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Stefano Sequino: «Il Pinot grigio è un modello di aggregazione che guarda al futuro»

di Matteo Scolari
Il direttore del Consorzio DOC delle Venezie spiega le sfide del mercato, i nuovi progetti di ricerca e il ruolo del vino come presidio del territorio. Quinto appuntamento della Settimana Veronese della Finanza dedicato al settore agroalimentare.

Con 230 milioni di bottiglie e oltre il 90% destinato all’export, la DOC delle Venezie è la più grande denominazione italiana di vino bianco fermo. Nata nel 2017, riunisce produttori di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino, e rappresenta l’85% del Pinot grigio nazionale e circa la metà di quello mondiale. Alla guida, il direttore Stefano Sequino, che racconta l’evoluzione di un sistema interregionale diventato osservatorio privilegiato sulle dinamiche produttive e sui mercati internazionali.

Direttore, il Consorzio DOC delle Venezie è tra i più grandi d’Italia. Quali sono oggi i suoi numeri?

Il consorzio è un modello di aggregazione che riunisce i produttori di Pinot grigio del Nordest, coprendo Veneto, Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento. Produciamo circa 230 milioni di bottiglie, di cui oltre il 90% destinate all’estero. I principali mercati sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Asia. In quest’area si produce l’85% del Pinot grigio italiano e circa la metà di quello mondiale.

Il mercato statunitense rappresenta una fetta importante delle esportazioni. Come stanno evolvendo i rapporti con gli USA?

Gli Stati Uniti assorbono circa il 40% del nostro export. Il tema dei dazi del 15% introdotti dall’amministrazione Trump è delicato, ma al momento l’impatto non è stato significativo: tra gennaio e ottobre 2025 i volumi esportati sono rimasti stabili rispetto all’anno precedente. Confidiamo molto nella diplomazia e nei negoziati ancora aperti, perché gli Stati Uniti restano un mercato strategico.

Come si è chiusa la vendemmia 2025?

È stata una buona annata, nonostante le difficoltà legate al clima e ai problemi fitosanitari come la peronospora. Le piogge di luglio e la primavera calda hanno anticipato la raccolta in alcune zone, ma la qualità è ottima e la quantità leggermente superiore al 2024. Nel complesso siamo soddisfatti: è un segnale positivo per tutta la filiera.

State lavorando anche su nuove tendenze di consumo e su vini più leggeri. In che direzione si muove il Pinot grigio?

Il Pinot grigio si presta naturalmente a queste nuove abitudini, perché ha una gradazione moderata e una grande versatilità. Stiamo però sperimentando una riduzione del titolo alcolometrico per offrire vini più leggeri, con meno calorie, senza compromettere la qualità. È un progetto portato avanti con università e centri di ricerca come Padova, Udine, CREA, Fondazione Mach e Veneto Agricoltura, e i primi risultati della vendemmia 2025 sono molto promettenti.

Avete firmato anche un protocollo con il Ministero dell’Agricoltura. Di cosa si tratta?

È un’intesa con la Rete nazionale degli istituti agrari (Re.N.Is.A.) per favorire l’incontro tra scuola e impresa e sostenere il ricambio generazionale nel settore vitivinicolo. I giovani tecnici e studenti agricoli sono il futuro del comparto: vogliamo creare connessioni concrete tra formazione, ricerca e lavoro.

Il Consorzio è stato protagonista anche al Salone della CSR e dell’innovazione sociale.

Sì, insieme ad altri consorzi come Prosecco, Sicilia e Vini del Trentino. Abbiamo discusso del ruolo dei consorzi come presidi del territorio: non solo produttori di vino, ma attori economici e sociali che generano valore e sostenibilità. Il nuovo regolamento europeo sulle indicazioni geografiche dà ai consorzi una responsabilità ancora maggiore, anche sul piano territoriale.

Parliamo di innovazione varietale: state lavorando sull’introduzione delle varietà resistenti.

Le varietà resistenti sono fondamentali per la sostenibilità e l’adattamento climatico. Vogliamo inserirle nella quota complementare del 15% prevista dal disciplinare, accanto all’85% di Pinot grigio. Ridurranno i costi dei viticoltori e l’uso di fitofarmaci. Attendiamo l’adeguamento normativo nazionale, dopo l’autorizzazione europea del 2021, ma intanto abbiamo già avviato i test con approccio scientifico.

La promozione internazionale è un altro pilastro della vostra strategia.

Esatto. Puntiamo su due direttrici: diversificare i mercati e differenziare le attività. Oltre alle fiere tradizionali, partecipiamo a eventi sportivi e culturali per comunicare il Pinot grigio a pubblici nuovi. Di recente, ad esempio, abbiamo accompagnato la Nazionale italiana di atletica in Giappone, un’esperienza che ha unito sport e made in Italy.

Quali saranno i prossimi appuntamenti?

Il nostro convegno annuale si terrà il 18 e 19 novembre a Trento. È un incontro itinerante tra le tre regioni della DOC e quest’anno sarà dedicato al cambiamento climatico. Analizzeremo l’impatto sul Pinot grigio e sulle imprese, anche dal punto di vista tecnico, economico e finanziario. È un momento di confronto con gli operatori e un’occasione per costruire strategie condivise per il futuro.

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