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L’Italia supera la Francia in crescita economica, ma la pressione fiscale resta un freno

di Matteo Scolari
Nonostante i miglioramenti nelle performance economiche, secondo l'analisi della CGIA, il nostro Paese continua a fare i conti con un carico fiscale tra i più alti dell'Area Euro.

L’Italia sta vivendo un momento positivo dal punto di vista economico, registrando performance superiori rispetto alla Francia e alla Germania. Nel 2024, infatti, il nostro Paese ha registrato una crescita del PIL reale del 5,8% tra il 2019 e il 2024, mentre la Francia ha ottenuto un 4,3% e la Germania ha visto una crescita nulla. Questi dati confermano come l’Italia sia riuscita a superare la crisi post-pandemica con una ripresa economica solida e una migliore capacità di recupero rispetto ai principali partner europei.

Oltre alla crescita del PIL, l’Italia ha ottenuto ottimi risultati nel settore delle esportazioni, superando la Francia di oltre 33 miliardi di dollari. Questo è un segnale positivo per la competitività del sistema produttivo italiano, che sta conquistando mercati internazionali e guadagnando terreno non solo in Europa, ma anche oltre i confini continentali. In particolare, l’Italia ha visto aumentare la propria quota di export grazie a settori strategici come la meccanica, la moda e l’agroalimentare.

Tuttavia, nonostante questi segnali di crescita, l’Italia rimane alle prese con una pressione fiscale tra le più alte in Europa. Nel 2024, il prelievo fiscale francese è pari al 45,2% del PIL, un valore che supera di ben 57 miliardi di euro il carico fiscale italiano, che si attesta al 42,6%. La Francia è al primo posto in termini di pressione fiscale nell’Area Euro, seguita dal Belgio e dall’Austria. Sebbene il nostro Paese non raggiunga livelli di imposizione così alti come quelli della Francia, il carico fiscale italiano rimane comunque tra i più elevati, un fattore che limita la competitività e la propensione ad investire da parte delle imprese italiane.

In Italia, la disoccupazione è sotto controllo, con un tasso che è inferiore di due punti percentuali rispetto a quello della Francia. Ciò dimostra come il sistema produttivo italiano stia affrontando con maggiore efficacia la sfida occupazionale. Tuttavia, non possiamo ignorare alcune criticità interne, come il tasso di occupazione femminile che resta tra i più bassi d’Europa, e il modesto aumento delle retribuzioni medie, che non contribuisce in modo significativo alla crescita del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Altro punto critico per l’Italia è la burocrazia, che continua a frenare l’efficienza del sistema economico, così come i costi energetici che mettono a dura prova la competitività delle imprese. Sebbene il Paese abbia superato con slancio le difficoltà legate alla pandemia e all’aumento dei costi energetici, le disuguaglianze sociali sono aumentate, con un incremento della povertà in alcune aree del Paese.

Fortunatamente, sono in atto politiche di supporto, tra cui il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e la Zona Economica Speciale Unica (ZES), un’iniziativa pensata per rilanciare il Mezzogiorno d’Italia. La ZES, istituita nel gennaio 2024, offre incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche per favorire gli investimenti nel Sud Italia, stimolando l’occupazione e contribuendo alla riduzione delle disuguaglianze territoriali.

Ma non è tutto oro quello che luccica: i problemi strutturali restano, e l’Italia è ancora chiamata a confrontarsi con una competizione globale sempre più intensa. Il rallentamento economico di Francia e Germania, due dei principali partner commerciali dell’Italia, potrebbe ripercuotersi negativamente sulle esportazioni e sull’andamento generale dell’economia italiana. Inoltre, il settore pubblico italiano deve ancora affrontare sfide legate al debito e alla gestione delle risorse, che potrebbero rallentare il percorso di crescita.

Il futuro dell’Italia dipenderà quindi dalla capacità di innovare, diversificare i mercati e investire in infrastrutture e tecnologie. Solo così il Paese potrà mantenere il suo percorso di crescita, sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità, e riducendo al contempo il peso fiscale che grava su famiglie e imprese.

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