Giovanni Alenghi: «Banca Etica è la finanza che mette al centro le persone e l’ambiente»
di Matteo ScolariNell’ambito della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Giovanni Alenghi, direttore della filiale veronese di Banca Popolare Etica, ha spiegato come l’istituto rappresenti una voce distinta nel panorama finanziario italiano, con una visione centrata su sostenibilità, trasparenza e impatto sociale. Una banca che da oltre ventisei anni opera con coerenza rispetto ai propri valori, dimostrando che è possibile coniugare solidità economica e responsabilità civile.
Direttore, partiamo dal contesto internazionale e dai valori che guidano la vostra banca.
Banca Etica è la prima e tuttora unica banca italiana che svolge attività di intermediazione finanziaria secondo i principi della finanza etica. Siamo nati 26 anni fa e oggi contiamo 22 filiali, l’ultima aperta il 5 maggio a Reggio Calabria, proprio in un’area dove il sistema bancario tradizionale è più debole. La nostra caratteristica principale è la trasparenza nell’uso del denaro: i soldi che gestiamo non sono della banca, ma dei nostri soci e clienti. Per questo ci sentiamo responsabili di come vengono impiegati. Ogni scelta di finanziamento può contribuire a ridurre le disuguaglianze o ad accentuarle, può sostenere energie rinnovabili oppure industrie inquinanti, può promuovere la pace o alimentare conflitti.
Banca Etica ha assunto posizioni chiare anche su temi internazionali, come il commercio di armi.
Sì, la coerenza per noi è imprescindibile. Non finanziamo né investiamo in aziende che producono armi o che fanno parte della loro filiera. Anche la nostra società di gestione del risparmio, Etica SGR, esclude ogni titolo collegato a quel mondo. Allo stesso modo non sosteniamo attività legate a fonti fossili, gioco d’azzardo, allevamenti intensivi o paesi che violano i diritti umani. Le nostre scelte possono sembrare “controcorrente”, ma in realtà intercettano una crescente sensibilità: sempre più persone vogliono che i propri risparmi abbiano un impatto positivo.
Avete costruito un modello di trasparenza unico nel suo genere. Come funziona?
Siamo l’unica banca in Italia che pubblica sul proprio sito l’elenco completo dei finanziamenti concessi a enti e organizzazioni, con nome, cognome e importo. È una scelta di responsabilità verso soci, clienti e cittadini. Chiunque può verificare a chi abbiamo affidato risorse e per quali progetti. La trasparenza per noi non riguarda solo le condizioni economiche dei prodotti, ma soprattutto l’uso che facciamo del denaro.
In che modo valutate i progetti da finanziare?
Ogni richiesta di credito viene esaminata con due istruttorie parallele: una economico-finanziaria e una socioambientale. Quest’ultima è condotta da un socio valutatore del territorio, che incontra l’imprenditore e compila una scheda basata su indicatori ESG – ambiente, sociale, governance. Il risultato è espresso come un “tachimetro” dal rosso al verde. Il finanziamento viene approvato solo se entrambe le valutazioni hanno esito positivo. È un metodo che adottiamo da quasi 27 anni, molto prima che la finanza tradizionale iniziasse a parlare di sostenibilità.
Ogni anno pubblicate anche un report d’impatto. Quali risultati emergono?
Il Report d’impatto 2024, riferito ai dati del 2023, racconta concretamente gli effetti positivi dei nostri crediti: 51 posti di lavoro salvati grazie a imprese rigenerate in forma cooperativa, 24 progetti di cooperazione internazionale che hanno coinvolto oltre 24.000 beneficiari, 105 interventi di efficientamento energetico e 143 impianti di energie rinnovabili finanziati, con oltre 150.000 tonnellate di CO₂ evitate. Sono numeri che danno il senso di come una banca possa diventare motore di cambiamento sociale e ambientale.
In un’epoca di grandi fusioni bancarie, qual è la prospettiva futura per Banca Etica?
Siamo una banca popolare cooperativa, con quasi 50.000 soci tra persone fisiche e giuridiche. Non c’è un grande gruppo o un imprenditore alle spalle, ma una comunità diffusa che crede in un modello alternativo. Il Consiglio di amministrazione sta riflettendo su come gestire la crescita, ma la priorità resta l’autonomia. Non vogliamo diventare “grandi” per forza: vogliamo restare coerenti e indipendenti. Il nostro sogno, come mi disse anni fa uno dei fondatori, è che un giorno non serva più distinguere una banca “etica” da una banca “tradizionale”, perché tutte dovrebbero operare così.
Possiamo dire che la vostra è una banca che ispira anche gli altri istituti?
Sì, e ne siamo orgogliosi. Alcune banche tradizionali ci hanno chiesto consulenza sui criteri ESG, riconoscendo la nostra esperienza. Se il nostro esempio può contribuire a rendere più etico e sostenibile l’intero sistema finanziario, significa che stiamo davvero realizzando la nostra missione.
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