Vendemmia 2025: Veneto ancora regina con quasi 12 milioni di ettolitri
di Matteo ScolariL’indagine congiunta di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, presentata oggi nella Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, a Roma, stima per la vendemmia 2025 una produzione nazionale di 47,4 milioni di ettolitri, in crescita dell’8% rispetto al 2024 e in linea con la media del quinquennio. Un risultato che conferma il primato produttivo dell’Italia a livello mondiale, davanti a Francia (37,4 milioni) e Spagna (36,8 milioni). In cima alla classifica regionale si conferma il Veneto, con quasi 12 milioni di ettolitri e un peso pari a un quarto del raccolto nazionale, seguito da Puglia ed Emilia-Romagna.

La campagna vendemmiale è stata caratterizzata da condizioni climatiche complesse ma con esiti complessivamente positivi: uve sane e di ottima qualità, maturazioni anticipate e una lunga distribuzione temporale della raccolta, soprattutto al Sud. Il Mezzogiorno guida la crescita (+19%), trainato dalla Puglia (+17%), mentre al Nord Est l’aumento è più contenuto (+3%), con il Veneto in lieve progresso (+2%) dopo un 2024 già in media con il quinquennio.

Sul fronte qualitativo, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella evidenzia come «la qualità delle uve si preannuncia molto buona, in alcune zone addirittura eccellente. In uno scenario climatico sempre più contraddittorio e imprevedibile, il ruolo degli enologi resta centrale per garantire una conduzione più lineare e sicura dei vigneti e delle cantine».

Secondo il direttore generale di Ismea Sergio Marchi, «la vendemmia 2025 registra risultati ampiamente positivi sia in termini di quantità che di qualità, con incrementi a doppia cifra al Sud. Un ruolo determinante è stato svolto dalle politiche del Governo Meloni e dal Ministro Lollobrigida, con ingenti investimenti in promozione e contratti di filiera».
Ma sul piano economico emergono ombre. Il presidente di Uiv Lamberto Frescobaldi avverte: «Brindiamo a un’annata eccellente, ma non per le quantità. Con 47,4 milioni di ettolitri più 37 milioni già in cantina sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera. Occorre ripensare gli schemi produttivi, attivando un sistema flessibile capace di adattarsi alle dinamiche di mercato».

Dal lato europeo, il segretario generale del CEEV Ignacio Sánchez Recarte richiama l’attenzione anche sulle politiche commerciali: «Quest’anno la preoccupazione non riguarda solo il meteo, ma soprattutto le tariffe statunitensi, diventate un nodo cruciale per la sostenibilità del settore».
Sullo stesso fronte si colloca il presidente di ICE Matteo Zoppas, che ribadisce l’impegno dell’Agenzia per sostenere le aziende italiane sui mercati esteri: «Il vino italiano affronta un mercato saturo e dazi USA penalizzanti, ma ICE continua a rafforzare la promozione, con oltre 20 iniziative già realizzate nel primo semestre e altre 35 in programma. La qualità e le attività di education&tasting ci permetteranno di consolidare la leadership internazionale».
In Veneto, come in tutto il Paese, l’annata promette dunque vini freschi e longevi al Nord, equilibrati al Centro e strutturati al Sud, ma resta l’incognita della remunerazione, in un mercato che deve bilanciare eccellenza produttiva e sostenibilità economica.
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