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Pubblica amministrazione, l’anno scorso 8 miliardi non pagati ai fornitori

di Matteo Scolari
Lo stock complessivo dei debiti commerciali sfiora i 59 miliardi, con l’Italia fanalino di coda in Europa e le Pmi venete tra le più penalizzate.

Nel 2024 la Pubblica Amministrazione italiana non ha saldato 8,15 miliardi di euro ai propri fornitori privati. Lo denuncia la CGIA di Mestre, che ricorda come lo stock complessivo dei debiti commerciali sia arrivato a 58,7 miliardi di euro, pari al 2,7% del Pil, il dato peggiore in Europa. In Germania l’incidenza si ferma all’1,8%, in Francia all’1,5%, in Spagna addirittura allo 0,7%. La media UE è all’1,6%.

Per le imprese, soprattutto artigiane e piccole aziende venete, i mancati pagamenti si traducono in un freno per l’economia reale. Se da un lato i tempi medi di liquidazione si sono ridotti, scendendo per la prima volta sotto i 30 giorni grazie alla Piattaforma dei Crediti Commerciali e agli obblighi PNRR, dall’altro restano diffuse pratiche scorrette: molte amministrazioni saldano le fatture più consistenti nei termini di legge per risultare “virtuose”, mentre ritardano quelle di importo minore, penalizzando le piccole imprese. In altri casi, sono i funzionari pubblici a decidere quando i fornitori possono emettere la fattura, aggirando così i limiti normativi.

«Per risolvere un problema che ci trasciniamo da decenni – sottolinea la CGIA – serve introdurre la compensazione secca e universale tra i crediti vantati dalle imprese verso la PA e i loro debiti fiscali e contributivi. Solo così si può garantire liquidità immediata e tutelare la sopravvivenza di migliaia di Pmi».

Le criticità restano particolarmente gravi in alcuni enti: la RAP di Palermo ha pagato con 87 giorni di ritardo, stessa media per l’ASP di Crotone; il Comune di Cosenza ha superato i 57 giorni; l’ATAC di Roma è arrivata a 48. Anche grandi stazioni appaltanti come ANAS e GSE hanno accumulato ritardi rispettivamente di 15 e 16 giorni.

In Veneto, sebbene i dati medi siano migliori rispetto al Sud, le imprese continuano a soffrire gli effetti di una macchina pubblica lenta e spesso “furba”. Un tema che pesa sui conti di migliaia di fornitori locali, chiamati a garantire servizi e lavori senza la certezza di incassare nei tempi.

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