Le sigle sindacali spaccano il tavolo: niente accordo sul Contratto della Sanità 2022-2024
di Matteo ScolariNel cuore delle trattative per il rinnovo del Contratto della Sanità 2022-2024, la spaccatura tra le principali sigle sindacali è ormai ufficiale. Nella giornata di ieri, presso l’ARAN, la Uil-Fpl ha deciso di non firmare la pre-intesa del contratto, motivando la scelta con un giudizio negativo sull’offerta economica. A supportare questa posizione anche la Cgil e il sindacato degli infermieri Nursing Up, mentre la Cisl Fp critica la mancata sottoscrizione da parte dei colleghi.
Uil-Fpl: «Contratti al ribasso e condizioni inaccettabili»
«Quelli che sono stati definiti ‘eroi’ dalla politica durante la pandemia, oggi vengono traditi con un contratto che non rispetta minimamente il loro impegno» ha dichiarato Stefano Gottardi, Segretario Generale della Uil-Fpl Verona. La sua critica si concentra sulla proposta economica giudicata del tutto insufficiente: «Con un’inflazione reale che sfiora il 17%, il Governo propone un aumento complessivo del 6% lordo. Questo significa che, al netto delle trattenute fiscali, un professionista sanitario di livello D 3 avrebbe un incremento mensile di soli 45 euro in busta paga, un importo irrisorio rispetto alle responsabilità sempre maggiori che gravano sulle loro spall».
Gottardi ha poi evidenziato come il contratto proposto non preveda alcun intervento strutturale per valorizzare il personale: «Non vi sono misure concrete per il riconoscimento professionale o economico delle categorie che, ogni giorno, assicurano il diritto alla salute dei cittadini. Firmare un contratto con queste condizioni significherebbe accettare di sovraccaricare ulteriormente il personale e contribuire al deterioramento della qualità dei servizi».

Anche Luca Molinari, responsabile del settore Sanità Uil-Fpl Verona, ha espresso un netto rifiuto della proposta ARAN, criticando in particolare le indennità previste per i turni e la pronta disponibilità. «Dopo vent’anni senza alcun aggiornamento delle indennità, ci propongono aumenti ridicoli: 1,80 euro lordi per ogni ora di reperibilità e 2,55 euro lordi per i turni festivi. Questi importi sono un insulto per chi si sacrifica quotidianamente».
Molinari ha poi lanciato l’allarme sulle condizioni di lavoro degli operatori sanitari, sottolineando il problema del ricorso eccessivo agli straordinari: «Gli sgravi fiscali previsti solo per gli infermieri rappresentano un’ulteriore ingiustizia. Per mantenere il proprio potere d’acquisto, il personale è costretto a fare turni extra e doppi turni, con il risultato di tornare a casa sfiniti e, spesso, dover guidare di notte con un rischio maggiore di incident»
Cisl Fp: «Un’occasione persa»
Dall’altra parte del tavolo, la Cisl Fp, attraverso le parole di Giovanni Zanini, ha manifestato profondo rammarico per la mancata firma del contratto. «Questo contratto avrebbe garantito un aumento medio del 7%, pari a circa 170 euro lordi al mese, oltre a 90 euro annui per incrementare i fondi contrattuali», ha dichiarato Zanini.
La Cisl Fp ha sottolineato anche le conquiste ottenute in mesi di trattative, tra cui il riconoscimento del buono pasto in smartworking, la sperimentazione della settimana corta e la proroga delle progressioni economiche in deroga. «Abbiamo lavorato per ottenere un contratto che migliorasse concretamente la qualità della vita lavorativa, ma questa scelta rischia di vanificare tutto».
Zanini ha concluso il suo intervento con un duro attacco ai colleghi sindacalisti: «Ora dovranno andare in assemblea a spiegare ai lavoratori perché hanno negato loro aumenti, arretrati e indennità, giocando sulla pelle di 580 mila addetti del settore».

Le accuse reciproche lasciano un clima di incertezza tra i lavoratori del comparto sanitario, che da tempo chiedono un riconoscimento concreto del loro impegno. La mancata firma del contratto rischia di ritardare ulteriormente le prossime negoziazioni e di aggravare la già precaria situazione del personale sanitario.
La strada verso un nuovo accordo sembra dunque lunga e difficile, con il rischio che il malcontento possa sfociare in forme di protesta più incisive.
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