Verona perde il 23% dei negozi in 12 anni: allarme desertificazione commerciale
di Matteo ScolariVerona si colloca al 61° posto tra i Comuni italiani con il maggior calo di attività commerciali al dettaglio dal 2012 al 2024, con un decremento del 23,3%. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne.
Nel solo comune capoluogo, a giugno 2024 risultavano attive 1.209 imprese di commercio al dettaglio fuori dal centro storico, a fronte delle 1.648 del 2012 e 1.486 del 2019. Nel centro storico, le attività sono passate da 713 del 2012 a 635 nel 2018 fino a 565 nel 2024. Un trend negativo che testimonia un forte ridimensionamento del commercio tradizionale e che mette in evidenza i rischi di desertificazione urbana.

A bilanciare almeno in parte questa tendenza è la crescita dell’aggregato alberghi, bar e ristoranti. Nel 2024, fuori dal centro storico, queste attività sono salite a 1.054 rispetto alle 907 del 2012, mentre in centro storico si contano 682 imprese, in netto aumento rispetto alle 553 del 2012. Un fenomeno che evidenzia un cambio strutturale nel panorama commerciale cittadino, con un passaggio dal retail ai servizi legati all’ospitalità e alla ristorazione.
Secondo il presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena, «l’inflazione, il calo dei consumi, l’esplosione dell’online, gli affitti elevati e la difficoltà nel reperire personale stanno minando il commercio di vicinato. Tuttavia, il terziario continua a evolversi, dimostrando vitalità attraverso l’emergere di nuove attività di servizio. Il progetto nazionale Cities vuole intervenire proprio su questi aspetti, favorendo la rigenerazione urbana in collaborazione con istituzioni e imprese».

Anche il direttore generale Nicola Dal Dosso interviene con una riflessione preoccupata: «La desertificazione dei centri storici e delle periferie mina vivibilità, sicurezza e coesione sociale. Servono politiche di rilancio per attrattività, accessibilità e sicurezza. I negozi sono presidi sociali fondamentali. Confcommercio è pronta a fare la propria parte nel confronto con l’amministrazione comunale».
A livello regionale, i dati non sono più confortanti: tra il 2012 e il 2024, nei centri storici veneti sono sparite 907 imprese del commercio al dettaglio e 1.643 fuori dal centro. Anche nel quinquennio 2019-2024 si registra una contrazione rispettivamente di 396 e 849 imprese. In controtendenza solo alcune categorie: applicazioni informatiche, farmacie e vendita fuori da negozi e mercati, mentre calano fortemente gli esercizi alimentari, i carburanti, i prodotti culturali e gli ambulanti. Nel comparto ricettivo si segnala un aumento delle strutture per affitti brevi e ristoranti, mentre bar e hotel risultano in calo o stabili.
Il progetto Cities di Confcommercio propone una strategia multidimensionale per contrastare la desertificazione commerciale e promuovere lo sviluppo urbano sostenibile. Tra le azioni chiave, la rigenerazione degli spazi pubblici, mobilità e logistica sostenibili, patti per riaprire i negozi sfitti, gestione partecipata delle città e un uso avanzato di Big Data per le politiche commerciali. Tecnologie come dashboard basate su dati di telefonia mobile sono già in sperimentazione per monitorare i flussi pedonali e migliorare la programmazione urbana.
La salvaguardia del tessuto commerciale urbano è ormai un’urgenza non più rimandabile. Verona, che vanta un patrimonio architettonico e culturale unico, non può permettersi di perdere anche la propria identità economica e sociale. Confcommercio lancia quindi un appello alle istituzioni per lavorare insieme su politiche efficaci, con l’obiettivo di ridare vita ai centri storici e alle periferie, restituendo alle città la loro funzione di luoghi vivi, inclusivi e produttivi.
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