Massimo Bettarello: «ATV pronta a ogni scenario di gara, ma serve un lotto unico per tutelare Verona»
di Matteo ScolariNell’ambito della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, dedicata a “Enti, infrastrutture e innovazione”, Massimo Bettarello, amministratore delegato di ATV Verona, ha analizzato le sfide che attendono l’azienda di trasporto pubblico scaligera, a partire dalla gara europea per l’affidamento del servizio che interesserà tutto il bacino provinciale. Tra riorganizzazione interna, transizione tecnologica e nuove regole di concorrenza, Bettarello delinea un quadro complesso ma orientato alla continuità del servizio per i cittadini.
Dottor Bettarello, da gennaio 2025 ATV è diventata una società per azioni. Cosa cambia rispetto al passato?
La trasformazione in S.p.A. nasce dall’esigenza di essere pronti alla gara per l’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale. Con il nuovo assetto abbiamo introdotto una governance più moderna e strutturata: un amministratore delegato, un chief financial officer e un direttore operativo con competenze tecniche specifiche. Questo ci permette di gestire in modo più efficace più unità di business sotto un’unica direzione e di affrontare con serenità qualunque scenario di gara, sia a lotto unico sia a lotti multipli.
La gara per il trasporto pubblico è attesa da tempo. Qual è la situazione attuale?
Il bando non è ancora stato pubblicato, ma la consultazione pubblica si è tenuta il 18 settembre. Secondo il cronoprogramma, la pubblicazione del bando è prevista entro fine novembre, la presentazione delle offerte entro marzo 2026 e l’aggiudicazione entro giugno 2026, con l’avvio del nuovo operatore dal 1° dicembre 2027. Si tratta di una gara di valore superiore ai 500 milioni di euro, che attirerà sicuramente l’interesse di operatori nazionali e internazionali.
Il dibattito sui lotti è acceso. Lei cosa ne pensa?
Ci sono due punti di vista. Dal lato aziendale, per pura logica di probabilità, più lotti potrebbero aumentare le chance di aggiudicazione: partecipare a cinque gare significa avere più possibilità di vincerne almeno una rispetto a un lotto unico. Tuttavia, dal punto di vista trasportistico, concordo con le organizzazioni sindacali: il lotto unico è la soluzione più razionale. ATV è nata nel 2007 proprio per unire i servizi urbani ed extraurbani, eliminando sovrapposizioni e migliorando la qualità. Tornare a una gestione frammentata significherebbe un passo indietro di vent’anni.
ATV ha comunque proseguito con gli investimenti.
Sì, perché non possiamo fermarci in attesa della gara. Con l’affidamento in corso fino al 31 dicembre 2026, abbiamo presentato un piano economico-finanziario regolatorio approvato dall’ente di governo, che prevede 77 milioni di euro di investimenti. Li stiamo portando avanti, anche se con qualche ritardo dovuto alle difficoltà del mercato degli autobus. I costi sono aumentati del 30%: un mezzo che nel 2019 costava 210.000 euro oggi ne costa 320.000. Questo incide sulla capacità d’investimento di ogni operatore, ma continuiamo a rinnovare la flotta con mezzi più sostenibili ed efficienti.
C’è preoccupazione per gli effetti della gara sull’occupazione?
Gli autisti non corrono rischi, anzi oggi è sempre più difficile reperirli. Alcune funzioni manutentive e amministrative potrebbero essere ridimensionate, ma questo dipenderà dalla struttura del nuovo operatore. Anche in caso di aggiudicazione ad ATV, i nuovi mezzi elettrici comportano minori interventi di manutenzione e spesso vengono acquistati con pacchetti di assistenza full service.
Il vero tema sarà la rigidità gestionale: la gara prevede piani d’esercizio fissi per 7 o 9 anni, con penali per ritardi o variazioni non previste. Finora ATV ha sempre gestito con flessibilità deviazioni e modifiche legate a eventi o cantieri stradali, senza mai fatturare extra costi ai comuni. Con le nuove regole, invece, ogni variazione dovrà essere contrattualizzata e compensata.
Settembre, come ogni anno, è stato impegnativo con la riapertura delle scuole.
Sì, è un periodo fisiologicamente complesso. Nei primi venti giorni abbiamo risolto le criticità più urgenti e dal 20 settembre è partito un pacchetto di modifiche ai percorsi per migliorare la puntualità. È un lavoro costante, che si assesta sempre verso novembre. Da quindici anni vedo lo stesso schema: serve tempo perché il sistema trovi un nuovo equilibrio, anche a causa delle autonomie scolastiche, che rendono gli orari molto diversificati.
Un altro tema è quello dei controlli e della sicurezza sui bus.
È una priorità assoluta. Verona è stata tra le prime città in Italia a introdurre, già nel 2010, la presenza di guardie giurate a bordo e nelle autostazioni. Oggi svolgiamo circa 671.000 controlli l’anno, con un incremento del 20% rispetto al 2023, che ha portato a una riduzione proporzionale dell’evasione tariffaria.
I controlli servono non solo a coprire i costi del servizio, ma anche a garantire equità e sicurezza: non è giusto che chi paga regolarmente viaggi accanto a chi non lo fa. Inoltre, le aggressioni fisiche sono diminuite, segno che i controlli sono ormai percepiti come parte integrante del sistema.
Il futuro del trasporto pubblico passa anche dalla digitalizzazione.
Certo. Oggi è possibile acquistare il biglietto con app, carte bancarie e contactless, senza più scuse per chi evade. Stiamo lavorando per estendere ulteriormente le modalità di pagamento digitale e per migliorare l’esperienza dell’utente. Il trasporto pubblico deve essere facile, accessibile e sicuro: è una condizione essenziale per convincere sempre più persone a lasciare l’auto e a scegliere l’autobus.
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