Debernardis (ANFIA): «La crisi attuale non è un fenomeno isolato»
di Matteo ScolariIl settore automotive sta affrontando una crisi profonda, caratterizzata da un significativo calo della produzione e delle immatricolazioni. Secondo i dati forniti da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), il 2024 ha registrato una diminuzione della produzione del 28,5% a novembre e una contrazione del 42,3% nei primi undici mesi dell’anno. Nonostante l’inflazione, l’aumento dei costi e le incertezze legate alla transizione energetica, il settore continua a essere determinante per l’economia italiana. Per approfondire le cause e le prospettive di questa situazione, abbiamo intervistato Andrea De Bernardis, Responsabile del Gruppo Componenti Design and Generi di ANFIA.
De Bernardis, i dati sulla produzione automobilistica in Italia evidenziano un quadro preoccupante. Siamo di fronte a una crisi strutturale o a una fase transitoria?
La crisi che stiamo vivendo non è un fenomeno isolato, ma il risultato di un processo iniziato nel 2019. La pandemia ha innescato un calo produttivo significativo a livello europeo, con una diminuzione di circa due milioni e centomila veicoli tra il 2019 e il 2023. Tuttavia, in Italia il problema è particolarmente acuto, anche a causa della concentrazione della produzione nelle mani di un unico grande player, il gruppo Stellantis, che si sta riorganizzando. Solo nella seconda metà del 2025 vedremo un rilancio della produzione con l’introduzione di nuovi modelli.
Parlando di immatricolazioni, il calo sembra legato anche all’aumento dei prezzi delle automobili. Può spiegarci meglio questa dinamica?
Sicuramente l’aumento dei prezzi è un fattore determinante. Prima del 2019, il costo medio di un’automobile era di circa 21.000 euro, mentre oggi si attesta intorno ai 30.000 euro. Questo incremento è dovuto all’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e della logistica, aggravati dalle incertezze legate alla transizione verso i veicoli elettrici. Inoltre, l’assenza di infrastrutture adeguate per la ricarica elettrica e i tassi di interesse elevati hanno ulteriormente frenato il mercato.
Come influiscono le politiche europee sulla transizione verso l’elettrico?
La roadmap europea, che prevede la fine della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, crea incertezza tra i consumatori. I prezzi elevati dei veicoli elettrici e la lentezza nello sviluppo delle infrastrutture stanno rallentando la transizione. Inoltre, la riduzione della domanda di veicoli tradizionali è evidente. Tuttavia, ANFIA si sta impegnando su due fronti: promuovere una neutralità tecnologica che includa carburanti sintetici e biofuel e garantire supporto alla filiera industriale italiana per mantenere la sua competitività.
Quali strategie sta adottando ANFIA per sostenere il settore?
Abbiamo lavorato intensamente sia a livello nazionale che europeo. In Italia, collaboriamo con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per definire misure di sostegno alla filiera, tra cui la riduzione dei costi energetici e incentivi per la ricerca e sviluppo. A livello europeo, partecipiamo ai tavoli di lavoro con ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association) e CLEPA (European Association of Automotive Suppliers) per promuovere un approccio tecnologicamente neutrale. Il nostro obiettivo è garantire un’evoluzione graduale e sostenibile, proteggendo le competenze e l’occupazione del settore.
Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere al pubblico e agli operatori del settore?
Nonostante le difficoltà, la filiera industriale italiana è apprezzata a livello internazionale per la sua flessibilità e competenza tecnologica. Stiamo già diversificando le attività verso settori come l’aerospazio, il medicale e gli elettrodomestici. Credo fermamente che, basandoci su queste solide fondamenta, potremo affrontare con successo le sfide future e cogliere nuove opportunità.
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