Zenato: «Vogliamo far conoscere il Lugana a un pubblico più ampio»
di Matteo ScolariNell’ambito della ventesima edizione della Settimana Veronese della Finanza, dedicata questa settimana al settore agroalimentare, Focus Verona Economia ha ospitato Fabio Zenato, Presidente del Consorzio Tutela Lugana DOC. Con una produzione di circa ventotto milioni di bottiglie su duemila e seicento ettari, il consorzio rappresenta un pilastro dell’enologia veronese e bresciana, grazie anche alla varietà autoctona Turbiana e alla costante attenzione alla qualità. Zenato ha condiviso con il pubblico gli obiettivi del consorzio e le sfide che il Lugana sta affrontando per emergere oltre i confini locali.
Presidente, Peschiera si trova esattamente al crocevia tra il territorio bresciano e quello veronese, e il nome Lugana ha una storia tutta sua. Ci racconta l’origine di questa DOC di cui lei è alla guida dal 2022?
Il Consorzio Lugana DOC ha una storia molto antica; infatti, nasce nel 1967, ed è una delle prime DOC italiane. Siamo una denominazione particolare poiché attraversiamo due province e due regioni: Brescia e Verona, quindi Lombardia e Veneto. L’origine di questa DOC non è legata ai confini amministrativi, ma a un territorio che risale al periodo del ghiacciaio del Lago di Garda. Questa caratteristica pedogenetica unica è fondamentale per noi. Oggi il consorzio conta circa 200 soci, un centinaio di cantine, e produce intorno ai 28 milioni di bottiglie su 2.600 ettari. La nostra denominazione è fondata su un unico vitigno, il Turbiana, che è il simbolo del territorio.
Come ricordava, circa il 60% della produzione va all’export, mentre il 40% è destinato al mercato interno. Uno dei suoi obiettivi era proprio quello di diffondere il Lugana anche fuori dai confini regionali. È una sfida che sta dando risultati?
Sì, di fatto è una sfida importante. In Italia abbiamo molti vini locali e vitigni, quindi farsi strada fuori dalla propria terra non è scontato. Ci siamo posti l’obiettivo di far conoscere il Lugana a un pubblico più ampio, oltre le province di Brescia e Verona. Il nostro mercato principale è l’asse Milano-Venezia, ma l’Italia è grande e ha tante altre città da esplorare. Abbiamo organizzato eventi di degustazione in varie città italiane come Roma, Napoli, Firenze, Torino e Milano. Quest’anno abbiamo anche aperto la stagione di eventi a Venezia. Insomma, ci stiamo muovendo in lungo e in largo sul territorio nazionale.
I vostri paesaggi sono davvero incantevoli e, oltre alla bellezza visiva, presentano anche delle caratteristiche dell’uva uniche dal punto di vista organolettico. Il vostro vino ha una sapidità particolare nel suo genere, vero?
Sì, la sapidità è uno degli elementi distintivi e identitari del Lugana, soprattutto nella sua versione più fresca e giovane. Questo risultato è il frutto del connubio tra il territorio unico e il microclima della zona. Abbiamo suoli molto argillosi che diventano morenici nella parte più meridionale, e un clima particolare caratterizzato da brezze leggere che soffiano tra lago e terra. I venti locali, come il “Peler” e l’”Ora”, creano condizioni microclimatiche ideali per la crescita della vite, rendendo il Lugana un vino fresco e versatile, ideale sia per l’aperitivo che per l’abbinamento gastronomico, anche con cucine internazionali come quella giapponese.
Il Lugana, inoltre, dal 2011 ha una riserva, che è una particolarità per un vino bianco.
Sì, esatto. La riserva è un segno distintivo di qualità e raffinatezza per una denominazione, e ancora di più nel caso di un vino bianco. Dopo anni di studio e degustazioni alla cieca, nel 2011 abbiamo introdotto questa tipologia che richiede un affinamento in cantina di almeno due anni. La riserva sposta il focus del Lugana dalla freschezza e sapidità verso un profilo più minerale ed elegante, mostrando il potenziale di questo vitigno e del territorio.
Di solito, per i vini bianchi, il periodo di riserva è di un anno. Per il vostro Lugana riserva sono previsti addirittura due anni: una particolarità, senza dubbio.
È una particolarità complessa da gestire. Le cantine che producono Lugana riserva – circa una ventina – devono investire molto in questo progetto, rendendo il tempo un fattore di produzione essenziale, cosa rara nei vini bianchi. Il progetto è comunque in crescita, e le aziende che scelgono questa strada ottengono soddisfazioni davvero importanti.
Il turismo è fondante per la zona del Garda, immagino che il consorzio faccia molta formazione anche per l’accoglienza.
Assolutamente sì. Essere produttori di vino oggi significa anche essere custodi del territorio. Oltre alla produzione, bisogna saper offrire un’esperienza di cantina. Le nostre aziende, spesso medio-piccole e a conduzione familiare, offrono un’accoglienza che permette ai visitatori di comprendere appieno ciò che c’è dietro un calice di vino, creando un legame unico tra vino e territorio.
Guardando al futuro del consorzio, quali sono le sue prospettive?
Il consorzio sta crescendo costantemente da alcuni anni, e la nostra priorità è mantenere alto il valore percepito del Lugana, facendo comprendere il lavoro che c’è dietro. La qualità resta un pilastro su cui continuare a lavorare per posizionarci tra le eccellenze del panorama viticolo italiano.
Chiudiamo con una domanda sull’attualità: la vendemmia si sta concludendo. Quali sono le sue impressioni?
La vendemmia è praticamente conclusa da circa dieci giorni. È stata una buona vendemmia, nonostante una stagione complicata: al 30 giugno avevamo un 86% di piovosità in più rispetto alla media degli ultimi trent’anni, poi luglio e agosto sono stati segnati da notti tropicali. Fortunatamente, il vitigno Turbiana, essendo tardivo, ha potuto beneficiare delle fresche notti di settembre, che hanno favorito un’ottima maturazione aromatica. Siamo molto soddisfatti, anche perché la vendemmia 2023 è stata penalizzata da una grandinata che ha ridotto la produzione di oltre un terzo. Quest’anno, fortunatamente, siamo stati più sereni.
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