Stefano Faedo: «La Mela di Verona è un simbolo di identità e condivisione»
di Matteo ScolariIl marchio Mela di Verona nasce per valorizzare e rendere riconoscibile una delle produzioni agricole più importanti del Veneto. L’iniziativa, promossa da più player del territorio, coinvolge sia cooperative sia aziende private e riunisce produttori fidelizzati che conferiscono mele di alta qualità. L’obiettivo è duplice: strutturare la filiera e ottenere il riconoscimento dell’IGP, in collaborazione con Coldiretti Verona e le principali federazioni di categoria, in un progetto fondato sulla condivisione e sull’identità territoriale.
Presidente, come nasce il progetto Mela di Verona?
È nato circa tre o quattro anni fa dalla volontà di ottimizzare e coordinare l’offerta delle mele prodotte nel nostro territorio. Cooperative e aziende private si sono unite per creare una struttura comune, capace non solo di commercializzare, ma anche di valorizzare la nostra produzione. L’idea di fondo è stata quella di costruire un brand d’area che rappresentasse identità, storicità e territorio. La collaborazione con Coldiretti Verona è stata fondamentale per avviare il percorso verso l’IGP.
Il brand ha già un riconoscimento importante anche nella grande distribuzione.
Sì, oggi il marchio è presente in cinque o sei insegne della GDO. Rappresentiamo circa l’80% della produzione veneta di mele, perciò possiamo dire che “c’è il Veneto dentro”. L’area di produzione comprende Verona, Vicenza, Padova e Rovigo, territori che da decenni esprimono una grande tradizione frutticola.
Quali sono le varietà principali della Mela di Verona?
Le varietà storiche sono Royal Gala, Golden Delicious e Granny Smith, ma ne coltiviamo anche altre minori. La Royal Gala è la più precoce, raccolta già a fine luglio o inizio agosto grazie ai nuovi cloni che anticipano la maturazione. La Golden Delicious si raccoglie a settembre e presenta una particolarità: la Golden rugginosa, che nasce naturalmente dalle rugiade primaverili e unisce un aspetto rustico a un sapore elegante, dolce e leggermente acidulo. Poi c’è la Granny Smith, la nostra “perla verde”, molto apprezzata nei mercati esteri per il colore brillante e il gusto fresco.
Il 2025 è stato però segnato da un evento meteorologico eccezionale.
Sì, il primo settembre una tromba d’aria ha attraversato 14 comuni veronesi e due vicentini, distruggendo impianti e strutture per una stima di circa 30 milioni di euro di danni. Non parliamo solo di grandine o gelate, ma di meleti completamente abbattuti. In alcuni casi sono stati compromessi l’80 o 90% degli impianti, anche di recente realizzazione. È stato devastante, soprattutto perché è avvenuto a una settimana dalla raccolta della Golden, quando il prodotto era maturo ma ancora nei campi.
C’è stata una risposta concreta da parte delle istituzioni?
Sì, si sono attivati i comuni, le federazioni agricole e la politica locale per sensibilizzare e chiedere interventi. Ma la situazione resta difficile: chi vuole ripartire deve affrontare investimenti importanti, che si ripagano solo dopo 3-4 anni, il tempo necessario a far fruttificare un nuovo impianto. Le assicurazioni purtroppo non sempre coprono danni di questo tipo, soprattutto agli impianti antigrandine, quindi la resilienza degli agricoltori è fondamentale.
Nonostante tutto, la filiera resta coesa e guarda avanti.
Esatto. La Mela di Verona è anche un simbolo di solidarietà e collaborazione tra produttori. L’obiettivo è ottenere il riconoscimento IGP, passo decisivo per tutelare il prodotto e valorizzare un territorio che ha una lunga tradizione frutticola. Stiamo lavorando con la Regione Veneto per completare l’iter burocratico fino al Ministero e a Bruxelles. Nel frattempo, continuiamo a promuovere l’unione d’intenti tra le diverse realtà, pubbliche e private, per costruire una strategia condivisa e far conoscere sempre di più le nostre eccellenze.
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