Con l’estate aumenta l’abusivismo nel settore benessere
di RedazioneCon l’arrivo della stagione estiva e l’afflusso turistico nelle località più frequentate, «esplode anche il fenomeno dell’abusivismo nel settore dell’estetica e dell’acconciatura», una piaga che colpisce in maniera particolarmente sensibile il tessuto economico e artigiano del Veneto e del Veronese. A lanciare l’allarme è Confartigianato Imprese Veneto, che denuncia come «il ricorso a prestazioni a domicilio o via piattaforme online non controllate rappresenti una minaccia non solo per l’economia regolare, ma anche per la salute dei cittadini».
Verona conta oltre 2.700 attività regolari tra parrucchieri ed estetisti, con più di 4.900 addetti complessivi. Un settore fondato su micro e piccole imprese artigiane che investono in qualità, sicurezza, formazione e aggiornamento. Ma che oggi, oltre agli aumenti energetici (+20-27% annui), deve affrontare anche una concorrenza sleale che non ha obblighi, né regole.
Secondo Beatrice Daniele, presidente della categoria Benessere di Confartigianato Imprese Veneto, «l’abusivismo nella nostra categoria raggiunge tassi nazionali del 27,6%, quasi il doppio della media complessiva che si attesta al 14,4%. Gestire un salone oggi significa investire costantemente in formazione, sicurezza, prodotti certificati, igiene e innovazione».
Un appello alla responsabilità che trova eco anche nelle parole di Cristina Scurtu, presidente di Confartigianato Benessere Verona e del mestiere Estetica a livello regionale: «Le nostre imprese sostengono costi significativi, dalle bollette agli affitti, fino agli obblighi di legge. Chi opera nell’illegalità non ha questi vincoli, ma soprattutto non offre alcuna garanzia. È ingiusto e pericoloso che chi rispetta le regole venga penalizzato, mentre chi lavora in nero prosperi indisturbato. Per questo chiediamo più controlli da parte delle autorità competenti, ma anche più consapevolezza da parte dei cittadini».

Intanto, si avvicina una scadenza importante a livello normativo. Dal 1° settembre 2025 entrerà in vigore il «divieto di utilizzo di due sostanze ritenute nocive presenti in molti prodotti per la cura delle unghie»: si tratta del Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide, fotoiniziatore usato nei gel UV, e della Dimethyltolylamine, utilizzata per favorire l’adesione di primer e smalti. I prodotti che le contengono non potranno più essere commercializzati né utilizzati, e dovranno essere ritirati o smaltiti secondo le regole. Un ulteriore vincolo a carico dei saloni regolari, che rischia però di essere ignorato da chi lavora in modo abusivo, senza controlli e tutele.
La legalità del lavoro artigiano è quindi messa a dura prova da una duplice pressione: da un lato l’innalzamento dei costi, dall’altro la crescita di un mercato sommerso che si muove indisturbato. «Servono più ispezioni, ma anche una scelta consapevole da parte dei clienti, che devono capire che un prezzo più basso può nascondere gravi rischi per la salute e un danno all’economia locale».
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