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Claudio Zambon e Helga Fazion: «L’acqua è una risorsa da gestire e difendere con responsabilità»

di Matteo Scolari
Il presidente e il direttore del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta hanno illustrato la complessità del lavoro di manutenzione, prevenzione e innovazione che permette di tutelare agricoltura e territorio, in un contesto sempre più segnato dai cambiamenti climatici.

Nel corso della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, dedicata al tema degli enti, infrastrutture e innovazione, sono intervenuti Claudio Zambon, presidente del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, e Helga Fazion, direttore dell’ente. Una realtà che opera in 95 comuni tra le province di Vicenza, Verona e Padova, garantendo la gestione delle acque e la sicurezza idraulica di un territorio dove convivono alta densità agricola e forte urbanizzazione.

Presidente Zambon, ha assunto la guida del Consorzio a inizio anno. Come ha vissuto questi primi mesi?

All’inizio con un po’ di timore, come succede in ogni nuovo percorso, ma ho trovato una struttura accogliente e ben organizzata. Mi sono trovato subito a mio agio con il personale e con i venti consiglieri che compongono il nostro gruppo, molto affiatato. È una grande responsabilità, ma anche una soddisfazione vedere riconosciuto il valore del lavoro che il Consorzio svolge ogni giorno sul territorio.

Lei è un imprenditore agricolo: quanto è strategico il ruolo del Consorzio per il settore primario?

Fondamentale. Se vogliamo portare sulle tavole prodotti genuini e di qualità, dobbiamo ringraziare anche i consorzi di bonifica, che assicurano acqua alle colture nei momenti critici. Quest’anno le piogge sono state abbondanti, talvolta eccessive, ma per l’agricoltura è stato comunque un segnale positivo.

Direttore, ci ricorda le funzioni principali del Consorzio Alta Pianura Veneta?

Siamo uno dei consorzi di bonifica più grandi del Veneto. Gestiamo la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua a uso idrogeologico e irriguo, scolando le acque meteoriche e distribuendo risorsa idrica all’agricoltura durante i periodi di siccità. Operiamo su un’area di 95 comuni: cinque nel Padovano, sessanta nel Vicentino e trenta nel Veronese, dove si concentra il nostro principale polo agricolo. È un territorio produttivo ma anche molto urbanizzato, quindi interveniamo sia per irrigare sia per prevenire allagamenti e danni idraulici.

Un lavoro spesso silenzioso, ma decisivo per la sicurezza collettiva.

È così. Nei nostri uffici lavorano 152 persone, di cui il 60-70% sono operatori tecnici. Significa che la gran parte delle manutenzioni viene eseguita direttamente dal nostro personale, senza appalti esterni. Abbiamo officine, mezzi e squadre specializzate che intervengono quotidianamente sul territorio. È un modello efficiente, che ci permette di agire tempestivamente in caso di emergenze.

Presidente, parliamo di investimenti: quali risultati avete raggiunto negli ultimi anni?

Negli ultimi due anni abbiamo investito circa 5 milioni di euro, non “spesi”, ma investiti, come sottolineo sempre. Risorse destinate a mezzi operativi, impianti e manutenzioni straordinarie, inclusi 220 sistemi di pompaggio tra idrovore e impianti di sollevamento per l’irrigazione. È fondamentale che tutto sia sempre funzionante: la pioggia può arrivare all’improvviso e bisogna essere pronti a rispondere.

Negli ultimi anni gli eventi meteo estremi sono diventati più frequenti.

Sì, purtroppo sì. Durante l’alluvione del 17 aprile a Valdagno sono caduti 180 millimetri di pioggia in due ore, con conseguenze gravissime. In quella circostanza ottanta operai del Consorzio hanno lavorato senza sosta per un mese insieme a Provincia e Comuni. Quando arrivano riscontri positivi dal territorio, significa che stiamo percorrendo la strada giusta.

Fazion, avete rinnovato molto anche la struttura interna.

Negli ultimi cinque anni abbiamo completato la fusione di tre consorzi e rinnovato l’80% del personale, portando l’età media a 42 anni. Questo ha introdotto una nuova generazione di tecnici e operatori, giovani appassionati di natura e del lavoro all’aperto. Hanno entusiasmo e voglia di utilizzare tecnologie e strumenti innovativi per monitorare il territorio e migliorare la gestione idrica. È una ventata di freschezza che sta cambiando l’ente dall’interno.

È difficile trovare personale qualificato in questo settore?

Sì, soprattutto figure tecniche specializzate, perché le università non formano più profili specifici per i consorzi. Tuttavia, abbiamo scoperto molti giovani con passione per l’ambiente e per i risultati concreti del loro lavoro. Gli investimenti in mezzi e attrezzature moderne ci aiutano a essere attrattivi anche verso le nuove generazioni.

Presidente, quali sono le sfide dei prossimi anni per il Consorzio?

Le principali riguardano la gestione delle acque. Dobbiamo imparare a trattenere l’acqua a monte con bacini di laminazione e microinvasi, perché in Italia tratteniamo solo il 4-5% delle acque piovane, contro il 20-30% di altri Paesi europei. È un tema strategico per tutto il Nord Italia, dove la cementificazione accelera il deflusso. Collaborare tra enti sarà decisivo per affrontare la sfida climatica.

Il Consorzio promuove anche un uso consapevole della risorsa idrica.

Sì, siamo in costante contatto con associazioni agricole e istituzioni per diffondere una cultura del risparmio e della sostenibilità. L’acqua è un bene prezioso: in Veneto siamo fortunati ad averne, ma proprio per questo dobbiamo imparare a non sprecarla e valorizzarla con le nuove tecnologie.

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