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Bonifica Veronese, oltre cinquanta sindaci riuniti per fare il punto sulla sicurezza idraulica

di Matteo Scolari
Dal bilancio 2026 arriva una riduzione media della contribuenza dell’1,9%. Vantini: «Si può investire di più e chiedere di meno». Focus anche su PNRR, cambiamento climatico e nuovi sistemi di gestione del territorio.

La Consulta dei sindaci del Consorzio di Bonifica Veronese, convocata il 27 novembre nella sede di Strada della Genovesa, ha registrato una partecipazione tra le più alte di sempre: oltre cinquanta amministratori locali, un segnale evidente dell’attenzione crescente verso il ruolo del Consorzio nella gestione di un territorio sempre più esposto a criticità idrauliche, eventi estremi e necessità di manutenzioni costanti.

Ad aprire i lavori è stato Angelo Campi, sindaco di Salizzole e presidente della Consulta, che ha offerto una fotografia complessiva dello stato dell’ente, evidenziando una riorganizzazione del personale ormai consolidata, un parco mezzi rinnovato con tecnologie moderne e una collaborazione con i Comuni priva di criticità significative. «Il Consorzio è una macchina ben oliata», ha ribadito Campi, ricordando come, nelle recenti emergenze idriche, l’operatività del Consorzio sia risultata decisiva: «Quando il Consorzio va in difficoltà, significa che gli altri sono già fermi».

Luca Antonini.

La parte tecnica è entrata nel vivo con gli interventi dei dirigenti. Il direttore generale Luca Antonini e il direttore amministrativo Lorenzo De Togni hanno illustrato limiti e contenuti del Programma annuale e triennale, legati anche all’ottenimento dei finanziamenti regionali e statali. Grande attenzione ha suscitato la relazione dell’ingegnere Andrea De Antoni, direttore dell’area tecnica, che attraverso immagini e video ha mostrato lo stato dei cantieri: 42 milioni di euro di interventi PNRR, conversioni irrigue tra Bussolengo, Chievo, Villafranca e Sommacampagna, nuove centraline idroelettriche, intubamenti e adeguamenti strutturali. Accanto alle opere finanziate, il Consorzio gestisce anche decine di interferenze generate da grandi infrastrutture come la Grezzanella e la linea AV/AC, oltre a interventi di difesa del suolo dalla Valpolicella alla Bassa veronese.

De Antoni ha sottolineato come l’efficientamento sia oggi frutto della riorganizzazione interna: zone operative più definite, utilizzo sistematico del GPS sui mezzi, tracciabilità digitale delle manutenzioni, officine consortili potenziate. Un salto necessario per affrontare gli effetti del cambiamento climatico, con «piogge estreme, bombe d’acqua localizzate e periodi di siccità che la rete storica non era stata progettata per sopportare».

Sul fronte della collaborazione con i Comuni, Antonini ha ricordato i 39 protocolli d’intesa attivati negli ultimi anni – con altri cinque in arrivo – che prevedono condivisione di personale, mezzi, materiali e cofinanziamenti. La novità più rilevante riguarda il futuro tracciamento digitale delle attività: «I sindaci potranno visualizzare in tempo reale la posizione dei mezzi consortili e gli interventi in corso».

Alex Vantini.

Il momento politico più atteso è arrivato con l’intervento del presidente Alex Vantini, che ha annunciato una misura destinata a incidere direttamente sui bilanci di cittadini e imprese: «Il bilancio 2026 ci permette di ridurre la contribuenza media dell’1,9%, con punte oltre l’8% in alcuni territori». Una scelta resa possibile dal calo dei costi energetici dopo il caro-bollette del 2022, dalla riorganizzazione del personale e da un efficientamento delle manutenzioni che ha liberato margini significativi. «Significa dare un segnale forte al mondo agricolo, agli imprenditori e al territorio: si può investire di più e chiedere di meno», ha aggiunto Vantini.

Il presidente ha ribadito alla Regione Veneto la richiesta di aumentare i fondi destinati alla difesa del suolo, oggi limitati a 95.000 euro annui, insufficienti a fronte di una crescita delle criticità idrauliche in tutta la provincia. Ultimo punto affrontato è stato quello delle nutrie, emergenza particolarmente sentita nella Bassa veronese: grazie a una convenzione regionale sperimentale, il Consorzio ha avviato un sistema completo di gestione — dalle 500 gabbie numerate alle celle frigo, dai contenitori certificati al rimborso fino a 3 euro a capo — assumendosi un onere non strettamente di sua competenza. «Non è materia nostra, ma il territorio aveva bisogno di una risposta e con senso di responsabilità ce ne siamo fatti carico», ha concluso Vantini.

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