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Prosecco, boom negli USA: da zero a 500 milioni $ in 15 anni

di Matteo Scolari
Negli USA il Prosecco firma il 31% della spesa in vini italiani, sorpassa lo Champagne anche a valore e guida la mixology; a Chicago Vinitaly.USA rilancia l’export veneto tra dazi e nuovi consumatori.

Cresce senza sosta la domanda di Prosecco negli Stati Uniti, dove ormai vale il 31% dei consumi a valore di tutti i vini italiani e conquista soprattutto millennial e donne. A 15 anni dalla ridefinizione della piramide produttiva (Conegliano Valdobbiadene Docg, Asolo Docg, Prosecco Doc), il “nuovo” Prosecco a denominazione è balzato da zero a oltre 500 milioni di dollari, con un +178% negli ultimi sette anni, quattro volte il ritmo del vino italiano negli States. Numeri diffusi dall’Osservatorio Uiv–Vinitaly alla vigilia di Vinitaly.USA (Chicago, 5-6 ottobre), la principale fiera b2b del vino italiano negli USA, che vedrà la collettiva della Regione Veneto e molte delle realtà delle tre denominazioni protagoniste.

«Non si può dire che in questi anni non ci siano state difficoltà extra-settore – ha dichiarato il direttore generale di Veronafiere, Adolfo Rebughini –, dal Covid al calo del potere d’acquisto e dei consumi, fino alla concorrenza con altre categorie di bevande. Ma il Prosecco ha dimostrato una straordinaria capacità di resilienza, rafforzandosi grazie a una strategia di valorizzazione coerente e a investimenti promozionali sempre più efficaci. Lo conferma la presenza a Vinitaly.USA della collettiva della Regione Veneto e di alcune tra le principali realtà delle tre denominazioni. Con questo spirito il Prosecco – e, più in generale, tutte le imprese del made in Italy presenti a Chicago – sono pronte ad affrontare anche la sfida dei dazi. È la prova che, quando l’Italia combina qualità e promozione, può affermarsi come leader globale: lo stesso obiettivo che ci poniamo con Vinitaly.USA per l’insieme delle nostre eccellenze».

Adolfo Rebughini
Adolfo Rebughini (Foto Ennevi)

Secondo l’analisi Uiv–Vinitaly, la quota del mercato statunitense del Prosecco è superiore alla media del vino italiano (27% contro 24%) per un controvalore che nel 2024 ha raggiunto i 531 milioni di dollari: record rinnovato anno dopo anno, salvo la pausa 2020, seguita da una ripartenza che in quattro anni ha sommato +90%. Un simbolo pop della condivisione e del bere accessibile che, per Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio, vale al consumo 2,9 miliardi di dollari l’anno con prezzi medi appena sotto i 18 dollari a bottiglia. «In pochi anni – ha detto Flamini – il Prosecco è diventato il vino italiano con l’awareness più alta, a quota 40%.

Un dato rilevante, se si considera la giovane età del prodotto e sempre più vicino a un vino simbolo come lo Champagne (52%). Ma dove il vino veneto ha già superato la bollicina francese è nella conversione all’acquisto, con una percentuale al 31% contro il 24% di quello transalpino».

Il sorpasso si vede anche alla cassa: per SipSource, il Prosecco è primo negli USA non solo per volumi ma anche per valore delle bollicine. Nei primi 7 mesi dell’anno la quota sul totale della tipologia è al 30%, contro il 28% dello Champagne. Restano ampi margini di crescita nel West e nell’East North Central, mentre è alta la densità di consumatori lungo tutta la dorsale orientale (dal New England al Mid e South Atlantic), dove si concentra oltre metà dei consumi. Il Prosecco rappresenta a valore l’87% degli spumanti italiani venduti negli USA e il 25% del totale vino italiano; intercetta inoltre la mixology, dai ready to drink ai cocktail “on the spot”, dallo spritz ai mix con succhi di frutta, particolarmente apprezzati da donne e GenZ.

La sfida dei dazi si accompagna a quella multietnica: secondo l’Osservatorio Uiv–Vinitaly su base Iwsr, l’attuale platea è ancora composta in misura elevata da consumatori tradizionali (caucasici) rispetto a competitor come cocktail, hard seltzer e ready to drink. L’obiettivo è allargare la penetrazione anche nelle community non caucasiche, sempre più rilevanti demograficamente, con azioni mirate di comunicazione e posizionamento.

A Vinitaly.USA (Chicago, 5-6 ottobre) sono attesi 250 espositori tra cantine e consorzi, per un fatturato aggregato di oltre 7,2 miliardi di euro. Le presenze di importatori e buyer risultano in linea con l’edizione 2024, a conferma della continuità e dell’attrattività dell’evento per la domanda di vino italiano negli USA. In contemporanea si terranno wine2wine Vinitaly Business Forum, i corsi della VIA – Vinitaly International Academy, focus su Vinitaly Tourism e l’Oil Bar di SOLExpo. Per Verona e il Veneto è un palcoscenico strategico per consolidare leadership, valore e quote del Prosecco e dell’intera filiera enologica regionale nel primo mercato al mondo.

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