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Andrea Garbin: «Volksbank cresce in Veneto puntando su relazione e sostenibilità»

di Matteo Scolari
Il direttore dell’area Vicenza e Marostica ha raccontato l’esordio della banca in provincia di Verona e le strategie di espansione verso la città scaligera, con un modello fondato su presenza, fiducia e impatto sociale.

In occasione della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Andrea Garbin, direttore dell’area Marostica e Vicenza di Volksbank, ha illustrato il percorso di crescita dell’istituto, da dieci anni impegnato a consolidare il legame tra il territorio veneto e quello altoatesino. Con la recente apertura della filiale di San Bonifacio, la banca ha segnato il suo ingresso ufficiale in provincia di Verona, confermando una strategia basata su prossimità, relazioni e sostenibilità.

Direttore, l’apertura di San Bonifacio rappresenta una novità importante. Perché proprio lì?

San Bonifacio è un passo naturale del nostro percorso. Dopo l’unione tra Volksbank e la Banca Popolare di Marostica, avvenuta dieci anni fa, la nostra presenza si è rafforzata nella parte meridionale della provincia di Vicenza e ora si estende verso Verona. Lo sportello di San Bonifacio è il primo tassello di una crescita pianificata nel nostro piano industriale Impact 2026, che prevede un ampliamento progressivo della presenza in Veneto.

Qual è oggi la dimensione della vostra banca e della rete veneta?

In provincia di Vicenza contiamo 33 filiali, quattro centri di consulenza, due corporate dedicati alle aziende strutturate e due private banking. A livello di gruppo abbiamo circa 170 sportelli e 1.400 collaboratori, di cui 900 in rete commerciale. In provincia di Vicenza gestiamo quasi 4 miliardi di euro tra raccolta e impieghi, mentre a livello complessivo la banca amministra circa 23 miliardi. Numeri importanti, ma ciò che per noi conta davvero è la presenza sul territorio e il rapporto diretto con le persone.

Molte banche riducono gli sportelli, voi invece ne aprite. È una scelta controcorrente?

Direi coerente con la nostra identità. Siamo consapevoli dell’importanza della digitalizzazione, ma il denaro non è solo uno strumento economico: è anche emozione e fiducia, soprattutto per le famiglie. Per questo riteniamo essenziale la presenza fisica. Le nostre filiali sono luoghi di relazione, dove consulenti e clienti si incontrano davvero. Crediamo nella banca di relazione, non come slogan, ma come pratica quotidiana: i nostri collaboratori raggiungono risultati solo se dialogano con i clienti, se li ascoltano, se costruiscono relazioni di fiducia.

Come si traduce questa filosofia nei rapporti interni alla banca?

Pensiamo che un collaboratore possa fidelizzare i clienti solo se, a sua volta, si sente fidelizzato e valorizzato dalla banca. Per questo investiamo molto sul benessere interno, sulla formazione e sul senso di appartenenza. È un modo per rendere coerente ciò che chiediamo ai nostri team: empatia, ascolto e professionalità.

Volksbank nasce in Alto Adige, una terra attenta all’ambiente. Quanto contano oggi i temi ESG nella vostra strategia?

Sono centrali. Siamo partiti dall’aspetto ambientale, con filiali a consumo energetico controllato e fornitura al 100% da fonti rinnovabili. Abbiamo contribuito alla creazione del Bosco Moranzani a Mira, donando 5.000 alberi, e promosso progetti di mobilità elettrica, donando auto a enti e associazioni come la Croce Bianca. La sostenibilità, per noi, non è marketing: è un modo di restituire valore ai territori in cui operiamo.

In che modo questo valore ritorna alle comunità locali?

Nel 2024 abbiamo generato circa 406 milioni di euro di valore aggiunto, di cui oltre 100 reinvestiti nella banca e il resto distribuito al territorio: stipendi, fornitori, imposte, sponsorizzazioni, iniziative sociali. Le aziende spesso non se ne accorgono, ma ogni volta che operano localmente contribuiscono allo sviluppo della comunità. Noi vogliamo essere parte attiva di questo processo, sostenendo associazioni, enti e realtà sociali.

C’è molta attenzione anche ai giovani, un target sempre più centrale.

Assolutamente sì. I giovani sono il nostro futuro e dedichiamo loro prodotti specifici, alcuni tra i migliori sul mercato. Promuoviamo il mese del risparmio con attività nelle scuole e workshop di educazione finanziaria, come quelli realizzati al liceo “Lioy” di Vicenza. Favoriamo anche il dialogo tra giovani collaboratori e giovani clienti, perché possano parlare la stessa lingua e costruire insieme nuove relazioni di fiducia.

E per le imprese, quali sono i vostri punti di forza?

Siamo una banca di dimensioni medio-piccole, ma offriamo servizi di alto livello per le PMI, con consulenti dedicati, risposte rapide e soluzioni personalizzate. Abbiamo anche centri corporate per le aziende più strutturate, in grado di garantire operatività completa e supporto specializzato.

L’unione tra cultura altoatesina e veneta come ha arricchito Volksbank?

È stata un’esperienza di grande crescita umana e professionale. La cultura altoatesina ha portato rigore, attenzione alla sostenibilità e una forte etica del lavoro. Quella veneta ha aggiunto flessibilità e spirito imprenditoriale. Insieme stiamo costruendo un equilibrio nuovo, fatto di curiosità reciproca e contaminazione positiva. È un percorso che genera energia e opportunità per tutti.

Possiamo dire che Verona sarà la prossima tappa?

Sì, è scritto nel nostro piano industriale. Dopo San Bonifacio, puntiamo a entrare nel cuore della città di Verona, con una struttura articolata che comprenderà una filiale, un centro corporate e forse uffici direzionali. Poi continueremo lungo la direttrice verso il lago di Garda. Sarà un’espansione graduale ma convinta, nel segno della continuità e della relazione.

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