Giovanni Tessari: «Il nostro sogno è vedere il Monti Lessini in tutte le carte dei vini»
di Matteo ScolariAlla guida del Consorzio di tutela Durello Monti Lessini da marzo, Giovanni “Gianni” Tessari porta con sé l’esperienza di produttore e la volontà di rafforzare l’identità spumantistica di un territorio a cavallo tra Verona e Vicenza. Con circa 500 ettari di denominazione e 35 soci, il consorzio sta affrontando un percorso di rinnovamento normativo e comunicativo per affermarsi tra le principali aree spumantistiche italiane.
Presidente, cominciamo dal contesto generale: che momento sta vivendo oggi il settore del vino?
Il mondo del vino risente della situazione economica e delle tensioni internazionali. Siamo in una fase di incertezza che rende difficile decidere come muoversi, ma anche stimolante. È nei momenti più complessi che si definiscono le strategie future, e io resto fiducioso sul fatto che il settore saprà ritrovare stabilità e forza.
Lei ha assunto la presidenza del Consorzio a marzo. Con quale spirito ha accolto questo incarico?
Con grande senso di responsabilità ma anche con orgoglio. È un ruolo che comporta impegno, ma è anche un onore rappresentare i produttori del nostro territorio. Si tratta di un lavoro in continuità con chi mi ha preceduto, e credo che ci sia ancora molta strada da percorrere insieme.
Come si colloca oggi il Consorzio Durello Monti Lessini rispetto alle altre denominazioni?
Siamo una realtà più piccola rispetto ad altri consorzi blasonati, ma con un potenziale enorme. Abbiamo circa 500 ettari di denominazione e 35 soci, con un milione di bottiglie prodotte nel 2024. La tendenza è verso il metodo classico, che rappresenta la parte più prestigiosa e identitaria della nostra produzione, affiancato dal metodo Charmat.
Il Consorzio ha recentemente approvato un nuovo disciplinare. Quali sono le principali novità?
Abbiamo compiuto una vera rivoluzione: il disciplinare è ora esclusivamente dedicato agli spumanti. Sono stati eliminati i vini fermi, e abbiamo creato una distinzione chiara tra Monti Lessini Doc, per il metodo classico, e Lessini Durello Doc, per il metodo Charmat. In questo modo il consumatore saprà esattamente cosa acquistare. È un passo decisivo per comunicare meglio la nostra vocazione spumantistica e per entrare, a pieno titolo, tra le grandi aree spumantistiche italiane come Franciacorta, Trento Doc e Alta Langa.
Avete recentemente partecipato al Wine Festival di Basilea. Un riconoscimento importante.
Sì, siamo stati selezionati come rappresentanti del metodo classico italiano. È un segnale concreto del percorso che stiamo facendo: il nostro nome comincia a essere riconosciuto anche a livello internazionale, e questo ci motiva a proseguire con determinazione.
Il legame con il territorio resta centrale. Quanto contano cultura e collaborazione locale?
Sono fondamentali. Stiamo lavorando per fare rete con chi valorizza la Lessinia in altri ambiti, dalla cultura all’agricoltura. Siamo stati presenti, ad esempio, al Film Festival della Lessinia, dove il nostro spumante ha accompagnato la serata di gala. Quando il territorio cresce, crescono anche le sue eccellenze, e il vino deve esserne ambasciatore.
Una delle sfide è la consapevolezza: come far conoscere di più il Durello?
Il mio sogno è che ogni ristorante di Verona e Vicenza abbia una pagina dedicata al Monti Lessini nelle proprie carte vini, come accade per il Valpolicella o il Soave. Oggi, purtroppo, spesso i nostri spumanti finiscono nella categoria “altri”. Dobbiamo superare questa abitudine e affermare la nostra identità, anche tra i produttori: la denominazione offre ancora molto spazio di crescita, sia in valore che in riconoscibilità.
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