Nuova call-to-action

Traforo delle Torricelle, adesso o mai più

di Matteo Scolari
Sindaci di diverse casacche politiche assieme a consiglieri regionali e a una nutrita rappresentanza di imprenditori richiamano l'urgenza di completare l'anello circonvallatorio di Verona. Sarà l'occasione per iniziare a toccare con mano l'opera?

Il traforo delle Torricelle è uno di quei progetti di cui si parla tanto e si fa poco. Da oltre trent’anni è al centro di un dibattito che coinvolge amministratori, cittadini e imprese, senza mai approdare a una fase concreta di realizzazione. Le ragioni dell’immobilismo sono molteplici: difficoltà di finanziamento, criticità tecniche, divisioni politiche e, soprattutto, una mancanza di visione strategica. Oggi, però, qualcosa sembra muoversi, grazie a una mobilitazione crescente di sindaci e amministratori regionali che vogliono riportare il progetto al centro dell’agenda politica.

Il progetto originario del Traforo delle Torricelle.

L’idea del traforo nasce per affrontare un problema reale: la congestione del traffico che soffoca Verona e le sue arterie principali, soprattutto sull’asse di attraversamento est e ovest della città. «Collegare la Valpantena e la Valpolicella con un’infrastruttura che attraversi le Torricelle significa non solo ridurre drasticamente i tempi di percorrenza, ma anche abbattere le emissioni inquinanti e migliorare la qualità della vita dei cittadini» dichiarano i promotori dei ricostituito Comitato per il Traforo, chiamati a raccolta dal sindaco di Grezzana Arturo Alberti, per i quali l’opera «non è un vezzo urbanistico, ma di una necessità strutturale per una città che si propone come snodo importante del Nord Italia».

Eppure, il progetto resta fermo in una fase pre-progettuale, intrappolato in quella palude decisionale che troppe volte caratterizza l’Italia. A Verona si discuteva del traforo già negli anni ’90, poi nei primi anni Duemila sembrava imminente un’applicazione del project financing per avviare i lavori. La crisi economica del 2010 ha però frenato tutto, lasciando il progetto in sospeso. Oggi si parla di un ridimensionamento dell’opera – forse una galleria singola per contenere i costi – ma siamo ancora lontani da un piano esecutivo.

Il paradosso è che la necessità del traforo è cresciuta nel tempo. Il traffico nelle arterie cittadine non solo non è diminuito, ma rischia di peggiorare ulteriormente con l’avvio dei lavori per altre infrastrutture, come la filovia. I sindaci dei comuni limitrofi, dalla Lessinia alla Valpolicella, si uniscono in coro per chiedere la realizzazione dell’opera, consapevoli che i benefici non si fermerebbero ai confini urbani di Verona, ma si estenderebbero a tutta la provincia.

La politica locale, però, sembra incapace di prendere una decisione. L’attuale amministrazione comunale di Verona ha spostato i fondi originariamente destinati al traforo verso altri progetti, come la strada di gronda. Una scelta che ha generato molte polemiche, sollevando dubbi sulla visione strategica del futuro della città. È giusto investire in opere alternative? «Probabilmente sì, ma è altrettanto vero che il traforo non può essere relegato all’oblio» insistono i promotori del Comitato.

Il traforo delle Torricelle non è solo un’opera infrastrutturale: è un simbolo. Simboleggia la capacità – o l’incapacità – di una città di progettare il proprio futuro, di guardare oltre il breve termine, di immaginare un modello di mobilità sostenibile e competitivo. La mancanza di una risposta definitiva, nel frattempo, costa cara: in termini di tempo, di salute per i cittadini e di competitività per le imprese.

Ora che le voci si alzano di nuovo, con consiglieri regionali come Enrico Corsi e sindaci come il già citato Arturo Alberti , è il momento di passare dalle parole ai fatti. «Non servono altri decenni di dibattiti, ma un piano chiaro, condiviso e sostenuto dalle istituzioni a tutti i livelli. – auspicano in coro – Come ha dimostrato la realizzazione di altre infrastrutture complesse, come la Pedemontana Veneta, quando c’è una volontà politica e una collaborazione concreta, i risultati arrivano».

«Il traforo delle Torricelle non deve diventare una “chimera” da citare nei libri di storia delle incompiute italiane. Deve essere un punto di partenza per costruire una Verona moderna, sostenibile e all’altezza delle sfide del futuro. Ma per farlo, serve il coraggio di decidere. E il coraggio, purtroppo, è spesso l’anello mancante nella politica italiana» concludono all’unisono.

👉 VUOI RICEVERE IL SETTIMANALE ECONOMICO MULTIMEDIALE DI VERONA NETWORK?
👉 ARRIVA IL SABATO, È GRATUITO!

PER RICEVERLO VIA EMAIL

Condividi ora!