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Fine Italy 2025: una cantina su due ha oltre cinque addetti dedicati all’accoglienza

di Matteo Scolari
Presentato al taglio del nastro della fiera sull'Enoturismo di Riva del Garda il Rapporto sui modelli di governance delle aziende vitivinicole italiane.

È stato inaugurato oggi Fine #WineTourism Marketplace Italy, il primo salone italiano dedicato esclusivamente all’enoturismo, organizzato da Riva del Garda Fierecongressi in collaborazione con Feria de Valladolid. L’evento, patrocinato da ENIT, MASAF, MIMIT e Ministero del Turismo, riunisce oltre 70 realtà tra cantine e destinazioni enoturistiche provenienti da 12 regioni italiane e da Spagna, Europa e Americhe.

In occasione dell’apertura è stato presentato il Rapporto sui modelli di governance, investimento e gestione del turismo del vino, curato da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, in collaborazione con SRM – Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo.

Enoturismo e occupazione: un settore in espansione

Il turismo del vino si conferma una leva economica crescente per le cantine italiane: quasi la metà delle aziende (49%) registra un impatto diretto dell’enoturismo fino al 30% del profitto aziendale, mentre per il 18% l’incoming turistico supera il 60% del margine d’impresa.

Il 63% delle cantine gestisce direttamente l’attività turistica, ma cresce la tendenza a creare business unit dedicate (12%) con personale qualificato. Oggi una cantina su due ha più di cinque addetti dedicati all’accoglienza, e nel 17% dei casi si supera quota dieci.

Il turismo enogastronomico è ormai un pilastro occupazionale che abbraccia degustazioni, ristorazione e ospitalità (offerte rispettivamente dal 36% e dal 30% delle aziende). Il Centro e il Mezzogiorno guidano la classifica per numero di addetti turistici, con il 77% delle cantine che impiega più di cinque persone, contro il 59% del Nord-Ovest e il 63% del Nord-Est.

Visitatori e governance: Italia leader nell’esperienza, ma indietro sull’internazionalizzazione

Il 68% delle cantine italiane accoglie ogni anno tra 100 e 2.000 visitatori, con una presenza media di stranieri pari al 31,5%, contro una media globale tra il 41 e il 43%. «È un divario che riflette una promozione internazionale ancora limitata – spiega Roberta Garibaldi –. L’Italia ha un brand vitivinicolo fortissimo, ma serve una governance più integrata: le cantine francesi, ad esempio, collaborano con enti istituzionali nel 78% dei casi, in Italia solo nel 25%.

Tra le esperienze offerte, oltre alle visite e degustazioni, il 59% delle aziende propone attività outdoor, culturali o artistiche, mentre il 22% organizza eventi privati e cerimonie. Il prezzo medio per visita o degustazione si attesta tra i 36 e i 50 euro nel 51% dei casi, ma oltre il 23% supera i 50 euro, segno di un’offerta sempre più diversificata e di alto profilo.

Comunicazione digitale: opportunità ancora inespresse

Il 90% delle cantine utilizza Facebook e l’88% Instagram, ma solo il 17% presidia YouTube e l’8% TikTok, con una presenza ancora debole sulle piattaforme frequentate dagli under 30.
L’adozione di intelligenza artificiale e CRM è agli inizi: solo l’1% delle aziende impiega chatbot o sistemi automatizzati di gestione clienti. «L’AI guiderà sempre più i processi di scelta e prenotazione delle esperienze – sottolinea Garibaldi –. Per essere visibili e competitivi, le imprese devono presidiare i canali digitali e costruire una reputazione coerente e riconoscibile».

Investimenti in crescita e formazione al centro

Negli ultimi tre anni il 77% delle imprese vitivinicole ha investito in enoturismo, con una media compresa tra il 6 e il 15% del fatturato. Le aziende più grandi mostrano una maggiore propensione all’investimento (83%), ma le piccole evidenziano un’intensità più elevata.
Per il triennio 2025–2027, il 53% delle imprese prevede nuovi investimenti, in particolare per ampliare i servizi, migliorare la sostenibilità e formare personale qualificato.

«Le leve del prossimo ciclo di sviluppo saranno sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e inclusione sociale – commenta Salvio Capasso di SRM –. Le aziende chiedono stabilità normativa, infrastrutture efficienti e il riconoscimento di nuove figure professionali, come l’Hospitality Manager. L’enoturismo italiano entra in una fase di crescita selettiva, in cui visione strategica e collaborazione tra pubblico e privato saranno decisive per consolidarne la competitività».

Fine Italy: la nuova piattaforma per l’enoturismo

Fine Italy nasce come marketplace internazionale del turismo del vino, ponte tra territori, aziende e operatori globali. L’obiettivo è creare un luogo di confronto e di business per le imprese italiane e spagnole, con buyer provenienti da Europa, Stati Uniti e America Latina.

«Fine Italy debutta in un momento cruciale per il settore, come strumento di valorizzazione e coordinamento per le imprese e le destinazioni – ha dichiarato Alessandra Albarelli, direttrice generale di Riva del Garda Fierecongressi –. Rappresenta una piattaforma di sviluppo per un comparto in continua evoluzione, capace di unire territori, istituzioni e professionisti in una rete internazionale del turismo del vino».

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