di ottenere numerosi benefici finanziari e operativi. Tra i più significativi, si stima un ritorno sul capitale tangibile del 14%, con un indicatore di solidità patrimoniale pro-forma del 16%. L’operazione consentirà inoltre di generare circa 700 milioni di euro di sinergie annue ante imposte, equamente suddivise tra ricavi (300 milioni di euro), costi (300 milioni di euro) e funding (100 milioni di euro).

Un ulteriore vantaggio sarà rappresentato dal valore delle Dta (attività fiscali differite) di Mps, che verranno ottimizzate grazie a una base imponibile consolidata più elevata. Si prevede che il nuovo gruppo sarà in grado di utilizzare 2,9 miliardi di euro di Dta nei prossimi sei anni, generando 500 milioni di euro all’anno e un significativo beneficio di capitale. Secondo le stime, l’accelerazione nell’utilizzo delle Dta porterà un vantaggio netto agli azionisti di Mediobanca pari a circa 1,2 miliardi di euro.

L’operazione su Mediobanca avrà inevitabili conseguenze sugli equilibri finanziari italiani, con particolare riferimento al controllo delle Generali, di cui Mediobanca detiene il 13% del capitale. Tra gli altri azionisti figurano Delfin (9,9%) e Caltagirone (6,9%), che da anni si trovano su posizioni opposte rispetto a Piazzetta Cuccia.

La possibile integrazione tra Mps, una banca commerciale tradizionale, e Mediobanca, banca d’investimento con importanti attività nell’asset management e credito al consumo, potrebbe ridefinire le dinamiche di potere nel settore bancario e assicurativo. In particolare, la posizione di Mediobanca all’interno del capitale delle Generali diventerà centrale nel contesto di un’assemblea, prevista per la prossima primavera, che rinnoverà il consiglio di amministrazione della compagnia triestina.

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