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Unicredit-Banco Bpm, Giorgetti: «Su sicurezza nazionale decide l’Italia, non l’UE»

di Matteo Scolari
Le parole di Giorgetti arrivano alla vigilia del cda di Unicredit, atteso a breve per l’approvazione dei conti del primo trimestre, ma che potrebbe anche toccare – seppur informalmente – il nodo dell’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm.

Nel pieno del risiko bancario che sta ridisegnando gli equilibri della finanza italiana, si intensifica lo scontro istituzionale sull’offerta di Unicredit su Banco Bpm, con al centro il ricorso da parte del governo italiano al golden power, lo strumento che consente all’esecutivo di porre vincoli su operazioni ritenute strategiche per la sicurezza nazionale.

A ribadire la linea dell’esecutivo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che, a margine di un incontro a Tirano, ha dichiarato: «Sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l’Europa, fino a questo momento. Bruxelles ha competenze in materia bancaria e di concorrenza, ma quando si parla di interessi strategici, la competenza resta nazionale».

Il Ministro Giancarlo Giorgetti.

Le parole di Giorgetti arrivano alla vigilia del cda di Unicredit, atteso a breve per l’approvazione dei conti del primo trimestre, ma che potrebbe anche toccare – seppur informalmente – il nodo dell’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, operazione che ha acceso tensioni politiche e istituzionali e su cui aleggia l’ipotesi di un ritiro da parte di Unicredit.

Il ministro ha chiarito che l’applicazione del golden power, decisa il 18 aprile scorso in Consiglio dei ministri, è ora nella fase di monitoraggio: «Gli interessati devono fare e dimostrare delle cose. E noi valuteremo». In gioco c’è anche il delicato bilanciamento tra le prerogative italiane e i poteri della Commissione europea, che ha inviato una lettera a Roma esprimendo dubbi sulla compatibilità dell’uso del potere speciale con le normative comunitarie in materia di concentrazioni bancarie. Secondo la Commissione, tali decisioni dovrebbero spettare alla Bce, ma per Giorgetti «la cornice europea lascia margini di azione allo Stato, quando in ballo c’è la sicurezza nazionale».

Dietro il caso Unicredit-Banco Bpm si muovono anche interessi finanziari rilevanti, con azionisti come Delfin (holding dei Del Vecchio) e Caltagirone, presenti in più istituti coinvolti in questo nuovo round di concentrazioni. Il governo ha finora esercitato il golden power solo su questa operazione, mentre non è intervenuto sull’offerta di Mps su Mediobanca, ritenuta un’operazione interna tra due realtà italiane.

Resta da capire se l’esecutivo interverrà invece su un’eventuale OPS di Mediobanca su Banca Generali, con l’obiettivo – non troppo velato – di rafforzare Piazzetta Cuccia e creare un campione nazionale nel risparmio gestito.

Sul fronte della Popolare di Sondrio, oggetto dell’interesse di Bper, Giorgetti ha invitato alla prudenza, sottolineando l’importanza della banca per il territorio valtellinese: «Non so se e come si concluderà l’operazione, ma auspico che tenga conto delle specificità locali».

Il confronto resta aperto, dunque, tra interessi industriali, protezione strategica e regole europee, mentre Unicredit – guidata da Andrea Orcel – si prende ancora tempo prima di decidere sul destino della sua offerta.

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