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Infrastrutture. D’Agostino: «L’Europa e l’Italia devono acquistare porti esteri»

di Redazione
Zeno D'Agostino, presidente del Porto di Trieste e dell'organizzazione dei porti europei ESPO, è intervenuto oggi in CCIAA all'incontro dedicato alle priorità infrastrutturali del Veneto e del Paese.

In occasione dell’evento “Le priorità infrastrutturali del mondo economico per un Veneto più competitivo” tenutosi oggi presso la Camera di commercio di Verona, organizzato da Unioncamere del Veneto con il supporto di Uniontrasporti, abbiamo avuto incontrato Zeno D’Agostino, presidente dell’European Sea Ports Organisation (ESPO) e dello scalo portuale di Trieste. Durante l’incontro, D’Agostino ha condiviso la sua visione sull’importanza strategica dei porti nell’economia quotidiana e sull’essenziale ruolo che questi giocano nel contesto della globalizzazione e della logistica internazionale.

Guarda l’intervista al Presidente D’Agostino

Presidente D’Agostino, oggi parliamo di infrastrutture e in particolare di porti, un tema che fino a poco tempo fa sembrava non ricevere l’attenzione merita dall’opinione pubblica. Qual è la sua opinione al riguardo?

La percezione dei porti è drasticamente cambiata, soprattutto a causa della situazione geopolitica globale. I porti sono essenzialmente il punto di contatto tra un paese e il resto del mondo, e recentemente sono diventati molto più riconosciuti e rilevanti agli occhi della pubblica opinione. Questo cambio di percezione è dovuto sia a motivi geopolitici che logistici.

Venezia e Verona in Veneto avranno un ruolo chiave, come centri logistici, nella ricostruzione dell’Ucraina. Un ruolo che appartiene anche al porto di Trieste.

Nel momento in cui è iniziata la guerra, abbiamo avvertito immediatamente la responsabilità di agire, organizzando – in gran segreto, in modo da non dare riferimenti ai russi –  treni tra Trieste e Odessa per trasportare merci bloccate, nonostante i rischi associati. Questa è stata una grande opportunità per mostrare il nostro supporto, ma anche per sfruttare le potenziali opportunità commerciali che questa situazione ha portato.

Essendo anche presidente a livello europeo, quali sono, secondo lei, le necessità dei porti europei e italiani per crescere e diventare più strategici nel contesto della globalizzazione?

La strategia da adottare è chiara: dobbiamo seguire l’esempio di altri paesi che investono al di fuori dei propri confini e acquistano porti privati. Singapore, la Russia, gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti sono solo alcuni degli esempi di nazioni che stanno espandendo la loro influenza investendo in territori esterni. Per non rimanere indietro, anche l’Europa e l’Italia devono adottare un approccio simile, soprattutto nel Mediterraneo, per diventare attori centrali nel panorama internazionale.

Acquistando porti?

Certamente. Dovrebbe essere lo Stato a farlo a titolo di investimento e di sicurezza interna. E’ un’azione strategica ormai improrogabile.

Tornando alla sua città natale, Verona, come valuta l’attuale situazione infrastrutturale?

Verona è attualmente un cantiere aperto, un segno che la città si sta preparando per il futuro. I cantieri, sebbene possano causare disagi temporanei, sono essenziali per lo sviluppo. 

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