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L’economia italiana tra sbuffi e sorrisi, tra stagnazione e innovazione

di Matteo Scolari
La puntata di Focus Verona Economia del 3 ottobre, con le rappresentanze delle associazione datoriali, ci hanno consegnato una fotografia fedele di quello che avevamo intuito dal nostro osservatorio giornalistico.

L’economia italiana sta attraversando un momento di profonde trasformazioni, una fase complessa in cui si intrecciano criticità locali, tendenze nazionali e sfide globali. Il contesto economico odierno appare come un grande campo di battaglia, in cui piccole e medie imprese, cuore pulsante del nostro tessuto produttivo, cercano di adattarsi a scenari in continua evoluzione. Ma a dominare la scena sono due grandi protagonisti: la stagnazione e l’innovazione.

A livello internazionale, la crescita economica risente delle numerose crisi geopolitiche che stanno impattando pesantemente i mercati energetici e le catene di approvvigionamento globali. La guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente non hanno fatto altro che peggiorare la situazione già precaria, aggravata da un’inflazione persistente che sta colpendo in modo indiscriminato famiglie e imprese. Le materie prime hanno visto un aumento senza precedenti, spingendo molte attività produttive a ridurre i margini di profitto o, peggio ancora, a chiudere definitivamente. La combinazione di costi energetici esorbitanti e inflazione ha creato un mix esplosivo che frena il potenziale di ripresa economica, mettendo a dura prova soprattutto le piccole realtà imprenditoriali.

Nel panorama nazionale, l’Italia si trova a fare i conti con una burocrazia asfissiante, che sembra soffocare ogni tentativo di slancio. Per le nuove imprese, aprire un’attività è spesso un percorso ad ostacoli, pieno di scartoffie e regolamentazioni, che scoraggiano molti giovani a mettersi in gioco. Eppure, proprio i giovani potrebbero essere la chiave per rilanciare il nostro sistema produttivo. La loro capacità di adattarsi ai cambiamenti, di abbracciare nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, rappresenta un potenziale ancora troppo poco sfruttato. L’innovazione tecnologica, soprattutto nel settore manifatturiero e delle costruzioni, è un’opportunità che l’Italia non può permettersi di ignorare. Tuttavia, per coglierla, è necessaria una visione strategica a lungo termine, che coniughi la formazione di competenze con un approccio aperto e collaborativo tra imprese e istituzioni.

A livello locale, città come Verona offrono un interessante spaccato delle dinamiche economiche nazionali. Le imprese locali, che vanno dall’edilizia al commercio, stanno lottando per trovare il proprio spazio in un mercato in evoluzione. Se da un lato ci sono settori che continuano a mostrare segni di resilienza, come quello dell’artigianato e della ristorazione, dall’altro ci sono comparti che stanno attraversando un vero e proprio collasso. Il commercio al dettaglio, per esempio, deve fare i conti non solo con la concorrenza delle grandi catene e del commercio online, ma anche con la crescente difficoltà delle famiglie a spendere.

Tuttavia, nonostante queste criticità, ci sono anche segni di speranza. Eventi come fiere e manifestazioni pubbliche continuano a essere motori di crescita per il turismo e le attività locali. Iniziative come “Le Piazze dei Sapori”, che promuovono l’eccellenza enogastronomica del territorio, dimostrano che l’innovazione può passare anche dalla valorizzazione delle tradizioni. Il turismo, sebbene messo a dura prova dalla pandemia, sta tornando a essere un settore vitale, soprattutto in città d’arte e nelle località simbolo del Made in Italy.

In questo contesto, emerge una necessità: quella di politiche economiche più incisive e mirate. Non basta puntare sugli incentivi temporanei o su bonus di natura episodica, ma è fondamentale creare un ecosistema che favorisca l’innovazione, l’inclusione dei giovani e la valorizzazione delle eccellenze locali. La politica deve tornare a fare la sua parte, garantendo che le normative europee siano adattate alle specificità del nostro sistema produttivo e riducendo il peso di una burocrazia che soffoca l’intraprendenza.

L’Italia si trova a un bivio: da una parte c’è il rischio di una stagnazione prolungata, dall’altra c’è l’opportunità di cavalcare il cambiamento e tornare a essere un Paese competitivo a livello globale. Le chiavi del successo? Formazione, digitalizzazione, sostenibilità e, soprattutto, la capacità di creare un ecosistema economico che sia in grado di valorizzare il capitale umano.

Le imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie, hanno sempre dimostrato una grande capacità di adattamento e resilienza. Ora, più che mai, hanno bisogno di un sostegno concreto per affrontare le sfide del futuro. Sta a noi, come sistema Paese, decidere se abbracciare il cambiamento o restare impantanati in un passato che non esiste più.

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