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Ha preso il via anche a Verona la campagna referendaria sul lavoro promossa da CGIL

di Matteo Scolari
In piazza Bra parte il presidio promosso dalla CGIL e dal Comitato Provinciale: «Il lavoro deve tornare ad essere sinonimo di dignità, sicurezza e diritti».

Oggi, sabato 12 aprile, Verona è stata teatro del lancio ufficiale della campagna referendaria promossa dal Comitato Provinciale in vista del voto dell’8 e 9 giugno 2025. Il presidio si è svolto in piazza Bra, davanti a Palazzo Barbieri, riunendo una vasta rappresentanza di sindacati, partiti e associazioni locali.

La manifestazione, promossa in prima linea dalla CGIL Verona, ha voluto porre l’attenzione su cinque quesiti referendari che toccano temi centrali della vita sociale e lavorativa del Paese: licenziamenti illegittimi, precarietà dei contratti a termine, responsabilità negli appalti, cittadinanza per giovani immigrati e tutele reali per i lavoratori.

«Abbiamo scelto di metterci la faccia per difendere diritti e dignità», si legge nella nota diffusa dal comitato. Una dichiarazione che sintetizza il sentimento condiviso da chi ha preso parte all’evento: riportare al centro il lavoro come strumento di realizzazione e garanzia sociale.

Negli ultimi anni, secondo gli organizzatori, si è assistito a un progressivo indebolimento delle tutele, con l’aumento della precarietà e la normalizzazione di condizioni di insicurezza economica e sociale. Un trend che ha colpito duramente categorie fragili come donne, giovani e migranti, spesso condannati a salari bassi, discontinuità lavorativa e incertezze previdenziali.

Il presidio ha sottolineato inoltre come il sistema degli appalti, in particolare, sia teatro di numerosi infortuni sul lavoro, spesso con esiti tragici. Si tratta, denunciano i promotori, di situazioni che richiedono un intervento legislativo urgente e un’inversione di tendenza radicale.

«Dobbiamo chiamare alle urne almeno 25 milioni di italiani, un obiettivo sfidante ma sicuramente alla portata delle nostre organizzazioni, solo la Cgil conta 5 milioni di iscritti – ha detto la segretaria generale Cgil Verona Francesca Tornieri – i veri nemici della consultazione sono l’indifferenza, la rassegnazione e il qualunquismo che ogni giorno ci sussurrano che ogni mobilitazione sia vana. Ma non è così: le morti sul lavoro, la sofferenza delle famiglie per i licenziamenti, la precarietà dei giovani, le discriminazioni verso donne e migranti, le pensioni misere non sono iatture cadute dal cielo ma fatti umani e sociali che i quesiti referendari vanno a toccare nel cuore. Votare sì l’8 e 9 giugno significa cominciare a cambiare le cose» ha concluso la Segretaria generale di CGIL Verona.   

L’intervento di Francesca Tornieri, Segretaria Generale CGIL Verona.

I cinque quesiti referendari proposti intendono proprio dare una risposta concreta a questi problemi:

  1. Reintroduzione dell’obbligo di reintegro per i licenziamenti senza giusta causa per i lavoratori assunti dopo il 2015.
  2. Abolizione del tetto massimo di sei mensilità di indennizzo nelle aziende sotto i 16 dipendenti, con parametri legati al carico familiare e alla solidità dell’azienda.
  3. Ripristino delle causali nei contratti a termine, per limitare l’abuso di forme contrattuali precarie.
  4. Responsabilità solidale negli appalti, affinché le aziende committenti rispondano in caso di infortuni o violazioni contrattuali.
  5. Cittadinanza più accessibile per chi è nato e cresciuto in Italia, riducendo a cinque gli anni di residenza necessari.

«L’8 e il 9 giugno facciamoci sentire», è lo slogan che ha chiuso il presidio, lanciando un messaggio forte alla cittadinanza: la partecipazione al voto è una scelta di democrazia attiva per un Paese che vuole rimettere al centro il valore del lavoro e dei diritti civili.

Il Comitato referendario provinciale di Verona è formato da una vasta rete di realtà, tra cui CGIL, ANPI, SUNIA, Federconsumatori, Partito Democratico, Sinistra Italiana, ARCI, Rete degli Studenti Medi, e molte altre associazioni impegnate da anni sul territorio per la giustizia sociale.

Con questa mobilitazione, Verona si conferma città attiva e consapevole, pronta a giocare un ruolo chiave in un passaggio cruciale per il futuro del Paese. Un’iniziativa che è solo l’inizio di una campagna che toccherà tutta la provincia e che si preannuncia intensa, partecipata e determinata.

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