Allarme CGIA: nel 2022 in 500 mila hanno abbandonato la scuola
di Matteo ScolariNell’ultimo anno, l’Italia si è confrontata con una duplice crisi educativa che ha visto protagoniste le giovani generazioni. Da una parte, l’allarmante numero di 465.000 giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi, rappresentando l’11,5% della popolazione nella fascia d’età 18-24 anni. Dall’altra, il fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga”, con 55.500 giovani che hanno scelto di trasferirsi all’estero alla ricerca di migliori opportunità. Questa disuguaglianza di attenzione tra i due fenomeni solleva questioni profonde sull’impatto sociale ed economico che tale dispersione scolastica comporta per il Paese.
La carenza di diplomati e laureati, in particolare in materie scientifiche, mette a rischio la competitività dell’Italia sullo scenario internazionale. La CGIA di Mestre sottolinea come la situazione demografica e la rivoluzione digitale in atto richiedano un urgente ripensamento delle politiche formative per evitare un drammatico impoverimento del sistema nazionale.
L’Italia si distingue negativamente rispetto agli altri principali Paesi dell’Unione Europea per il basso numero di diplomati e laureati, insieme a una diffusa povertà educativa. Le cause dell’abbandono scolastico sono principalmente culturali, sociali ed economiche, con un impatto maggiore su coloro che provengono da contesti svantaggiati.
Per contrastare l’abbandono scolastico, gli Istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) giocano un ruolo cruciale, offrendo percorsi inclusivi che meriterebbero maggiori risorse. Queste scuole, spesso situate in aree ad alto degrado urbano e sociale, hanno dimostrato una notevole capacità di ridurre la dispersione scolastica.
La situazione appare ancora più critica nelle regioni meridionali dell’Italia, dove i tassi di abbandono scolastico superano di gran lunga la media nazionale, evidenziando una profonda disparità territoriale che va affrontata con politiche mirate.
Nonostante un lieve calo della dispersione scolastica a livello europeo, l’Italia rimane tra i Paesi con il più alto tasso di abbandono scolastico, superata solo da Spagna e Germania. Questo posizionamento evidenzia la necessità di un impegno concreto per invertire la tendenza e garantire future generazioni più istruite e competitive.
Le conseguenze dell’abbandono scolastico e della fuga di cervelli sono molteplici: dall’impatto sulla competitività delle imprese italiane, costrette a fare i conti con la difficoltà di trovare personale qualificato, al rischio di un generale impoverimento culturale ed economico del Paese. È fondamentale, quindi, che si avvii una riflessione collettiva e si attuino politiche efficaci per sostenere l’istruzione e la formazione, incentivando i giovani a completare i propri studi e valorizzando le competenze acquisite, sia in Italia che all’estero.
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